L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
 

Un anno senza Guido

 
 

È passato un anno dal terribile evento che ha colpito tutti noi: la morte improvvisa del carissimo amico Guido Zarone. In queste circostanze si tende a riparlare dello scomparso riproponendone vita e opere. Noi questo l'abbiamo ripetutamente fatto, nel corso dei vari eventi e manifestazioni organizzate, per il semplice motivo che non riusciamo a considerare assente Guido. La sua presenza continua ad accompagnarci e spesso, davanti ad una difficoltà ci chiediamo come lui l'avrebbe affrontata.
In questo numero de “il Sidicino” altri amici hanno voluto ricordare Guido e noi volentieri abbiamo accolto e pubblicato i loro articoli. La redazione si limita in questa circostanza semplicemente a ricordare l'amico e fondatore dell'Associazione, senza riproposizione di fatti e ricordi noti ma sottolineando, per l'ennesima volta, il vuoto che da un anno si è creato, vuoto che difficilmente, neppure in un futuro più lontano, si potrà colmare nel mondo della ricerca e degli studi.

Mercoledì, 1 Settembre, nella chiesa di
S. Francesco, in Teano, alle ore 19:00, è stata
celebrata una Messa in suffragio di Guido

L'avvicinarsi, il prossimo 23 agosto, del primo anniversario dalla prematura scomparsa dell'avv. Guido Zarone rinnova un senso di tristezza e di disorientamento mai del tutto sopito. È sempre doloroso accettare la dipartita di persone a noi care, specie ove gli eventi risultano essere del tutto improvvisi ed inaspettati. Tanto è stato scritto, in passato, su “il Sidicino”, per ricordare la figura e la personalità dell'avv. Zarone, e metterne in risalto le innumerevoli qualità morali ed intellettuali. Senza ripercorrere quanto già detto, vorrei limitarmi a riconoscere il grande debito culturale che la comunità teanese ha nei suoi confronti, come testimoniato anche dalla pubblicazione di questo mensile, frutto diretto del suo fervore e della sua incessante attività di ricerca. L'aver mantenuto uno sguardo attento alle radici del nostro passato; la continua attenzione per le vicende del presente, viste con acume e con arguzia; l'impegno per un rinnovamento della società locale, che tenga conto del benessere comune e del serio impegno delle persone nella collettività di riferimento: sono, queste, solo alcune delle coordinate entro cui si è sviluppata l'azione culturale dell'avv. Guido Zarone e che continuano ad essere di stimolo per coloro che portano avanti la pubblicazione de “il Sidicino”, seguendo il solco già tracciato. L'eredità umana, culturale, spirituale dell'uomo è sempre più viva che mai, perché insegnamenti del genere hanno valore universale, al di là dei tempi e dei luoghi. Non posso fare a meno di ricordare come la scommessa di questo mensile sia stata vissuta dall'avv. Zarone con l'entusiasmo di un ragazzino, con l'umiltà di un vero Maestro e con la caparbia di chi ha ben chiaro l'obiettivo da raggiungere. In diverse occasioni, abbiamo discusso di argomenti da trattare, di fatti da riferire, di ricerche da effettuare, sempre tenendo ben chiaro il segnale che si intendeva lanciare con “il Sidicino”. La collaborazione, sia pur saltuaria, con alcuni articoli, è stata per me una straordinaria esperienza, che mi ha permesso di usufruire dei tanti consigli dell'avv. Zarone, con sentimenti di stima, riconoscenza e gratitudine. Il ricordo di tanti momenti di discussione riaffiora spesso alla memoria, con un misto di nostalgia e di rammarico: sembra, a volte, che il tempo si sia fermato e che si tratti di fatti presenti, tanta è la loro nitidezza.
