L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
 
Peppino Vigliano il maestro cartapestaio di Teano
 
 

Alla maggior parte dei lettori dei giornali cartacei (che, nell'epoca odierna ipertecnologica, si assottigliano sempre più, purtroppo) sfugge che lo “strumento” che hanno tra le mani, per alcuni “maestri”, rappresenta il materiale di base per costruire maschere, campanili, arche, animali e tutta una vastissima serie di altre sontuose miniature. Ci riferiamo, ovviamente, ai cartapestai che, mediante una semplice mistura di acqua, colla vinilica e pagine di quotidiani attingendo dalla fonte del loro ingegno danno vita alle loro opere.
Qui a Teano, da diversi anni, opera un rappresentante di questa gloriosa categoria: Peppino Vigliano.
Peppino è una figura complessa, un talento poliedrico, portatore di un'esperienza umana ed artistica che sarebbe persino riduttivo ricondurre solo alla lavorazione della cartapesta; tant'è che lui ha scoperto questa passione in età matura, traendo spunto, ovviamente da tutte quelle abilità manuali e dalla vena creativa che aveva appreso nelle tante esperienze maturate in precedenza. “Sono stato in vita mia dirigente d'azienda, scaricatore di porto, militare, sarto, cartolaio, poi cartapestaio…” come è solito definirsi; noi aggiungiamo anche validissimo educatore, elemento di punta dell'associazione di volontariato “San Pietro Apostolo” presieduta dalla professoressa Esterina De Rosa che, da diverso tempo, in stretta simbiosi con la diocesi Teano-Calvi, si occupa del sostegno scolastico e di altri progetti educativi e formativi per un numero cospicuo di bambini e ragazzi appartenenti ai plessi di Teano.
Condensare in poche righe l'esperienza artistica ed umana del maestro Vigliano certamente non è semplice, anche tenendo presente che lui è uno di quegli artisti che più di interpretazioni concettuali, necessitano di interpretazioni “operative”. In altri termini bisogna osservare dal vivo le sue creazioni e magari ascoltare dalla sua viva voce tecniche, ricordi ed aneddoti ad esse legate. In quest'ottica, ovviamente, il nostro incontro non può che configurarsi per chi legge come un invito ad andare a vedere le sue mostre.
Nell'intervista rilasciata ai ragazzi Peppino Vigliano si è dimostrato un uomo lontano dalle retoriche tribunizie e forzatamente accattivanti tipiche di molti artisti che magnificano oltremodo il loro operato. Ha mantenuto uno stile sobrio e rigoroso; non di rado, però, il suo eloquio ha lasciato trasparire qualche “lampo” di grande impatto emotivo. Particolarmente interessante è il passaggio in cui egli affronta il concetto di rinascita e resurrezione presente nei suoi lavori. La maggior parte degli artisti e dei letterati, sia che abbiano conosciuto i più grandi successi o che abbiano trascorso una vita sconosciuta ai più, hanno tutti in comune il fatto che alla base della loro creatività vi è l'esperienza del dolore. L'arte in questo senso funge da superamento e sublimazione, trasformando il vissuto doloroso in energia creativa. Anche per Peppino è stato così. La creazione artistica si è configurata per lui come un conforto e sostegno finalizzato al superamento dei momenti bui.
Molto apprezzabile è anche la conclusione dell'intervista, dove l'uomo affronta le proprie motivazioni intrinseche, non legate ad alcun tipo di guadagno utilitaristico bensì riconducibili alla sfida, al coinvolgimento, alla soddisfazione, al puro e semplice piacere che trae dal lavorare la cartapesta dando forma alle sue creazioni.
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L'intervista
Come e quando è iniziata la passione per la lavorazione della cartapesta?
È una passione nata in età matura, diciamo così. L'ho scoperta una quindicina di anni fa in un momento molto difficile della mia vita ove cercavo nuove sfide e soluzioni che mi permettessero di resistere a momenti bui e particolarmente dolorosi e che mi dessero allo stesso tempo gioia e soddisfazione.
Il ricordo più bello di quel periodo?
I ricordi più belli sono legati a tutte quelle opere in cui è presente, dopo un inizio buio, una rinascita e una resurrezione.
Con chi ha condiviso maggiormente queste sue passioni?
Con me stesso. I miei lavori sono un modo per vivere in simbiosi con la mia vita interiore e la mia creatività.
Il lavoretto (anche se sarebbe più corretto definirlo “opera”) più difficile che ha realizzato e quello che le ha dato più soddisfazione?
Sicuramente la riproduzione del Campanile di Teano (riprodotto in scala 1:100) e l'Arca di Noè.
Oltre al cartapestaio ci può parlare in breve degli altri lavori che ha svolto nella sua vita?
Io mi reputo fortunato poiché ho svolto tanti lavori. Ho fatto lo scaricatore di porto, il dirigente d'azienda, sono stato nella Guardia di Finanza. La mia prima attività però, è stata la sartoria, iniziata da ragazzo. Per tanti anni ho gestito una cartolibreria. Tutte esperienze professionali diversissime una dall'altra ma proprio per questo arricchenti.
Ha qualche rimpianto professionale o si ritiene pienamente realizzato?
Forse l'unico rimpianto è legato al fatto che la passione per la cartapesta è avvenuta in età matura. Avessi iniziato prima magari avrei prodotto dei lavori in più e ottenuto maggiori successi; non tanto in termini economici quanto alle soddisfazioni inerenti l'energia e la vena creativa, che, com'è noto in età giovanile sono più accese.
Si sente piu' “artista” o artigiano?
Sicuramente più artista.
Come ha coltivato negli anni la sua creatività?
Credo che le abilità sartoriali acquisite da bambino, la manualità, che è stato sempre il filo conduttore della mia vita, l'interesse verso tutte le cose che mi circondano, siano esse monumenti, animali, paesaggi, persone o semplici ricordi di argomenti studiati; tutto sia stato humus per la mia creatività.
Consiglierebbe ad un giovane di seguire la sua stessa passione? Potrebbe anche essere una fonte di guadagno per vivere?
Sì, ovviamente se fatta con impegno e passione, tenendo presente però che la vena creativa deve essere sempre coltivata, non bisogna essere ripetitivi nella produzione dei lavori. Bisogna sempre sforzarsi di cercare nuove sfide. In termini economici se si lavora bene possono esserci buoni guadagni (i maestri leccesi insegnano NDR), anche se ha me questo discorso non è mai interessato, non ho mai venduto un pezzo né intendo farlo.
Sappiamo che lei oggi è molto impegnato nel sociale: cos'e per lei il volontariato?
È dare qualcosa agli altri; sia offrire le proprie conoscenze ed esperienze ma anche regalare un sorriso, una pacca sulla spalla, anche questo è importante.
Come si definirebbe oggi e cosa si aspetta dal futuro?
Oggi mi definirei una persona a disposizione degli altri. Vorrei dedicare il tempo che mi resta ad aiutare i giovani, a mettere a disposizione loro tutte le mie esperienze acquisite.

Maria Teresa Arnaldo, Imma De Fusco,
Francesca Grieco e Alessio Mastrostefano

(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 9 Settembre)