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il Sidicino
 
 
La Terra Buona
 
il secondo film di Emanuele Caruso con la fotografia di Cristian De Giglio
 
 

Dopo il successo di "E fu sera e fu mattina", nel 2014 vincitore del Premio Fice Film Indipendente dell'anno che, con un budget di soli 60 mila euro, incassò al botteghino oltre 300 mila euro, Emanuele Carusa torna al cinema con "La terra buona", il suo secondo lungometraggio, girato in sole sei settimane,.
"La terra buona", seconda opera del giovane regista albese, con il teanese Cristian De Giglio direttore della fotografia, è ambientata nella zona della Val Grande, in provincia di Verbania, al confine con la Svizzera, dove non è possibile trovare negozi, strade o luce, nella zona wilderness più grande d'Europa. Quest'area di 152 km quadrati è priva di segni di vita, non ci sono strade, case, negozi, pali della luce o segni di civiltà. Alcune zone sono ancora inesplorate dall'uomo.
Una parte del film è poi stata girata presso il monastero benedettino di Marmora dove Padre Sergio, uno dei protagonisti, ha vissuto per oltre 40 anni della sua vita in una semplice baita, insieme ad un altro uomo, Gianmaria, e dove tutt'oggi si trova ancora la sua grande e importante Biblioteca.
Tutta la pace viene stravolta quando proprio Gianmaria si presenta da Padre Sergio con due uomini mai visti prima d'ora, che si sono recati lì per cercare una persona che il monaco sta tenendo segretamente nascosta.
La richiesta che i due giovani devono porre a questa misteriosa figura è piuttosto sconvolgente, trattandoci di vita o di morte. Così con il loro arrivo, stravolgerà e metterà a rischio per sempre la pace e la serenità di uno degli ultimi angoli di Paradiso rimasti in Terra.
"La terra buona" trae ispirazione da tre storie vere, realmente accadute: quella di Mastro, un ricercatore costretto a fuggire dall'Italia per le sue idee poco convenzionali, quella di Gea, una ragazza alle prese con una battaglia fra la vita e la morte e quella del monaco benedettino Padre Sergio.
Il film, permette allo spettatore di volgere lo sguardo su una delle zone ancora non contaminate dalla civiltà, e a Emanuele Caruso di raccontare questa insolita e straordinaria vicenda su uno sfondo completamente al naturale, con mano precisa, delineando un poetico affresco sulla natura vista con l'occhio disincantato e bisognoso dell'uomo contemporaneo.
“Indiscutibilmente magnifica è la fotografia di Cristian De Giglio, che conferma un'abilità tecnica e una poetica degne di nota. Sotto la guida di Caruso, di cui è sodale già dal film precedente, De Giglio racconta per immagini un paradiso naturale pronto per un “fantasy”, senza dimenticare quel “realismo ontologico” che rimanda a Olmi ma anche, nella memoria più recente, a Michelangelo Frammartino, Giorgio Diritti, e Marco Segato”(Mymovies.it).
Il film è stato prodotto in parte in crowdfunding in azionariato popolare sulla piattaforma produzioni dal basso. Oltre 500 sottoscrittori hanno finanziato il film con quote da 50 Euro.
Sono stati raccolti oltre 80.000 euro che fanno de La Terra buona il film con la più grande raccolta in quote mai realizzato in Italia. Il film inoltre, è stato reso possibile grazie al supporto di Film Commission Torino Piemonte, FIP (Film Investimenti Piemonte), il Parco Nazionale della Val Grande e in particolare grazie all'Associazione Alpe Capraga.
Essendo la Val Grande un posto difficile da raggiungere dal punto di vista logistico, gli abitanti di Capraga, ultima borgata raggiungibile in auto, hanno ceduto alla produzione del film le loro abitazioni per i 2 mesi di riprese del film.
Dopo aver riscosso un successo di pubblico per molti versi sorprendente in Piemonte (a Torino, dopo due settimane di tutto esaurito, la programmazione è stata prolungata a cinque settimane), adesso il film approda a Milano, Roma, Genova, Firenze per raggiungere, poi, le altre città d'Italia.

(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 4 Aprile)

Una scena del film
Cristian De Giglio