Credo che sia proprio questo uno dei più bei ricordi che l'avv. Zarone abbia lasciato: l'attenzione per la comunità in cui si vive e per la singola persona, considerata come valore in sé, a prescindere da qualsiasi altra considerazione che sulla stessa possa essere fatta. La sua assenza diventa, per chi lo ha conosciuto, “più acuta presenza”, e vale a preservarne intatta la figura, nel suo grande spessore umano, professionale, culturale perché, invero, “nessuno muore finché vive nel cuore di chi resta”.
(Emanuele Verdolotti)
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È proprio vero che quando un evento tragico ci colpisce, benché trascorra il tempo, stentiamo a reputar per vero che sia accaduto. Proprio così mi è capitato di pensare in occasione del primo anniversario della scomparsa di zio Guido.
La mente, allora, è ritornata velocemente a quella sera del 23 agosto scorso, quando, essendo da pochi giorni in vacanza ed aver trascorso qualche ora tra i padiglioni e la libreria del Meeting di Rimini, riprendendo il cellulare, trovavo numerose chiamate dei più cari amici comuni. Un ingenuo ottimismo cercava di scongiurare un triste presagio promanante da uno strano presentimento.
Richiamavo l'ultimo numero e, purtroppo, il triste presagio si tramutava in dura realtà.
Da allora è ormai è trascorso un anno e posso dire che non è passato un solo giorno senza che almeno una volta la Sua figura, una Sua frase mi sia ritornata in mente. Come successo a me, mi consta sia accaduto a tante altre persone cui Lui era caro: è il destino degli uomini che imprimono il segno del loro passaggio su questa terra.
Non vorrei sfociare nell'agiografia, non sta a me dire quali furono le Sue qualità, le Sue virtù che, del resto, sono ben note a tutti quanti Lo conobbero.
Certo fu un Uomo che non lasciava indifferenti le persone con cui entrava in relazione. Il più delle volte suscitava ammirazione, ma talvolta, inutile negarlo, s'imbatteva in persone che non riuscivano ad entrare in sintonia con Lui. E' quanto accade spesso agli uomini di valore, anche perché nelle altrui virtù non possono non riflettersi i propri difetti, le proprie debolezze.
Per quel che mi riguarda ora più che mai nella vita quotidiana faccio tesoro dei Suoi consigli, dei Suoi ammonimenti, delle Sue tirate d'orecchi. Il Suo esempio è tanto illuminante in quanto Egli applicò prima a Sé stesso l'abnegazione, il senso del dovere ed il rispetto del prossimo che pretendeva dagli altri.
Mi si consentirà una digressione personale. Ancora minorenne, dovevo affrontare la maturità classica e nel leggere i componenti della Commissione d'esame notai che tra i Commissari (allora esterni) v'era un Suo amico di lunga data, con il quale in gioventù aveva condiviso importanti momenti all'interno di un'importante associazione cattolica. Ebbene, non riuscii ad esimermi dal dirglielo, senza chiedergli esplicitamente di raccomandarmi (ben conoscendo già allora la Sua avversione per questa deprecabile pratica), ma sperando che magari lo facesse lo stesso. Egli lesse sul mio volto questo mio recondito pensiero e, fulminandomi con lo sguardo, mi chiese se per caso avrebbe dovuto far presente al Suo amico che aveva un nipote che non era in grado di prepararsi adeguatamente all'esame. Quella espressione netta e tranchant dapprima mi ferì, ma poi mi fece capire quali erano i valori profondi che si annidavano nel Suo animo. Recuperai l'orgoglio e la mia autostima e sostenni l'esame con le mie forze e, grazie a Dio, andò bene lo stesso. Da allora non ho più chiesto una raccomandazione!
Credo che ciascuno che Lo ha conosciuto potrebbe riferire qualche aneddoto simile perché nel Suo agire quotidiano Egli non celava le proprie convinzioni spesso controcorrente. Diversamente non si sarebbero potuti avere tanti e tali attestati di stima e di affetto in questo anno. Sono rimasto meravigliato dalla quantità e qualità degli stessi. A tal proposito, tra i tanti, non posso non ricordare la profonda omelia pronunciata alle Sue esequie da S. E. Mons. Arturo AIELLO che, pur essendo stato tra gli ultimi a conoscerLo, con cuore paterno così bene ne aveva compreso l'animo e la commemorazione che ne fece il Dott. Giovanni SALEMI lo scorso marzo in Civitella del Tronto in occasione dell'annuale rievocazione della resa dell'ultima fortezza borbonica (che qualche anno addietro Lo aveva visto tra i relatori), ponendone in luce le qualità che Lo videro autentico testimone e vindice della Tradizione e del Legittimismo Cattolico.
