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Il peccato originale nell'Eden del vulcano

 
i pomodori di Monte Lucno
Il pomodoro seccagno di Casi
 

L'Eden non era in Persia né a Damasco, ma sul vulcano di Monte Lucno. Non è un giardino, ma un campo coltivato con frutti proibiti. Il più buono è il “Costoluto”, aspro al contatto, si rileva poi dolce, maschio ma non macho. Il grappolo del “Pietrarossa” invece è turgido, vigoroso, ha il colletto scuro come un seno e va accarezzato con la mano prima di metterlo in bocca: è la tentazione di Eva. Tondo, liscio, si presenta il “Seccagno”, antica e autoctona cultivar sidicina, cambia colore e dal verde al rosso seduce con tutte le sfumature del demonio: è la lussuria di Eva, lo scandalo al sole. Rosso, piccolo e rotondo è il delitto più sensuale. Ha la pelle di Eva e una dolce solidità della polpa misurata in gradi “Brix”, che qui pronunciamo in “Brixy”, indiavolata variazione di sexy: è il peccato originale.
Per americani e conquistadores era velenoso (proibito, appunto), dunque solo ornamentale. Gli italiani e i francesi osarono invece addentarlo, perché famelici e cacciatori di afrosidiaci: a Parigi fu “Pomme d'amour” e da noi “mala aurea” (mela d'oro), o pomodoro. Per gli altri è ancora il velenoso tomato atzeco.
Solo nel terreno del vulcano il pomodoro sa di pomodoro: un tripudio di sapidità e dolcezza. Difatti Pablo Neruda, per rendere sapido il pomodoro cileno, ha dovuto usare cipolla, olio, sale, prezzemolo, patata, arrosto, sugo…
Da quelle parti “l'abbondanza senza ossa, senza corazza, senza squame né spine” non sa di niente.
Al vulcano di Monte Lucno è nostalgia di paradiso.

Sergio Pompa
(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n. 9 Settembre)