L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
 
Il Comitato Mille scopi +1
 
L'iniziativa del 23 aprile 2012
 

(foto di Mimmo Feola)
 

“La buona terra, storie dalle terre di Don Peppe Diana” è il titolo dell'ultimo libro di Gianni Solino, in cui si raccontano alcune vicende emblematiche legate all'azione di associazioni e semplici volontari nel riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità organizzata, realizzando attività socio economiche che sono un fulgido esempio di come la passione, la volontà e la pervicacia, possano infrangere tutti i muri che si presentano quando si cerca di creare un circolo virtuoso per l'intera comunità, incentrato su un bene che invece era divenuto il simbolo del potere criminale e del guadagno di pochi delinquenti a discapito della comunità.
Passione, volontà, pervicacia, e amore per il proprio territorio, che hanno spinto il comitato “Mille scopi +1” a presentare il libro di Gianni Solino a Teano, perché la sua lettura possa essere di stimolo a discutere di temi altrimenti rimossi, perché possa contribuire a far capire e ad avere chiara la percezione che il potere criminale allunga i suoi tentacoli anche qui da noi, fa affari e lucra, ed essendo meno in vista può potenzialmente essere anche più pericoloso e subdolo. Prova tangibile ne è l'alto numero di beni confiscati nel nostro territorio, documentato dai ragazzi del comitato con una mappa esposta durante l'evento, svoltosi domenica 22 Aprile, in un'affollata sala congressi del Loggione del Museo Archeologico.
L'introduzione è stata affidata ad una ragazza del comitato, Elena Parrillo, che ha aperto la discussione dopo aver illustrato le attività in cui sono impegnati i giovani del comitato, nato da poco meno di un anno, seguito naturale della costruttiva esperienza referendaria “4 si per dire no - Teano”. Carlo Pascarella, giornalista anti-camorra, ha sottolineato, nel suo intervento, l'importanza dell'informazione per sensibilizzare la comunità a tematiche come la gestione dei territori confiscati, argomento spesso trascurato dai mezzi di comunicazione e quindi dalla popolazione, ritenuti, pertanto, distanti, se non addirittura inesistenti. Presentando il libro ha voluto evidenziare il forte significato del sottotitolo “Storie dalle terre di don Peppe Diana” che in sé racchiude la contrapposizione all'idea comune che le nostre siano invece “terre di camorra”, mettendo in risalto l'attività di resistenza e di presa di coscienza della popolazione, rappresentata da chi su quelle terre ci vive e ci lavora costruendo un'alternativa economica e sociale alla camorra e al malaffare imperante. E sono proprio le persone impegnate anima e corpo nella rinascita dei territori confiscati alla criminalità i protagonisti del libro, come sottolinea l'autore Gianni Solino, prendendo la parola e spiegando come è nato il libro in questione, cosa racconta e soprattutto quello che vuole rappresentare. Rappresenta una speranza di riscatto e un esempio di economia etica, fatta proprio in quei luoghi dove si prendevano decisioni di morte. Uno dei protagonisti delle storie è Simmaco Perillo, esponente di Libera, nonché gestore della cooperativa “Al di là dei sogni”, sorta su un terreno confiscato a Maiano, frazione di Sessa Aurunca, che con passione dirompente racconta storia e vicende che hanno portato alla costituzione della cooperativa. Esemplare e paradigmatica quella di Erasmo, ragazzo ritenuto “socialmente pericoloso, violento, autolesionista”, per anni tenuto legato ad un letto di contenzione in una “struttura protetta” che, liberato e affidato alla cooperativa sociale, grazie alla visione lungimirante di Franco Rotelli (uno dei più vicini collaboratori di Franco Basaglia, fondatore di Psichiatria democratica e padre della legge 180) all'epoca manager dell'ASL di Caserta, e all'esperienza nel gruppo di convivenza per persone con disagio mentale, all'interno della cooperativa, è diventato uno dei capisaldi della piccola azienda agricola sorta a Maiano.
Altro momento toccante è stato il racconto della storia che ha portato la dedica del presidio di Libera di Maiano di Sessa A. ad Alberto Varone. Alberto fu ucciso dalla camorra il 24 luglio del '91 nei pressi di Francolise, da esponenti del clan dei “muzzoni”. La sua uccisione è una ferita ancora aperta, perché sottaciuta per anni e poco conosciuto dalla popolazione come omicidio di camorra. Incomprensibile e inaccettabile, è stata poi, l'impossibilità di commemorare Alberto, poiché i ragazzi che volevano portare dei fiori sulla sua tomba per l'anniversario dell'uccisione, la sera prima furono fermati perché di Alberto “non c'è nemmeno più la tomba”, come disse il vicesindaco al telefono a Simmaco. Dalle difficoltà burocratiche alla vandalizzazione del fabbricato da gestire, non sono poche le problematiche affrontate che Simmaco ha raccontato durante il suo intervento, ma la sua storia e tutte le altre racchiuse nel libro come la casa famiglia “La compagnia dei Felicioni” di Antonio e Fortuna o la N.C.O (Nuova Cucina Organizzata) gestita da Peppe Pagano, sono la testimonianza visibile e immediata che le difficoltà possono essere superate ed una svolta è possibile.
Possibile solo grazie alla presa di coscienza della popolazione, riguardo all'importanza di queste problematiche, troppo spesso lasciate nel dimenticatoio ed ignorate dai mass media. È quindi fondamentale la diffusione capillare di queste informazioni, attività possibile grazie a canali quali il Comitato Mille Scopi +1, che tra i vari obiettivi si pone proprio quello di organizzare eventi come la presentazione di questo e di altri libri, per portare questi argomenti quanto più vicini all'interesse e alla conoscenza della popolazione, l'unica base possibile per il cambiamento sociale.
F. D. M.

(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 5 Maggio)