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il Sidicino
 
 

Addio alle armi (intervista a Lucio Salvi)

 
 

A Lucio Salvi, medico di medicina generale (Mmg) uscito dal SSN (Sistema Sanitario Nazionale) per limiti di età, abbiamo chiesto qualche impressione di si lungo viaggio (circa 45 anni di professione a Teano).
- Che cosa è cambiato dal lontano 1962, quando entrò come assistente nell'Ospedale di Teano mentre il compianto dott. Fabrizio Zarone ne usciva perché collocato in pensione?
- In primis, è mutato il rapporto medico-paziente nella direzione che il medico è divenuto paziente ed il paziente saccente è divenuto medico.
Il medico è divenuto paziente perché è costretto ad accogliere... pazientemente tutte le richieste dei malati altrimenti lo cambiano quale medico di famiglia ed il professionista, così seguitando, si verrebbe a trovare senza clientela.
ll paziente, grazie ai mass media (giornali, settimanali, mensili, Mirabella televisivo, ecc.) sa tutto sulla salute o quasi e non ammette deroghe.
Questo sapere diffuso e superficiale potrebbe avere un senso: in fondo anche Martin Lutero affermava che la Bibbia uno se la legge e se la interpreta senza bisogno di intermediari.
Tanto (il sapere che.. pare scientifico) disaffeziona il Mmg che da curante si trasforma in medico incurante!
Il paziente intanto è completamente disamorato. E pensare che, secondo Epitteto, il fondamento della medicina è l'amore! Dimostra il disamore che diviene reciproco l'avanzare della medicina di gruppo: basta trovare qualunque Mmg scrivano che rilasci le prescrizioni da mamma o da zia e spesso dallo specialista suggerite (indotte) ed il cliente resta soddisfatto.
La medicina di famiglia è stata trasformata da un pragmatismo e da una ragione di Stato che poco hanno a che vedere con l'impianto teorico che dovrebbe caratterizzare la disciplina. Sarebbe meglio che sforzi e risorse fossero utilizzati nel migliorare la medicina specialistica, stimolandola a riappropriarsi di quella "genericità" a cui ha progressivamente rinunciato.
Con la istituzione della laurea in scienze infermieristiche, l'infermiere si sostituirà al medico ed a quest'ultimo non resteranno che i conforti religiosi...
È cambiata l'abnegazione del personale infermieristico negli ospedale. Siamo passati dalle infaticabili Suore (suor Onorina, suor Saveria e tutte le altre) agli affaticati infermieri che premettono la loro salute ed i loro orari a quelli degli ammalati.
Non si nasce apostoli, ma non ci si comporta come mestieranti in tema di salute: lo intendano i sindacalisti.
È aumentata la pressione dello Stato sui medici per quanto riguarda le prescrizioni dei farmaci. Tra note, piani terapeutici, protocolli, reports (i resoconti periodici che annunziano squillanti che il Mmg ha superato la spesa media dell'azienda sanitaria) sarebbe auspicabile che la ricetta se la scrivesse... il funzionario contabile! Altro che “scienza e coscienza".
Diceva Pompidou che l'umanità, per curarsi la salute, morirà di fame!
La salute ha i suoi costi crescenti per l'avanzare tecnologico.
Se non si riesce a sostenerli, si provi con... la malattia!
- Del suo lungo cursus professionale, ha qualche particolare ricordo di fatti, misfatti, casi clinici, episodi comunque salienti?
- Certo! Due spiacevoli: il primo, il dover assistere impotente al decesso di pazienti il cui quadro clinico avrebbe comportato l'intervento del chirurgo che non si decideva perché incapace dell'atto operatorio.
Il secondo, l'accanimento terapeutico che, in un caso di embolia ad un arto inferiore di una donna novanteune, suggeri la amputazione con conseguente blocco renale e dolore acutissimo.
Tale da ricordare la confessione di don Luigi Verzè, presidente fondatore dell'lstituto San Raffaele, che ha ammesso di aver fatto staccare la spina; una confessione di eutanasia intrisa di umanità.
Delle ore liete ricordo la passeggiata che con il compianto dottor Laurenza e con altro collega non compianto (perché vivente) si faceva lungo corso Vittorio Emanuele, dopo la visita in corsia. Erano momenti in cui ci si confrontava in cerca della verità nosologica cioè della certezza diagnostica sui malati appena visitati collegialmente. Il dottore Laurenza moriva anni dopo in un incidente d'auto: al pronto soccorso si trovava chi scrive.
Infine un ricordo recente: la rianimazione con massaggio precordiale della giovane rumena Lilli che, calatasi in piscina non sapendone la profondità, ebbe un arresto cardiaco.
Mi sembrò di essere tornato medico dopo anni di abbrutimento mutualistico. Degno epilogo di un'arte oscurata dai viluppi burocratici
Infine, nella luce del tramonto mi si attaglia l'assunto beffardo del filosofo Voltaire: “Il medico abile è un uomo che sa divertire con successo i suoi pazienti mentre la Natura li sta curando".

(da Il Sidicino - Anno III 2006 - n. 12 Dicembre)