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Viaggio al termine di un manicomio - “Storia di Antonia”
 
 

Gennaio 2018. Una donna dà in escandescenza in un centro commerciale per l'acquisto di un abito ritenuto scadente, tra le minacce di percosse al personale, gli insulti e un plateale svenimento ad hoc: la donna ne guadagnerà una breve gogna mediatica, seguita dal puntuale quarto d'ora di celebrità.
Settembre 1973. Una donna in fila alla biglietteria della stazione ferroviaria dà in escandescenza, tra gli insulti all'uomo che l'ha provocata e lo scontro fisico con l'altro uomo che prova a mediare tra i due: quest'ultimo, che si scoprirà essere carabiniere solo dopo, darà il via alla serie di eventi che hanno rapidamente condotto la donna ad arresto, internamento, e morte, per gravi ustioni sulla maggior parte del corpo.
È la storia di Antonia Bernardini, umili origini, madre di un'adolescente, corporatura minuta e sangue pazzo. È la testimonianza racchiusa in Storia di Antonia – Viaggio al termine di un manicomio (Sensibili alle Foglie, 2017), viaggio che venerdì 19 gennaio ha fatto tappa a Teano, nell'evento – presentazione nato dalla sinergia di tre realtà associative locali: Associazione Mille Scopi Più Uno, Amnesty International e Forum dei Giovani.
L'associazione Mille Scopi Più Uno è attiva sul territorio dal 2011, con la proposta sempre rinnovata di stimolare la coscienza critica del paese e promuovere iniziative a favore della legalità, il tutto condito da allegria e spirito di squadra. Ecco come si sviluppa l'idea di coinvolgere il Forum giovanile e l'antenna locale di Amnesty International, ponendo le basi per una solida rete culturale e creando un momento di condivisione unico, un vero e proprio percorso di approfondimento e dibattito sui disordini mentali.
Ad accompagnarci in questo viaggio, nella sede del Forum fresco di insediamento, Dario Stefano Dell'Aquila (autore di numerosi racconti e inchieste) e Antonio Esposito (ricercatore indipendente), due ragazzi non addetti ai lavori, ma che danno piena dimostrazione di conoscere perfettamente e spaziare tra psichiatria, giurisprudenza, storia, e la lista continua. Storia di Antonia è un reportage obiettivo e scrupoloso, nato da lunghe e accurate ricerche tra i meandri del Tribunale di Napoli e l'ex manicomio criminale di Pozzuoli.
Atti, diari, articoli dell'epoca, testimonianze dirette, referti, fotografie: nulla è lasciato al caso, ogni pagina restituisce un fedele spaccato sulla protagonista e gli anni in cui viveva, con particolare attenzione a sanità e trattamento dei disturbi mentali.
Antonia Bernardini ha avuto la sfortuna di trovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. I tempi sono ancora prematuri per le teorie del Dott. Franco Basaglia e il sistema di leggi vigente non è ancora in grado di tutelare al meglio i bisogni e i diritti del paziente (unico faro è rappresentato dalla Legge 431, grazie alla quale si comincia a parlare di ricovero volontario).
Non sorprende, quindi, che una lavoratrice delle borgate romane, dal carattere irrequieto e dal passato tumultuoso, venga arrestata, prima, in seguito a un diverbio finito male, e internata, dopo, poiché ritenuta pericolosa e mentalmente gracile.
Tempo addietro, la malattia mentale veniva spesse volte ricollegata a interventi divini nelle attività degli uomini, e per questo l'unica cura ritenuta possibile era rappresentata da riti mistico-religiosi: basti pensare ai roghi medievali e il loro intento di purificare la persona posseduta.
Le prime case di internamento appartengono all'età classica, in cui il fattore mistico-religioso lascia il posto a quello sociale: folle è colui che rappresenta un errore, un pericolo per la società, e da quest'ultima deve essere categoricamente allontanato (ricordiamo, in questo senso, l'Hospital General di Parigi, uno dei primi manicomi, sorto nel 1656). La concezione corrente di folle abbraccia un ampio e variegato bacino di individui, in cui spesso si fanno rientrare anche poveri, vagabondi, dissidenti politici o anche solo persone nulla facenti. D'altronde, con la negazione delle opere di Lutero, la povertà perde la sua funzione redentrice, trasformandosi in colpa attribuibile alla persona.
Si dovrà attendere l'arrivo dell'illuminismo per assistere ai primi passi in avanti in questo senso, con la nascita della psichiatria, che tuttavia insiste ancora nel voler normalizzare e domare l'individuo ritenuto fallato: la vera svolta è rappresentata dalla psicoanalisi, che spiega come i sintomi vadano studiati, capiti, e non brutalmente repressi, come sostenuto dalla prassi manicomiale fino a quel momento.
Purtroppo, i principi della psicoanalisi arrivano in Italia solo agli inizi del '900: nella seconda metà degli anni '50 la società inizia a condannare i manicomi, e solo dopo un altro ventennio (13 maggio 1978, legge 180, altrimenti nota come Legge Basaglia, dal suo celeberrimo promotore) si riuscirà a concretizzarne la chiusura definitiva, ma da un punto di vista culturale e politico, siamo solo alla punta dell'iceberg.
Non sorprende come la stessa Antonia Bernardini, ritenuta una minaccia, ma solo in potenza, in quanto non avesse mai concretamente nuociuto a sé stessa o ad altre ospiti dell'Istituto di Pozzuoli, avesse passato la maggior parte del suo soggiorno legata a un letto di contenimento.
Non sorprende come quel letto sia diventato, alla fine, la sua tomba, tra le fiamme e l'indifferenza del personale e delle istituzioni in generale.
Antonia muore divorata da un meccanismo perverso, costituito dal superficiale e smanioso abuso della classificazione dell'essere umano unicamente attraverso un aggettivo, un marchio a fuoco sulla pelle, la lettera scarlatta che non va più via.
La vita di Antonia ci lascia attoniti, ma anche fiduciosi. Antonia è morta lottando fino alla fine per la sua libertà. Sete di vivere. Compito nostro è raccogliere la sua eredità, difendendola e tramandandola con la medesima rabbia e tenacia.
Attraversati negli anni dalla riduzione ai margini di chi ha l'arroganza misera di porsi su un piedistallo, sentivamo il bisogno di una riscoperta dell'umanità perduta, ritrovata questa volta grazie a Dario Stefano Dell'Aquila, ad Antonio Esposito, e soprattutto grazie a te, Antonia Bernardini.

Associazione Mille Scopi Più Uno

(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 2 Febbraio)