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Un interessante ciclo di affreschi di Vincenzo Luigi
Torelli nella chiesa dell'Annunziata di Presenzano
 
Fig. 1 Cona
 

Alterata nel suo originario aspetto rinascimentale, affiancata da una torre campanaria a pianta quadrata articolata in due ordini e una base aperta ad arco - unico avanzo del primitivo impianto sorto su una delle torri medievali dell’antica cinta muraria - la chiesa dell’Annunziata di Presenzano prospetta sulla piazza principale del paese con una facciata neogotica, frutto dei rimaneggiamenti ottocenteschi. Come l’esterno anche l’interno conserva poco o nulla dell’originario arredo decorativo e liturgico. È fortunatamente sopravvissuto alle devastazioni correlate alle operazioni belliche di cui fu teatro la zona da settembre a dicembre del 1943, il ciclo di affreschi che, realizzato nel 1938 dal pittore pugliese di nascita ma campano d’adozione Vincenzo Luigi Torelli, si distribuisce tra la parete di fondo del presbiterio, la volta a scodella dell’abside e la volta a botte lunettata della navata. In particolare, sulla parete di fondo del presbiterio l’artista affrescò, entro finte architetture costituite soprattutto da fronti parietali trabeati - che danno l’illusoria sensazione della continuità delle strutture reali in quelle fittizie - una sorta di Cona in stucco aperta al centro da una nicchia, nella quale è posta una statua del Cuore di Gesù, sormontata da un articolato ed elaborato fregio, ai cui lati si dispiega un movimentato stuolo di angeli e cherubini in atteggiamento orante nei riguardi di un calice eucaristico (fig.1). Sulla volta a scodella, invece, ognuno dei quattro riquadri che originano dall’innesto di altrettante fasce decorate da angeli con una stella cerchiata posta al suo apice, ospita la rappresentazione di una delle Virtù cosiddette cardinali, un tempo indicate anche come “virtù dell'uomo”, ossia di quelle virtù - la Prudenza, la Giustizia, la Fortezza e la Temperanza - che, secondo la religione cristiana, hanno funzione di «cardine» nei riguardi di tutte le altre virtù in quanto strettamente correlate a quelle intellettuali: dalla sapienza alla scienza, dalla fede alla ragione, dal bene all’intelletto. Ispirandosi verosimilmente ad analoghi cicli presenti nelle chiese napoletane e campane, il Torelli raffigurò le virtù come allegorie femminili, sedute, e tuttavia con attributi iconografici essenziali, talvolta non convenzionali quando non anche di incerta interpretazione o modificati, aggiungendo, per di più, accanto ad ognuno di esse, con una originale soluzione che trova qualche precedente in area abruzzese-molisana nella pittura di Paolo Gamba, i Simboli degli Evangelisti (fig.2). Sicché se abbiamo la certezza di trovarci di fronte alla rappresentazione della Giustizia, affiancata dall’aquila, attributo iconografico di s. Giovanni, nel riquadro in basso a destra di chi guarda che vede una fanciulla reggere una spada nella mano destra e una bilancia a bracci uguali perfettamente in equilibrio nell’altra, non altrettanto possiamo dire per le restanti altre tre virtù, inspiegabilmente raffigurate: la prima in alto a sinistra, affiancata da un uomo, attributo iconografico di s. Matteo, con un ramoscello nella mano sinistra e con ai piedi una cesta da cui fuoriesce un serpente a sette teste; la seconda, di rincontro, coronata e affiancata da un toro, attributo di s. Luca, mentre addita ad un uomo mascherato prostrato ai suoi piedi un Signum Christi, ossia un disco, circondato da fiamme, con il monogramma IHS, abbreviazione del nome di Gesù in greco, di sanbernardiniana memoria; la terza, in basso a sinistra, affiancata da un leone, simbolo iconografico di s. Marco, con una bandiera in mano nell’atto di mostrarla ad un uomo seminudo, accasciato ai suoi piedi, che stringe nelle mani uno specchio e un guadino (una rete a forma di cono utilizzato per catturare i pesci nei fondali bassi). Il ciclo continua nella volta a botte lunettata della navata con un’originale composizione, costituita da due riquadri inseriti