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Indice Franco Pezzella
 
 
È di un seguace di Paolo de Matteis la pala dell’altare
maggiore della Collegiata di Santa Maria della
Misericordia a Pignataro Maggiore
 

Seguace di P.de Matteis, Vergine del Pilar che appare a san Giacomo,
Pignataro Maggiore, Collegiata di Santa Maria della Misericordia
 

Sulla parete absidale della Collegiata di Santa Maria della Misericordia di Pignataro Maggiore, immediatamente a ridosso dell’altare maggiore, è dato vedere un dipinto settecentesco ritenuto dai fedeli e dai cultori di storia locale la rappresentazione della Madonna con il Bambino venerata da san Rocco. Invero, ad una più attenta disamina iconografica, la pala si configura come la raffigura della Vergine del Pilar che appare a san Giacomo apostolo. A ben osservare, infatti, ai piedi della Madonna, seduta su un groppo di nuvole, circondata da angeli e con tra le braccia il Bambino, è ben visibile una colonna (pilar in spagnolo), un attributo iconografico specifico della Vergine che, venerata con questo titolo presso l’omonimo santuario di Saragozza, capoluogo dell’Aragona, è patrona della regione e più in generale dei popoli ispanici. Non è un caso, peraltro, che Pilar sia un nome femminile molto comune in tutta la Spagna e in America Latina.
A rafforzare la convinzione che ci troviamo di fronte ad un’immagine della Vergine del Pilar concorre, inoltre, la raffigurazione in basso a sinistra del dipinto, di un folto gruppo di devoti abbigliati alla spagnola oltre che la presenza di san Giacomo - riconoscibile come tale, ancorché iconograficamente molto simile a san Rocco fatto salvo l’assenza del classico cagnolino e del bubbone pestifero sulla gamba - per la conchiglia che porta cucito sul saio, il cappello da pellegrino adagiato ai suoi piedi e il bastone. L’iconografia della Madonna del Pilar fa infatti generalmente riferimento alla predicazione apostolica di san Giacomo in Spagna: un’antica tradizione vuole che l’apostolo, lasciata la Palestina, sia andato a diffondere il cristianesimo nella penisola iberica ma che, deluso dall’inefficacia della sua predicazione, nei pressi di Saragozza fosse in procinto di abbandonare l’impresa, allorquando il 2 gennaio dell’anno 40, sulle rive del fiume Ebro, seduta sopra una colonna di quarzo, gli apparve la Vergine con la richiesta di erigere una chiesa nel luogo di quel prodigio. La stessa tradizione riporta che la colonna fu posta da san Giacomo nel punto dove si trova tuttora: si tratta di una colonna di alabastro, ricoperta completamente in seguito di bronzo ed argento, che si può toccare e baciare attraverso un oculo. Circa la presenza di tale iconografia mariana a Pignataro, essa va senza dubbio collegata alla dominazione spagnola sotto la quale il regno di Napoli soggiacque dal 1504 al 1734; è infatti ipotizzabile che l’introduzione del culto nella zona fosse stato importato già alcuni secoli prima di questa attestazione - inizialmente per devozione domestica e poi pubblica - da Consalvo Ernandes di Cordoba, aragonese, conquistatore e primo viceré del regno dal 1504 al 1506, che si fregiava, tra l’altro, del titolo di duca della vicina Sessa Aurunca; o, in altra ipotesi, dalla figlia Elvira, andata in sposa a don Luigi, duca di Carinola e Mondragone. In ogni caso la pala pignatarese - che in un precedente scritto io stesso, fuorviato dalla presenza di un Crocifisso sul davanti che ne impedisce in parte la visione, avevo dato per scontato trattarsi di una Madonna con il Bambino venerata da san Rocco datandola intorno al 1772 e attribuendola al pittore afragolese Angelo Mozzillo - si colloca, invece, alla luce di questa nuova e più accorta rilettura, a poco oltre la metà del secolo, forse intorno al 1757, anno di riedificazione della chiesa di Santa Maria della Misericordia; vuoi, anche, perché ripete quasi testualmente l’omonimo dipinto realizzato alcuni decenni prima dal pittore cilentano Paolo De Matteis per la chiesa della Trinità degli Spagnoli di Napoli - ad un cui seguace va evidentemente attribuito - dipinto così descritto dallo storiografo napoletano Bernardo De Dominici: «…assai migliore è quello ch’ei fece nella chiesa della Santissima Trinità de’ Spagnuoli, situato sopra quello dell’altar maggiore, in cui figurò la Beata Vergine col Bambino, che sopra una colonna apparisce a san Giacomo apostolo delle Spagne, con altre divote persone, poiché oltre dell’esser ben concepito e ben disegnato, egli è dipinto con robustezza di colore e con ottimo intendimento di chiaroscuro, essendovi una bella gloria al di sopra, e con bel componimento di figure nel basso». Della tela napoletana - donata, nel 1880, dal viceconsole olandese a Napoli Alfred Bourguignon, all’allora costituenda pinacoteca della Certosa di San Martino, poi passata nelle collezioni del Museo di Capodimonte, ma momentaneamente in sotto consegna al Museo del Centro storico culturale di Gaeta - il dipinto di Pignataro riprende quasi alla lettera l’impianto iconografico fatto salvi pochi particolari quali: la mancanza dello stemma della croce rossa e blu sulla base della colonna, l’assenza della rappresentazione della piccola immagine della Vergine del Pilar sostenuta dagli angeli in volo nonché quella della figura di un discepolo alle spalle di san Giacomo, la scomparsa del gradino su cui poggiava il cappello da pellegrino dello stesso santo. Anche la forma dei due dipinti è diversa: quadrata e angolata agli angoli superiori quella del dipinto napoletano, rettangolare e centinata quella di Pignataro. Quanto all’artefice della pala pignatarese, il suo nome va ricercato, come si preannunciava, tra uno dei più virtuosi allievi del pittore cilentano, ossia Giuseppe Mastroleo, Domenico Guarino, i fratelli Antonio, Gennaro e Giovanni Sarnelli, Michelangelo Buonocore, Francesco Peresi, Nicola De Filippis, Vincenzo Fato, Antonio Fumo, Giuseppe Scala, quanto, non anche, tra una delle figlie del pittore stesso, Mariangela, Felicia ed Emanuela, la prima delle quali, la più dotata, è ricordata dal già citato storiografo settecentesco De Dominici, come quella che «disegnò ragionevolmente a concorrenza de’ migliori scolari del Padre» e come artefice di numerosi ritratti e composizioni sacre e profane «parte copiati dal Padre, e parte d’invenzione». Non avevano, invece - è sempre il De Dominici a sentenziare - «tutto il sapere, che in miglior grado» possedeva Mariangela le altre due sorelle anche se lo storiografo dissertando di Emanuela scrive che come Mariangela «ha dipinto con gran spirito varie istorie, e favole, che ha copiate dall’opera del Padre, ed ha dipinto anche alcune cose di propria invenzione che sono ragionevoli».

Franco Pezzella
(da Il Sidicino - Anno XVIII 2021 - n. 12 Dicembre)

 
P.de Matteis, Vergine del Pilar che appare a san Giacomo,
Gaeta, Museo del Centro storico culturale