L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
 

... e c'era anche il Capo Stazione

 

C'era una volta il Capo Stazione col fischietto, la paletta ed il cappello. Un suo gesto, sicuro come quello del domatore, aveva il potere di bloccare, in una breve immobilità, pesanti macchine di ferro; ancora un gesto della mano, un fischio, e restituiva al viaggio gli assonnati viaggiatori. Governava un suo piccolo mondo, fatto di orologi di massima precisione, di aiuole un po' esotiche, di altoparlanti che annunciavano, in un improbabile italiano, i brevi e i lunghi ritardi.
Era il guardiano di una simbolica porta per la quale passavano tutti quelli che entravano o uscivano dal paese: staccava il biglietto per chi correva verso sogni lontani, per quelli che erano costretti ad andar via portandosi dietro il sogno del ritorno, per gli altri che vivevano il viaggio quotidiano come una fatica aggiuntiva a quella del lavoro o dello studio.
A suo modo conosceva la vita di molte persone. Sarà stato per questo che il capo Stazione, in un certo tempo, è entrato a far parte della categoria delle autorità cittadine, a fianco del farmacista e del maresciallo.
Le stazioni sono state da sempre luoghi letterati, dove far morire Anna Karenina o dove far incrociare i destini dei viaggiatori nella calviniana notte d'inverno. Sono stati anche i luoghi cinematografici, con la Piovarolo di Totò o il fortino notturno di Sergio Rubini. Al centro di questo microcosmo sempre lui, il Capo Stazione, ad aprire le strade del viaggio con leve e bottoni, a spiare le vite delle persone.
In questo scenario, Teano ha creato il suo piccolo mito: il Capo Stazione di Maiorisi. Fino a qualche decennio fa è esistita una linea ferroviaria che nasceva da Sparanise, traversava Carinola, passava in galleria sotto Cascano e poi, costeggiando il mare, arrivava a Gaeta. Una linea smantellata forse troppo in fretta, se si pensa al turismo di massa che oggi si muove su quella direttrice. Nella stazione di maiorisi lavorava un Capo Stazione che faceva tutto da solo: apriva i segnali, annunciava i treni, dava le partenze, apriva e chiudeva tre passaggi a livello. Ancora oggi, quando a Teano si vuole indicare una persona che si "allarga", che non lascia spazio a nessuno, si cita il povero, tartassato Capo Stazione di Maiorisi.
Da ottobre la stazione di Teano è chiusa. I treni arrivano e ripartono annunciati da una meccanica voce femminile dalle pause perfette. Per le informazioni, basta consultare il quadro luminoso con gli arrivi e le partenze. Tutto funziona a puntino nella nostra silenziosa, tecnologica stazione. Manca solo lui, l'uomo col cappello e il fischietto che faceva di un luogo di transito un luogo di vita.
Il pendolare stanco

(da Il Sidicino - Anno I 2004 - n. 2 Febbraio)