L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
 

Cecco & Peppe

 

Da ragazzo lo chiamavano Ciccio, ma a trent'anni, trasferitosi a Roma, divenne Cecco. A Teano, dopo la licenza di avviamento conseguita alla vecchia “Delle Chiaie”, oziò inutilmente per alcuni anni alla ricerca di un lavoro che gli stesse bene. In mancanza di un lavoro, trovò una sorta di occupazione nell'attivismo di sinistra. Frequentava la sezione di Vico Annunziata; aiutava ad allestire i grossi tatzebao che occupavano la cancellata dell'Annunziata come un grande quotidiano murale; nelle campagne elettorali era poi un attacchino insuperabile. Infine la svolta. Trovò lavoro e moglie a Roma e non perse nemmeno l'occasione di impegnarsi per la sua sinistra poiché ebbe la fortuna di andare ad abitare poco lontano dalle Frattocchie.
In questi giorni di Natale è tornato a Teano dopo moltissimi anni. È rimasto compiaciuto nel saperla finalmente amministrata da una giunta di centro sinistra, e ciò ha alleviato un poco la tristezza di sapere che tanti amici di un tempo si sono prematuramente trasferiti per sempre a Campofaro.
Domenica mattina in una deserta Piazza Umberto incontra Peppe, affettuoso compagno di giochi e avversario, mai odiato, nelle lotte politiche. Peppe è di tutt'altra ispirazione. Frequentava ancora le elementari quando il padre lo portò al memorabile comizio del generale Graziani finito con una solenne sassaiola contro la Casina dove stavano i democristiani. Quel comizio dovette piacergli tanto che da allora non se ne perse uno: Almirante, Roberti, Birindelli, ecc. Oggi però di quella militanza conserva solo il ricordo e non perde occasione per imprecare contro Fini che, rinnegato il Duce, ora se la prende anche con la chiesa che avrebbe dovuto impedire le leggi razziali.
I due si abbracciano e restano a lungo presi in una commovente stretta fraterna. Poi si scambiano notizie sulla salute, i parenti, gli amici comuni, la vita a Teano.
- Qui è un morire - dice Peppe, indicando con il braccio il grande vuoto della piazza e del Corso– e di sera è ancora peggio.
Cecco, pur di fronte all'evidenza, ha da ribattere: È che il paese si è ingrandito. Non è più come ai tempi nostri, quando tutto era compreso all'interno della circonvallazione. Anzi ho saputo che c'è grande vivacità imprenditoriale. Mi hanno detto dal barbiere che stanno costruendo un grande centro commerciale a Maiorisi e molte decine di piccole aziende artigiane.
- Sì, le “produttive”, quelle sotto sequestro! ribatte Peppe.
- Come? Le hanno sequestrate? E perché?
- No. Non hanno sequestrato le aziende, che non ci sono. Hanno sequestrato i fabbricati che sono stati autorizzati per questo scopo dichiarato. Di-chia-ra-to…
- Non capisco. Ma dove sono questi fabbricati? Nell'area industriale?
- No. Quella esiste solo sulla carta, nella zona tra Maiorisi e Cavalorda. Ma là si continua a coltivare frutta e si paga un'Ici salatissima. I fabbricati delle “produttive” stanno un po' dovunque: a S. Reparata, sul Monte di Casi, vicino al Savone, nei pressi dell'anfiteatro.
- Capisco
- esclama Cecco con tono poco convincente.
- Invece non hai capito niente. È difficile capire certe cose.
- Suvvia, con il tuo solito disfattismo di vecchio nostalgico.
- Mi è passata la voglia di tutto, anche di essere nostalgico.
- Non vorrai dire che hai abbandonato le tue vecchie idee.
- Non lo so. Forse le idee le tengo, ma me le tengo dentro.
- E i tuoi vecchi camerati?
- Camerati eravamo un tempo. Ci bastava stare all'opposizione. Oggi non siamo capaci nemmeno di fare quella.