Tanto mi fa dire che, nonostante la morte terrena, il Suo spirito, la Sua testimonianza ci seguiranno per un bel po' e spero che le generazioni future continueranno a sentir parlare di Lui, come noi ancora oggi sentiamo parlare di tanti altri Sidicini illustri (tra cui Suo padre, di cui porto il nome) che tanto hanno fatto per la Loro Città.
Sono queste considerazioni che ci fanno comprendere, nonostante il dolore che non si lenisce col tempo che trascorre tanto velocemente, che possiamo anche noi affermare: “Signore non Ti chiediamo perché ce lo hai tolto, ma Ti ringraziamo per avercelo dato”.
(Fabrizio Zarone)
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È trascorso già un anno, ma è come se il tempo non fosse passato.
Appena si seppe della sua morte, il comune amico De Monaco me ne comunicò telefonicamente la triste notizia: rimasi di stucco, non riuscivo a capacitarmene; volevo replicare qualcosa, ma le parole mi rimasero in gola.
Partecipai alle esequie durante le quali fui molto colpito dal necrologio del Vescovo Aiello che giustamente mise l'accento sulla figura dello studioso, ricercatore delle memorie di famiglia, della nobile storia di Teanum Sidicinum e del Meridione d'Italia.
Il mio pensiero corse allora ad un'altra figura di Vescovo, a Mons. Sperandeo che in uno dei suoi nomi personali richiamava anche quello dell'Avvocato defunto: ritornai con la mente agli anni Sessanta - Settanta, quando presso l'Episcopio di Teano ci si riuniva in Azione Cattolica a livello diocesano; furono anni di grande impegno ed entusiasmo; ricordo in particolare gli incontri di studio sui documenti conciliari.
Con la scomparsa del vescovo Sperandeo, i nostri contatti si affievolirono; “il Sidicino”, l'iniziativa editoriale del mensile teanese, ci fece di nuovo incontrare; Guido mi invitò a collaborare; accettai volentieri; in cambio invitai Guido ad offrirmi qualche contributo della sua passione di ricercatore per il quadrimestrale “Le Muse” che si pubblica a Pignataro M. dal '99 a cura degli “Amici della Musica”, e Guido accettò. Si era così ristabilito e rinsaldato tra noi quel rapporto affievolitosi negli anni Ottanta - Novanta.
S'iniziava un proficuo scambio di impegni culturali tra agro caleno e agro sidicino sul piano religioso e civile.
Ma un'altra passione ci univa, un altro amore: quello per la riscoperta di un periodo storico della storia del nostro Meridione, il periodo del Regno della dinastia borbonica.
E a tale proposito mi son sempre chiesto come (drammaticamente) abbia vissuto, Guido, gli anni in cui fu Sindaco di Teano, la città del celebre incontro che segnò la fine del regno borbonico, lui che della “grandeur” di questo regno era un deciso ammiratore.
Ho avuto modo in questi ultimi anni di frequentare il palazzo dei suoi Avi e nei nostri incontri mi faceva visitare la sua ricca biblioteca nella quale potevo ammirare e consultare volumi preziosi, alcuni dei quali ebbi anche in prestito.
Ci siamo scambiate le nostre pubblicazioni, si parlava dei nostri progetti editoriali, delle iniziative culturali, di convegni, di novità librarie…
Poi d'improvviso Guido ci ha lasciati.
