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il Sidicino
 
 

Mimì e Cocò al convegno ovvero il richiamo delle ciliege

 

Un po' perché non potevo prendere la macchina dal garage e un po' per far piacere al mio amico Mimì, sabato sono finito al Museo dove si svolgeva un convegno su Stefano Delle Chiaie, quello della Scuola di Avviamento Professionale, una scuola di serie “B” rispetto alla scuola media, poi divenuta scuola media quando non ci fu più bisogno di avviare i giovani al lavoro, tanto non lo avrebbero trovato in ogni caso. Non ci volevo proprio andare a quel convegno di anticaglie, ma il furbo Mimì, per invogliarmi, mi ha offerto più d'una birretta al bar in piazza per farmi venire il desiderio di stare seduto.
La sala conferenze era lustra come non mai, con le sedie ben ordinate, un tavolo ornato di velluto blu e una composizione di fiori bianchi e gialli, molto papalini. Ho pensato dovesse arrivare il Papa o, forse, Napolitano. Niente di tutto questo. C'era però il nostro Vescovo con altri preti, di cui uno d'imponente statura con una tonaca d'altri tempi. C'era un professorone, anziano e arzillo, più arzillo che anziano, che ha parlato di cose difficili ma è stato ascoltato con grande attenzione. Forse lo hanno fatto per timore, perché - mi ha detto Mimì - fa parte di una grande Accademia, ma non ho capito se quella di Modena, di Pozzuoli o di Livorno.
Prima di lui ha parlato l'ex sindaco, che non si è occupato di cose amministrative e perciò è stato applaudito. Non mi è sembrato tanto barboso perché ha mostrato un sacco di diapositive di luoghi di Teano e della casa degli lzzolino, quella sulla "Portella", dove ha detto che nacque Delle Chiaie. Poi una piacente signora ha parlato sempre del titolare della Scuola di Avviamento, come se stesse parlando di un amico o del condomino della porta accanto. Di Stefano sa tutto, anche che era irritabile, puntiglioso, caparbio e irriducibile. Doveva essere un tipaccio e forse per questo morì avvelenato.
Più di tutti mi è piaciuto il vice sindaco di Napoli. Meglio lui che la Rosetta dalla voce inascoltabile. Ha detto che vogliono fare un convegno simile anche a Napoli e la cosa mi è parsa alquanto strana perché di solito è a Teano che si cerca di fare cose viste altrove. Però il mondo, a volte, gira al contrario! Ha detto anche che farà la proposta di intitolare a Delle Chiaie una strada importante di Napoli perché quella che ora si chiama cosi è molto periferica. Mi è parso un bel po' disgustato quando è stato detto che la scuola di Teano non si chiama più Delle Chiaie.
Nel dibattito finale sono intervenute molte persone e un certo dottore Delle Chiaie. Mimì, sottovoce, mi ha detto: È il fratello di Stefano. Non ho ascoltato il suo intervento perché sono stato impegnato a fare il conto di quanti anni poteva avere il dottore. Se Stefano nacque nel 1794, ed è certo perché sullo schermo è comparso l'atto di battesimo, ammettiamo che la madre fosse stata giovanissima, l'ultimo fratello non può essere nato più tardi del 1820-25. Il dottore non è proprio giovanissimo, ma non ha mica 190 anni. I casi sono due: o Mimì si è sbagliato o si tratta di un altro Stefano.
Quando il moderatore ha tirato le conclusioni, e io un sospiro di sollievo, erano già passate le otto e non me ne ero accorto. Ormai era tardi per andare a Cappelle, a “CiIiegiando", la grande sagra di Don Italo, dove sarei andato volentieri se Mimì non avesse insistito per farsi accompagnare al convegno.
Mi sono imbestialito con lui, che fu allievo della scuola di avviamento, fino a dirgli: Che me ne frega di questo Delle Chiaie e della tua Scuola di Avviamento. lo ho fatto la Scuola Media. Mi hai rovinato la serata!
A Cappelle avrei mangiato ciliegie, rosse e nere; wurstel alsaziani con crauti e porchetta di Ariccia con ketchup; mi sarei goduto il fresco di Monte Frascara e sicuramente avrei trovato del buon vino bianco fresco. Lì avrei incontrato sindaco e assessori e avrei avuto la possibilità di chiedere il piacere di farmi liberare la porta del garage dalla montagna di immondizie che l'ostruisce, per poter uscire sabato prossimo con la macchina e andare finalmente, da solo, dove mi pare e piace, magari a Cocomerando.

Cocò

(da Il Sidicino - Anno IV 2007 - n. 7 Luglio)