Cecco prova sincero dispiacere nel vedere il vecchio amico deluso e disincantato e tenta di cambiare discorso.
- Ricordi il nostro vecchio caro campo sportivo “Medori”? Ho visto che c'è un gran bel palazzo con un teatro.
- Un gran bel palazzo! L'on. Mancini, quand'era sindaco, chiamava quell'area il polmone verde di Teano. Dove è finito il verde? Scherzi da prete!
- Ma no. Ne avete fatti di progressi in questi anni. Anche la “Pigna del Duca” è stata completamente trasformata. Che bello quella rotonda con la colonna romana racchiusa per Natale in una stella cometa. Era un bivio pericoloso e ora è quasi una piazza. Mi hanno detto che si chiama Piazza …Lucci o qualcosa di simile.
- Ti hanno informato male. Quella non è una piazza e non ha nome, almeno per ora. La cometa è bella, come quella che indicò ai re Magi la strada…..
- Che stai dicendo?
- Che quando vedo la cometa mi intenerisco. Penso al Bambino, penso ai bambini di un tempo e poi mi incavolo pensando che al giorno d'oggi fanno carriera gli eterni bambini. Lasciamo perdere...
- Peppe non ti riconosco più.
- Neanche io mi riconosco più. Come sono stato fesso a credere nell'Ideale, nel partito, nei capi e nei capetti. Voi avevate un capo che è ancora là, da solo, al suo posto, incorrotto, stimato da tutti. Noi, dal ghetto creato con l'Arco Costituzionale, i nostri capi li mandavamo alla provincia e alla regione, senza nulla sperare e nulla ottenere per noi. Poi ci siamo fidati dei capetti… ed è stata la fine.
- Non essere sempre pessimista e disfattista. Ho visto che invece le cose funzionano. Stamattina c'erano per strada molti spazzini e poi ho visto dei giovanissimi vigili urbani. Segno che ci si sta riorganizzando.
- Tu sei uomo di sinistra e hai avuto esperienze sindacali. Ma si possono trasferire gli spazzini negli uffici e affidare la pulizia delle strade a precari, anzi precarissimi, che lavorano in cambio di un sussidio? I vigili che hai visto sono ultraprecari, presi a termine, a gruppi alterni, da una graduatoria fatta con una selezione e sono in maggioranza figli di dipendenti comunali! Se ti può far piacere ti dico che c'è anche un nuovo comandante che viene dal Corpo di Polizia di Roccagorga.
- E dove si trova?
- Boh! Comunque, per uscire con l'auto devi sempre aspettare che tolgano la macchina parcheggiata davanti al garage.
- Sei catastrofico.
- La catastrofe è ancora da venire. Quando verrà ti farò un telegramma, anzi una mail.
- Stai facendo una profezia?
- Molto di più. Sto dicendo che il fondo lo abbiamo toccato e sotto non c'è più nulla. Ora bisogna risalire e per risalire è necessario che accada qualcosa. Qualcosa di sconvolgente.
- Peppe stiamo scivolando in un discorso senza senso. Meglio che andiamo a bere qualcosa.
- Sì, è meglio. I bar non ancora li hanno soppressi.
- Che significa che non li hanno soppressi?
- Se non lo sai, a Teano viviamo in regime di soppressione. La pretura, la dogana, la Guardia di Finanza, il nuovo ospedale, tutto spazzato via. L'ultimo regalo ce lo hanno fatto per Natale: è stato soppresso il secondo circolo didattico, accorpato alla scuola media.
- Ma non sarebbe stato logico accorparlo all'altro circolo didattico?
- Sarebbe stato logico, perciò hanno fatto il contrario. Sarebbe stato logico ubicare la sede di sezione del tribunale a Teano, anziché nelle campagne di Carinola; sarebbe stato logico conservare a Teano la Guardia di Finanza, visto che Sessa e Mondragone ne hanno due vicine e decentrate rispetto al territorio; sarebbe stato logico costruire il nuovo ospedale dopo aver espropriato i suoli e costruito costose infrastrutture. Sarebbe stato logico anche votare tutti, te compreso, per la destra, quella di un tempo!
- Non sono del tutto d'accordo, ma sai che ti dico: Peppi' futtimmecenne!

Francesco Giuseppe

(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 1 Gennaio)