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Inaugurazione (?) del Teatro Romano

Nella serata di sabato 27 giugno, con uno spettacolo di Michele Placido, è stato “inaugurato” il teatro romano di Teano.
È difficile capire il significato di questa “inaugurazione” dal momento che da quasi un decennio vi si svolgono ogni anno gli spettacoli del ciclo “Teatri di pietra” e si susseguono centinaia di visite guidate. Poco è mutato nel restauro del complesso. È stata completata la ricostruzione degli ordini inferiori delle gradinate, nulla di più.
Significa forse che il restauro è ultimato, almeno per ora o, per meglio dire, per i prossimi decenni.
Il nostro teatro oggi non appare dissimile da quello di Sessa, fa meno figura di quelli di Minturno e di Pompei e anche di quelli di Pietrabbondante e di Sepino. Eppure è molto di più di tutti questi antichi teatri perché e l'unico ad aver conservato tanti elementi della grandiosa scena e gran parte della decorazione architettonica. Una volta rimesso in piedi, in Italia sarebbe “il” teatro romano e potrebbe trovare paragone solo con i teatri del nord Africa e dell'Asia Minore.
Siamo al tradimento di tutte le aspettative di vederlo ricostruito?
Questa cerimonia ci induce a pensarlo perché altrimenti non avrebbe senso.
Il nostro teatro non può essere ridotto a quel misero simulacro dell'ima cavea. Deve essere ricostruito. Solo allora potrà essere “inaugurato”, magari con una cerimonia che coinvolga masse di cittadini e abbia risonanza ben oltre la cinta daziaria del Comune, come fu per il museo.
E, vista la valanga di danaro che costano i restauri, sarebbe l'occasione per mettere finalmente a frutto l'unica risorsa che ancora abbiamo.

(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 7 Luglio)

(foto di Antonio Gammardella)