L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
 

San Paride senza festa!

 
"SAN PARE VO' BENE AI FURASTIERI". È L'ANTICA "MALDICENZA" DEI TEANESI VERSO IL PATRONO. È FORSE SOLO UNA ESPRESSIONE DI AFFETTO VERSO IL FONDATORE DELLA DIOCESI. TANTE SONO STATE NEI SECOLI LE MANIFESTAZIONI DI GRANDE DEVOZIONE DEL NOSTRO POPOLO VERSO IL PATRONO. ULTIMA, LA FUSIONE DEL NUOVO BUSTO ARGENTEO, NELL'ANNO CONCLUSIVO DEL FULGIDO EPISCOPATO DI MONS. SPERANDEO.
 

La sera del tre agosto, a Teano, non si accenderanno le luminarie. La festa di San Paride, forse per la prima volta dal dopoguerra, non si farà. Al suo posto avremo un surrogato di festa, una sequenza di “concertini” che poco ha a che vedere con lo spirito della festa del Patrono.
Non intendiamo alimentare lo stucchevole amarcord, l'infInita lagna sulle belle cose di un tempo che vanno scomparendo di cui si nutre buona parte della chiacchiera rievocativa gastronomica-musical-culturale. Il fatto è che un importante segno di identità viene smarrito, uno dei pochi momenti di vita collettiva che vedeva, intorno ai cerimoniali religiosi e profani, le strade della festa trasformarsi in un grande salotto dove si svolgeva il piacevole rito degli incontri tra i teanesi rimasti a Teano e i teanesi che vivono fuori.
Nel territorio di Teano da maggio ad ottobre si tengono tante feste. Tutte hanno rappresentato e rappresentano importanti momenti di vita religiosa e culturale per le comunità locali o di quartiere che le organizzano. La festa di San Paride ha avuto sempre qualcosa in più, è stata vissuta come “la madre di tutte le feste”. Cade nel cuore dell'estate, è il momento per chi è andato a lavorare via dal paese di prendere le ferie, di reimmergersi per qualche giorno nel tessuto familiare e sociale cui si è rimasti legati. La cornice della festa favorisce tutto questo, incentiva i momenti di vita sociale, moltiplica gli incontri, scandisce il tempo degli scambi e del divertimento in tutto il territorio della città. È stata vissuta, in poche parole, come la festa dei “rientri”.
È presumibile che una volta oscurata la cornice della festa, andranno affievolenclosi anche i contenuti collettivi e sociali in essa contenuti.
Viene da chiedersi perché si verifichi tutto questo. Il fenomeno appare quanto meno strano anche perché avviene nel momento in cui tutte le feste tradizionali acquistano nuovo vigore e, anzi, si assiste ad una proliferazione di feste sia di carattere religioso che di puro divertimento. Non è da escludere che la causa di fondo risieda proprio in questa eccessiva crescita delle feste. Se ogni piccola comunità locale, ogni aggregato sociale tende ad una affermazione della propria identità, a rinchiudersi nella propria piccola patria culturale o anche religiosa, viene a dissolversi il senso di appartenenza ad un contesto più ampio come è quello richiesto per lo svolgimento della festa patronale. È anche questo un segno di disgregazione sociale, che, paradossalmente, esplode proprio mentre si moltiplicano i tanti piccoli momenti di aggregazione culturale.
Da questo disinteresse verso il contesto comune discende la resistenza dei cittadini ad offrire contributi per una festa che non avverte più come propria. E si comprende pienamente la frustrazione dei componenti del “comitato” nel vedersi offrire contributi talvolta irrisori se non umilianti rifiuti.
Negli ultimi anni la festa si è salvata grazie al sacrificio di poche persone e al sostanzioso contributo comunale. Ma evidentemente un tale stato di vita artificiale non poteva durare a lungo. Per andate avanti è necessario probabilmente rimodulare lo schema di una festa che così come era stato impostato richiedeva un budget troppo elevato.
E chissà che non sia anche il caso di riscoprire, dal punto di vista tutto interno alla fede, la figura di un santo che ha fondato la comunità cristiana di Teano e che meriterebbe, per questo, di occupare maggiore spazio nella coscienza religiosa dei credenti.

(gielle)

(da Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 7 Luglio)