Ma … la morte – ce l'insegna il Vangelo – è il “dies natalis”: si nasce alla vera vita; e Guido è “vivo”; il suo corpo dorme per risvegliarsi alla fine dei secoli; la sua anima continua a vivere tra di noi e il suo ricordo dura nel tempo attraverso i suoi scritti.
Per questo, in ricordo di Guido, continuo a collaborare con “il Sidicino” che rimane così il nostro “trait d'union”.
(Antonio Martone)
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Or fa un anno dalla scomparsa di Guido Zarone.
Il telefono squillò alle dieci di sera : “Claudio, è morto Guido” mi annunciò tra i singhiozzi una voce concitata. “Ma che c… dici” fu la spontanea incontrollata risposta.
Ci eravamo visti non più di una settimana prima, ma quel telefonino restato muto due giorni prima, in occasione del mio compleanno, non me la contava giusta: solevamo scambiarci con puntualità gli auguri di compleanno, il suo cadeva qualche settimana prima, quasi in uno scaramantico conto alla rovescia.
L'anno scorso non lo fece: se ne era già andato, da solo, in silenzio, in modo assurdo e incomprensibile, inatteso e doloroso.
A noi amici lasciò l'eredita del giornale da portare avanti e gli atti del convegno su Erchemperto da pubblicare: abbiamo onorato entrambi gli impegni.
A distanza di un anno mi piace ricordare, di Guido, la attività politica, pur marginale rispetto alle altre, che ci vide uniti e cooperanti, perché alcun dubbio rimanga di un operato proficuo e cristallino, che pure si è tentato di infangare tra polemiche e ripicche di ambiziosi personaggi.
Guido non aveva una carattere simpatico: i suoi difetti erano tanti, e per chi non gli era amico la convivenza poteva risultare difficile. Non aveva remore a far critiche, il più delle volte giuste, ma non le faceva direttamente all'interessato; e questo infastidiva.
Politicamente si parlò di lui già nel 1995, alla prima prova di e3lezone diretta del sindaco: alla sola lista di Picierno si opponeva una lista di destra che aggregava Forza Italia, da poco nata, Alleanza Nazionale e le forze centriste dell'CCD prima che si sdoppiasse in UDEUR e UDC.
Il sottoscritto, all'epoca consigliere provinciale di F.I., sconsigliò l'operazione: conoscevo Guido meglio degli altri e sapevo che il suo modo di far politica era di quelli che si svolgono dietro le quinte, poco adatto a quanto serviva a Teano in quel momento.
Fu lui stesso a declinare l'invito e si optò per il preside Armando La Prova.
Vinse Picierno.
Quattro anni dopo (c'era stata una riduzione della durata del mandato) in una situazione più allargata e favorevole alla destra si ripensò a Guido; il mio giudizio politico non era mutato, ma mi adeguai alle decisioni, oltretutto prese in mia assenza, che continuavo ad essere un esponente di F.I.
Vincemmo con grande trasporto popolare: supportai l'amico e il Sindaco con tutto me stesso, fino alla fine proditoria di quella esperienza, ed anche dopo.
I motivi della sfiducia votata nel 2003 sono di origine varia: su tutti, bisogna dirlo, resta la incapacità di Guido ad amalgamare il gruppo, ad accettare compromessi, ad essere diplomatico quando occorreva esserlo. Delle altre non mette conto parlarne: le giravolte di più di un interessato, e la ingenuità o il protagonismo di altri sono a conoscenza di tutti.
Guido accettò il tradimento con grande dignità e serenità; lo avevano chiamato senza che lui lo avesse chiesto, e poi lo avevano silurato. Da allora non espresse più alcun giudizio su chicchessia: si rituffò nei suoi studi e ricerche che amava tanto.
Continuai ad essergli vicino.
Ancora ci manca, a noi che sapevamo apprezzarlo ed amarlo nonostante i suoi difetti: l'amicizia consiste soprattutto in questo, altrimenti sarebbe tutto più facile!
(Claudio Gliottone)

(da Il Sidicino - Anno VII 2010 - n. 8 Agosto)