L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
 
Un volume sul Duomo di Teano
 
 

Sabato 19 ottobre presso il salone del Museo del Loggione si è tenuta, in una bella cornice di pubblico, la presentazione del volume scritto da Luigi di Benedetto, Il Duomo di Teano distrutto nell'ottobre del 1943, stampato dall'editore Caramanica di Minturno.
Ha preso la parola per primo il vescovo di Teano, mons. Giacomo Cirulli, che ha rivolto parole calde di gratitudine verso l'autore per aver evidenziato con la sua opera l'importanza che la chiesa madre cittadina ricopre per l'affettuosa devozione dei fedeli, facendone riscoprire aspetti anche dimenticati, proprio per la distruzione operata dal bombardamento bellico. Il vescovo ha voluto sottolineare come il Duomo sia importante in speciale modo per la funzione liturgica della ecclesia, come luogo di riunione dei fedeli, e non soltanto come una sorta di contenitore di opere d'arte.
La raccolta di cartoline che è parte integrante del volume presentato, ricostruisce un percorso iconografico altrimenti perduto.
Ha fatto riscontro l'intervento di mons. Ernesto Rascato, incaricato dei beni culturali e nuova edilizia di culto presso la Conferenza Episcopale Campana, che si è soffermato sulle tante distruzioni belliche che, in una sorta di destino tragico hanno colpito numerose chiese nel nostro paese, privandoci per sempre dei tesori artistici in esse contenute.
Il volume del Di Benedetto ripropone anche alcuni testi, ormai difficilmente reperibili, il primo è uno scritto di mons. Gennaro Aspreno Galante, pubblicato sulla rivista La scienza e la fede, nel 1881, intitolato Il restauro del Duomo di Teano, realizzato a quel tempo dal cardinale e vescovo di Teano e Calvi Bartolomeo D'Avanzo.
La descrizione degli arredi interni e dell'apparato di affreschi realizzato dal pittore Rinaldo Casanova, ormai irrimediabilmente perduti, sia per la distruzione bellica, che per il successivo restauro, anche mirabile eseguito sotto la direzione di Roberto Pane, che cancellò le tracce rimaste dell'addobbo ottocentesco, è oggi di importanza vitale per la conoscenza della cattedrale prima della distruzione. Bisogna dire che la ricostruzione postbellica, curata da Roberto Pane, costituisce un valido esempio di ricupero con il tentativo anche filologico sempre complesso e difficile di unire il nuovo all'antico.
La fine sarcitura di questi due elementi nella ricostruzione del Duomo ha fatto sì che nonostante tutto la perdita, anche se incommensurabile, sia lenita da una visione quanto meno gradevole all'occhio.
L'altra è la descrizione del Duomo fatta da Arminio de Monaco, in due sue pubblicazioni anch'esse ormai di difficile reperimento, ma che non mancano nella collezione dell'autore, geloso conservatore di cose patrie.
S. Paride. La vita e il culto, del lontano 1948 e l'altra Glorie nostre, del 1957 sono le due pubblicazioni del De Monaco, ambedue stampate dalla tipografia D'Amico, da cui sono tratte le pagine che descrivono gli interni del Duomo e soprattutto le cappelle delle due navate, compresa la navata che andò perduta.
Il corredo di cartoline con foto degli interni della cattedrale contribuisce ad illustrare le notizie fornite nei due pregevoli lavori, sottolineandone gli aspetti figurativi.
L'architetto Fabio Mangone ordinario di Storia dell'Architettura della Università Federico II di Napoli nel suo appassionato intervento si è soffermato sulla figura dell'artista Rinaldo Casanova, autore del restauro pittorico fine ottocentesco.
A questo artista misconosciuto e sottovalutato egli stesso ha dedicato un lavoro, in parte riprodotto nel volume. Il Casanova chiamato ad eseguire il lavoro di decorazione del duomo dal cardinal D'Avanzo, andava al tempo per la maggiore ed aveva eseguito vari e notevoli lavori a Napoli, tra i quali il Teatro Bellini, alcune sale della Stazione Centrale ferroviaria, la chiesa di S. Giovanni a mare, il Grand Hotel sul lungomare, nel Palazzo reale, nella villa La Favorita di Ercolano, nella cappella di S. Paolino a Pompei, nel santuario di Cimitile, nel palazzo dell'Università di Bari e anche in alcune abitazioni private, come quella del ministro Nicotera. La maggior parte di questi lavori sono andati perduti o per eventi bellici, oppure per successivi restauri, dovuto alla mutazione della moda che ha cancellato le decorazioni ottocentesche sostituendole e aggiornandole con nuove più rispondenti al gusto dei tempi.
L'amico professore Giuseppe Angelone ha infine illustrato le fasi della distruzione del Duomo, portando a corredo della sua relazione le foto e i documenti autentici che lui nel suo certosino lavoro di scavo presso gli archivi militari americani ed inglesi è riuscito a tirar fuori, documentando così anche visivamente le missioni dei bombardieri e le incursioni sulla città. I documenti sono tanto precisi che possiamo persino dare un nome e cognome ai piloti degli aerei e delle fortezze volanti. Si può dire che ogni volta che si ascolta si resta affascinati dalla quantità di notizie che Angelone riesce a fornire su eventi tragici che hanno segnato la vita della nostra Terra di Lavoro.
Con il breve intervento del direttore del museo Antonio Salerno e quello dell'autore il convegno si è avviato a conclusione, lasciando gli astanti con la voglia di un nuovo volume dell'autore, di un nuovo capitolo della rappresentazione della città e con le cartoline del secondo dopoguerra.

(da Il Sidicino - Anno XVI 2019 - n. 11 Novembre)