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Indice Franco Pezzella
 
 
Bologna, 24 febbraio1526: Leonetto Mazzara, un gentiluomo
teanese all'incoronazione dell'imperatore Carlo V
 
Robert Peril, Corteo trionfale di Carlo V a Bologna, foglio V
 

Nella Sala del Trono del Museo Civico di Urbania, la graziosa cittadina posta ai piedi delle colline che circondano la valle del fiume Metauro in provincia di Pesaro e Urbino, sono esposti, all’interno di una lunga teca che ne consente la lettura senza interruzioni, ben trentanove fogli incisi all’acquaforte dall’artista monacense Nicolaus Hogenberg - considerati, a ragione, un unicum della produzione calcografica cinquecentesca - i quali raffigurano, a guisa di fregio narrativo, il corteo trionfale che, il 24 febbraio del 1530, accompagnò il papa Clemente VII (al secolo Giulio de’ Medici) e Carlo V d’Asburgo per le vie di Bologna, dopo che questi era stato incoronato dal pontefice Imperatore del Sacro Romano Impero nella basilica di San Petronio. La serie, lunga quasi 12 metri, una delle poche conservate integralmente, s’inquadra, con un’analoga ma più contenuta composizione in silografia dell’incisore fiammingo Robert Peril, il cui esemplare più notevole si conserva all’Albertina di Vienna, nell’ambito di una sfilza di iniziative, per così dire “propagandistiche”, messe in campo dall’entourage imperiale – e costituite prevalentemente da pubblicazioni illustrate composte per lo più da poche pagine, quanto non anche da semplici fogli sciolti come una sorta di volantini moderni – con lo scopo di diffondere la memoria dell’avvenimento in tutt’Europa, specialmente in area spagnola. Giusto per citare qualche esempio in proposito, si ricordano La maravillosa Coronación del Invictissimo y Serenissimo Cesar Don Carlos Emperador…, di Anonimo, edita a Siviglia in quello stesso 1530 e il Triumpho Imperial maximo sobre la refulgente coronacion segunda del sacro Charolo...di Díaz Tanco, edito nello stesso anno a Valencia. Ampi resoconti dell’avvenimento ricorrono naturalmente in quasi tutte le cronache bolognesi, nonché nei carteggi e nei diari dei contemporanei. Tuttavia la fonte letteraria a cui sembrano essersi ispirati sia Nicolaus Hogenberg sia Robert Peril, pare sia stata, secondo gli storici dell’arte, il volume Caroli V coronationis historia di Heinrich Cornelius Agrippa di Nettesheim, edito ad Anversa nel 1530. Come sembrerebbero confermare, del resto, pur in assenza di cenni descrittivi dei luoghi, le rappresentazioni dei numerosi personaggi, laici e prelati, sovrani ed esponenti della nobiltà di varie città e corti europee che erano al seguito dell’imperatore secondo la cronaca. In particolare ci preme mettere in evidenza che tra i personaggi raffigurati nel foglio VIII di Hogenberg e nel foglio V di Peril si distinguono i vessilliferi don Juan Manrique, figlio del conte di Aguilar, con lo stendardo imperiale dell’acqua bicipite, Lorenzo Cibo, capitano della guardia papale, con lo stendardo della Crocifissione, quello stesso che fu dispiegato secondo la tradizione nella guerra contro i turchi, il conte Ludovico Rangone con lo stendardo della Chiesa e il teanese Leonetto Mazzara con lo stendardo di papa Clemente VII. Di quest’ultimo personaggio sappiamo poco o nulla fuorché fosse un gentiluomo e che si trovasse in quel contesto al seguito di Ferrante Sanseverino Principe di Salerno. Si dà il caso, però - come riporta sulla scorta di fonti dell’epoca lo storico bolognese Gaetano Giordani nel suo Della venuta e dimora in Bologna del sommo pontefice Clemente per la coronazione di Carlo V celebrata l’anno MDCCC Cronaca con note documenti ed incisioni, edito a Bologna nel 1892 - che il principe Sanseverino avendo desiderato di portare lo scettro imperiale ed essendo stato invece disposto dai cerimonieri che questo onore spettasse all’ambasciatore di Spagna, dichiarandosi indisposto, avesse derogato il compito di portare lo stendardo del papa cui era stato delegato, al nostro Mazzara per ripiego. La stessa fonte riporta pure che l’imperatore, informato che il principe lo aveva ingannato e aveva comunque seguito la cerimonia travestito, si irritò non poco ma che per evitare di turbare la celebrazione e soprattutto per continuare a godere della sua fedeltà per le future campagne militari che lo attendevano, lasciasse scorrere lo sgarbo subito. Dal canto suo il Principe, avvedutosi del suo errore, per farsi perdonare seguì l’imperatore in Germania e nelle Fiandre nelle guerre contro i Francesi, nonché nella guerra d’Africa contro gli Ottomani, salvo, in seguito rinnegarlo di nuovo, per altre circostanze, e passare alla fazione francese. In ogni caso Leonetto Mazzara partecipò al corteo in rappresentanza del Sanseverino, indossando un prezioso vestito da parata, forse quello stesso che avrebbe dovuto indossare il Principe, in groppa ad un superbo destriero, con il compito di brandire lo stendardo del pontefice; il quale era costituito dallo stemma della famiglia Medici - che prevedeva sei figure rotondeggianti, i cosiddetti bisanti volgarmente dette palle, cinque smaltati di rosso e uno più grosso, di azzurro, caricato di tre fiordalisi d’oro - accollato a chiavi decussate e sormontato dalla tiara papale.

Franco Pezzella
(da Il Sidicino - Anno XVIII 2021 - n. 7 Luglio )

 
Nicolaus Hogenberg, Corteo trionfale di Carlo V a Bologna, foglio VIII