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Erbe velenose - Cicuta

 
(Conium maculatum L.)
 
 

Cicuta! Erba fortemente velenosa che detiene il primato di cattiva fama nella storia dell’antica Grecia, è ricordata per aver cagionato la morte, per avvelenamento del filosofo Socrate che, accettando l’ingiusta condanna, l’assunse in forma di infuso.
In verità , sulla base dei sintomi descritti da Platone nel Fedone, è molto probabile che Socrate avesse bevuto una mistura di veleni composta da cicuta, oppio, stramonio e addolcita con miele e vino.
La cicuta è stata ripetutamente usata nella storia come veleno o, in bassissime dosi, per la preparazione di farmaci analgesici e antispastici, oggi non più in uso! Tutta la pianta è notevolmente velenosa e può portare alla morte. Ciò è dovuta alla presenza di almeno cinque alcaloidi tra cui la coniina, una neurotossina, è l’alcaloide più attivo e agisce a livello delle sinapsi neuromuscolari.
La dose mortale per un essere umano è di pochi grammi di frutti verdi.
La pianta è velenosa sia per il bestiame sia per l’uomo e per questo motivo viene ignorata dagli erbivori. La dose letale per un cavallo è di circa 2 kg di foglie, mentre poco più di mezzo kg è sufficiente per una vacca. La dose letale per una pecora si aggira intorno ai 200 gr, invece i volatili sono immuni.
Il veleno agisce anche indirettamente, cioè porta ad avvelenamento anche in seguito ad ingestione di un animale che se ne era cibato in precedenza.
Da giovane dai fusti, che si innalzano poi fino a raggiungere i due metri, non sono ancora spuntati i fiori, e la pianta non presenta certo tutte le caratteristiche atte a distinguerla. Le foglie fin da giovani appaiono piuttosto grandi, di un verde intenso, meravigliose, alquanto lucide, e nell’insieme della forma, triangolari; dopo averle stropicciate tra le dita emanano odore ripugnante che farebbe desistere dal cibarsene anche l’erbivoro dal gusto più ottuso.Quando invece i fusti acquistano consistenza il distintivo inconfondibile è dato dalle macchie e punteggiature vinose che, sul fusto verde chiaro, appaiono quanto mai evidenti; per questo appunto si chiama maculatum. Individuata in questi particolari, diffidiamo anche dal raccogliere, nelle vicinanze, erbe ad essa simili, perché potrebbe trattarsi di degni figli di questa madre, i quali non le assomigliano che in parte, perché ancora ... in erba. I fiori raccolti in ombrelle composte si trovano non solo alla sommità, come si può constatare in tante ombrellifere, ma sono distribuite abbondantemente in tutte le diramazioni, hanno colore bianco e non sono di eccessiva parvenza.
Ci bastino queste semplici caratteristiche tradotte in termini a tutti accessibili perché possa essere evitato l’errore di raccogliere un’erba estremamente pericolosa. L’avvelenamento causato dalla cicuta si manifesta a brevissima distanza dalla ingestione, con abbondante secrezione di saliva, bocca aspra, difficoltà di parola causata dalla paralisi della lingua, disturbi visivi, vomito, singhiozzo, diarrea; ai quali fa seguito la morte per paralisi respiratoria. Nonostante la situazione generale così gravemente compromessa, la conoscenza si mantiene limpida fino alla fine.
In questa prospettiva poco allegra, apriamo gli occhi in tempo, disposti, nel dubbio, a rinunciare ad una manciata di erba, piuttosto che chiuderli per sempre con notevole anticipo sul previsto.

Sergio Pompa
(da Il Sidicino - Anno XVIII 2021 - n. 4 Aprile)