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Scheda tecnica della Via Francisca a Conca

 

La ricognizione di superficie effettuata sulla Via Francisca, pur non essendo suffragata da esami tecnico/scientifici di laboratorio, fa afferire la datazione di essa ad epoca tardo- antica o romana.
L'esame dei reperti ha messo in luce una tecnica in uso proprio in epoca romana, infatti, descritta con maestria da STAZIO nel suo poetico "SILVAE", Libro IV in cui tratta della costruzione della strada litoranea Via Domitiana, precisamente nel tratto che congiunge le foci del Volturno e Pozzuoli. Supportati da questa conoscenza, è stato possibile delineare i tratti tecnici che definiscono questa via come una delle viae silicae o lapidibus stratae ovvero vie pavimen-tate con sassi di silice o sassi quadrati. Era consue-tudine infatti formare il pavimentum della via con lastre poligonali e diseguali di basalto o di calcare, levigati nella parte superiore e profilati in quella inferiore, a cuneo, accostati l'uno all'all'altro con grande cura.
Talvolta, se si trattava di costruire strade su terreni particolarmente ripidi, venivano scavati nella pavimentazione dei solchi paralleli per consentire alle ruote dei veicoli un percorso agevole evitando l'uscita di strada.
In sostanza il procedimento usato era il seguente: un primus labor, una prima operazione prevedeva la delimitazione dei margini della via con due solchi paralleli nel terreno (inchoare sulcos et rescindere limites). Al centro di essi si scavava una trincea atta a raggiungere una solida base per sostenere il manto stradale. Si colmava quindi la fossa con i materiali al momento disponibili ma comunque in grado di assicurare coerenza con il manto stradale al fine di evitare voragini e/o cedimenti.
Lo spessore dello strato non doveva essere inferiore a 30 cm e andava assimilato allo statumen e formato da pietre di media o grossa taglia . Sopra questo strato veniva gettato il rudus consistente in ciottoli amalgamati con argilla o malta. Di poi il terreno veniva battuto con mazze ferrate . Questo strato più fino serviva a drenare le acque ed era ricoperto a sua volta da un nucleus di ghiaia livellata con battipali e rullo. Infine il pavimentum, il dorsum, contraddistingueva a seconda di quale tipo di pietra locale era rivestito, la via, che poteva essere terrenae, (terra battuta) glarea (ghiaia e breccia ) siliciae (lastre di pietra poligonale).
La nostra Via Francisca rispecchia, quindi, tutte le caratteristiche dell'epoca romana di costruzione di questo genere di rete viaria: poca forzatura del terreno, piccoli raggi di curvatura per facilitare il percorso dei carri, tracciato lontano dal fondovalle (soggetto a possibili inondazioni).

Mariavittoria Riccio
(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 2 Febbraio)