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Scomparsi gli zampognari ritorna la Zampogna

 

Sono anni che gli zampognari non vengono più a perpetuare l’antica tradizione della novena, suonata sugli usci di case e negozi,la cui efficacia rievocativa dei sentimenti che suscita la Grotta di Betlem non può essere minimamente sostituita dalle mostre presepistiche e dai presepi viventi che si vanno moltiplicando anno dopo anno.
A Teano sono scomparsi gli zampognari, ma è ricomparsa la zampogna. A farne risuonare le note è un ingegnere, Feliciano Cirimele, calabrese di Verbicaro, trapiantato a Teano, dove ha formato famiglia, da quasi un quarto di secolo. L'insolita sua passione per quest'antico umile strumento ci ha incuriosito e lo abbiamo intervistato:

A Verbicaro la Zampogna è chiamata “Suoni”, ovvero fonte di suoni e melodie per eccellenza, quando, in tempi lontani e soprattutto nei piccoli paesi, sostituiva l'organo nelle funzioni religiose e la banda cittadina nelle processioni. Oltre, ovviamente, ad essere utilizzata nelle feste popolari, matrimoni, battesimi e nelle serenate. Mi piace fare il confronto con Frank Sinatra noto appunto con lo pseudonimo “The Voice” perché Voce per eccellenza.
Il mio interesse per la zampogna è da ricercare forse nelle melodie ascoltate da bambino.
La zampogna è uno strumento difficile da suonare, inaffidabile, meteoropatico, bizzarro, capriccioso e al contempo delicato, contrariamente a quanto si può pensare guardandolo da vicino o osservando gli zampognari.Lo strumento che attualmente utilizzo è stato costruito in Calabria ma lo faccio accordare e revisionare periodicamente a Scapoli (IS) o Cassino. A Scapoli ho appreso i primi rudimenti giusto per cominciare a tirare fuori qualche nota; per il resto è studio e fatica come per tutti gli strumenti musicali.
Laddove nell'immaginario collettivo la zampogna viene evocata solo nel periodo natalizio, in realtà è oggi utilizzata, come in passato, in molte feste popolari durante tutto l'anno.Teano non è un paese con tradizioni zampognare, ma è molto vicina al Molise e alla Ciociaria, zone dove si trovano molti costruttori e abili suonatori. Famosi al riguardo sono i centri di Scapoli (IS), Cassino e Villa Latina (FR), Maranola, frazione di Formia.
A Scapoli si tiene ogni anno, nell'ultimo weekend di luglio, uno dei più importanti festival internazionali dedicati alla zampogna e a tutti gli Aerofoni a Sacco. In tale occasione è facile ascoltare le Zampogne dell'Italia meridionale, la Piva emiliana, la Gaita spagnola, la Cornamusa scozzese (Great Highland Bag Pipe), la Ullean pipe irlandese.
A Maronola, si tiene a gennaio di ogni anno un altro importante festival dedicato alla zampogna. Tutte le manifestazioni sono in genere caratterizzate da workshop dedicati agli Aerofoni, esibizioni di gruppi, musiche per le strade, mercatini, ecc.
Dal punto di vista organologico la zampogna appartiene alla famiglia degli Aerofoni a sacco , a suono continuo, senza possibilità di realizzare note staccate. Lo strumento di origini agro-pastorali ha subito pochissime modifiche nel corso dei secoli. La riserva d'aria è realizzata ancora oggi con pelle di capra o pecora (otre) opportunamente conciata, che alimenta a sua volta l'impianto sonoro.Questo, è costituito da quattro canne sonore: la Ritta per la melodia, la Manca che funge da accompagnamento e due Bordoni per le note fisse distanziate di un'ottava. Il suono è prodotto dalla vibrazione delle ance (come per l'oboe) un tempo costruite in canna ma oggi realizzate anche in plastica. Per l'accordatura, oltre che sulle ance, si agisce sui fori digitali chiudendoli parzialmente con la cera d'api.
Fortunatamente sono parecchi gli appassionati che oggi si avvicinano a tale strumento e ad altri strumenti popolari. L'esistenza di un buon numero si costruttori e il proliferare di manifestazioni sulla Zampogna ne sono una prova. Non mancano riviste e libri sull'argomento curati da eminenti etnomusicologi, studiosi e associazioni.
L'approccio ovviamente dipende dalle motivazioni personali, dagli interessi e dal livello culturale.
Pur non rinnegando la cultura e la tradizione popolare, si può spaziare dall'interesse per la musica (e non è poco!) agli aspetti antropologici, etnomusicologici, alle tecniche costruttive, di accordatura e alla fisica della musica che governa il funzionamento dello strumento estremamente complessa anche per un tecnico.
A fronte della esistenza di un mondo così affascinante e, per quanto mi riguarda, ancora tutto da scoprire, l'ascoltatore occasionale o distratto è legato purtroppo all'immagine dello zampognaro un po' cafone, vestito di pelli di animale, con le ciocie ai piedi, questuante nel periodo natalizio.
Non è difficile accorgersi di un malcelato imbarazzo tra la gente che ha modo di ascoltare le melodie, modeste, della mia zampogna. Ma, fortunatamente, la maggior parte della gente che incontro è invece interessata, chiede, fa domande di ogni tipo, vuole sapere: è un buon segno! Io rispondo con entusiasmo, convinto di trasmettere, oltre alle sensazioni che suscitano le melodie suonate, anche qualcosa che riguarda il mondo della zampogna.
Ha scritto Maria C. Nicolai su Pagine d'Abruzzo, rivista multimediale: ”Zampognari giovani e zampognari anziani, zampognari di oggi e zampognari di ieri. Gente abituata ai grandi orizzonti, agli scenari solenni della montagna, a trasformare, nel silenzio dei lunghi viaggi, siano essi fisici o spirituali, il respiro del vento in un sommesso, struggente canto del cuore. Perché essere zampognaro è una condizione dell'anima”.

(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 1 Gennaio)