entro modanature ottagonali che si integrano per mezzo di un fascio di luce come a formare una sorta di dittico, raffiguranti Dio Padre e la Colomba dello Spirito Santo (fig.3) che comunicano alla Vergine, tramite un angelo, l’Annuncio dell’avvenuto concepimento di Gesù (fig.4). A far da corona ai due riquadri, quattro tondi con la rappresentazione nelle sembianze di angeli delle tre virtù teologali, Fede, Speranza e Carità e quella cosiddetta minore della Pazienza, identificabili per gli attributi iconografici costituiti nell’ordine dalla croce, da un’ancora, da un cuore e da un giogo (figg. 5-6-7-8). Il ciclo si conclude con la raffigurazione nelle sei unghie della volta di Angeli con simboli mariani (rosa, torre, giglio, corona, specchio, stella).
Vincenzo Luigi Torelli fu una personalità d’artista di buona caratura, autore di una copiosa e suggestiva produzione, puntuale nel disegno, accordata nel colore, ricca a tratti di notevoli spunti creativi ma ancora informata sugli esiti della pittura post secessionista con alcune reminiscenze decò e orientaliste. Originario di Sannicandro Garganico, presso Foggia, dov’era nato nel 1893, il Torelli si trasferì giovanissimo in Campania, a Marano, dove sposò una giovane del posto, tale Elisabetta Moyo. Nella cittadina alle porte di Napoli decorò con dipinti ed affreschi, nella prima fase della sua attività, tra il 1930 e il 1932, la chiesa parrocchiale di San Castrese, la chiesa conventuale di Santa Maria degli Angeli, nonché le chiese dello Spirito Santo e di Vallesana. Sue opere si ritrovano, negli anni successivi ad Aversa, nelle chiese di San Nicola, di S. Giovanni Evangelista, di S. Maria la Nova e di S. Marco Evangelista e in alcune località dell’agro aversano, in particolare a Lusciano, dove affrescò tra il 1940 e il 1942 gran parte della chiesa dell’Assunta, a Sant’Arpino, nella chiesa di S. Elpidio, a San Marcellino, nella chiesa eponima, a Villa Literno, nella chiesa di S. Tammaro, a Succivo in Casa Comune, a Trentola Ducenta nella chiesa di S. Giorgio. Il Torelli fu particolarmente attivo anche nella zona atellana, realizzando a più riprese, tra il 1929 e il 1934, alcuni cicli di affreschi nella parrocchiale di San Massimo ad Orta di Atella (abside, soffitto e cappella del Sacro Cuore) caratterizzati da un veemente cromatismo. Alla committenza ecclesiastica vanno aggiunte, sempre ad Orta d’Atella, le decorazioni nel palazzo Di Lorenzo e quelle del gazebo nel giardino di casa La Bella. Fu a lungo attivo anche nel Napoletano, oltre che a Casandrino dove, nella cappella di S. Francesco da Paola della chiesa dell’Assunta sono documentate due delle sue prime opere, datate 1929, e a Caivano dove affrescò diverse cappelle del santuario della Madonna di Campiglione. Non meno consistente per quantità e qualità la produzione del Torelli nella restante provincia di Terra di Lavoro che registra un intervento, datato 1929, a Marcianise in Palazzo De Franciscis, un altro nella chiesa di san Michele a Curti, quello testé descritto nella chiesa dell’Annunziata a Presenzano e soprattutto una serie di affreschi, datati 1928, i suoi lavori più antichi ad oggi conosciuti, nella chiesa di S. Pietro Apostolo di Portico. Nel Beneventano si registra, invece, un solo unico intervento, tuttavia impegnativo, nella chiesa Madre di San Bartolomeo in Galdo, con un ciclo di affreschi, datato 1940 e variamente distribuito tra presbiterio, volta absidale e l’aula ecclesiastica, cui si accompagnano una Pietà e una Via Crucis dell’anno successivo.
Sporadica, invece, la sua attività nella vicina Puglia: si ha notizia solo di una Deposizione nella cappella dei Misteri della Chiesa Madre nella natia San Nicandro Garganico e di due affreschi nella chiesa di S. Giacomo di Lucera.
Il pittore morì a Pescara nel 1942.

Franco Pezzella
(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 06 Giugno)

Fig. 2 Virtù cardinali
 
Fig. 3 Dio Padre e la Colomba
dello Spirito Santo
 
Fig. 4 Annuncio dell’avvenuto
concepimento di Gesù
 
Fig. 5 Fede
 
Fig. 6 Speranza
 
Fig. 7 Carità
 
Fig. 8 Pazienza