L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Franco Pezzella
 
 
Nicola Grimaldi da Pietravairano, cardinale diacono
di Santa Romana Chiesa
 
Il card. Nicola Grimaldi in un’incisione di Girolamo
Rossi tratta da un ritratto di Odoardo Vicinelli
 

Nel concistoro del 17 maggio del 1706 papa Clemente XI elevava al rango di cardinale diacono di Santa Maria in Cosmedin Nicola Grimaldi, esponente di una delle famiglie patrizie più insigni nel Regno di Napoli, titolare di molti feudi tra cui, fin dal 1596, con il titolo di marchese, anche quello di Petra, l’attuale Pietravairano, dove, nel palazzo di famiglia, il neo cardinale era nato il 6 dicembre del 1645.
Prima di illustrare più compiutamente la figura di questo prelato riteniamo opportuno, però, dare qualche chiarimento sulla carica che, con la nomina di Clemente XI, il Nostro andò ad occupare. In passato, i cardinali diaconi, provenienti per la maggior parte da famiglie di grande nobiltà, aiutavano, alla pari dei cardinali preti e dei cardinali vescovi, il papa nell’amministrazione della diocesi di Roma e della Chiesa. Si dividevano in “palatini” e “regionali” a seconda che amministrassero i sei uffici del palazzo del Laterano o i sette dipartimenti o rioni (regiones) di Roma. In quest’ultimo caso, in numero di quattordici (due per rione) gestivano ed erano responsabili delle “diaconie”, ossia di quelle chiese di Roma che, come una sorta delle nostre moderne “Caritas”, esercitavano la carità per i poveri di Roma e assistevano i pellegrini. Altro compito del cardinale diacono era quello di cantare il Vangelo durante la liturgia delle cosiddette “stazioni papali”, una serie di veglie accompagnata dal digiuno che si celebravano in alcune chiese di Roma nel periodo quaresimale.
Ma ripercorriamo le tappe che avrebbero portato il Grimaldi al cardinalato. Figlio di Francesco, terzo marchese di Pietravairano, dopo gli studi - compiuti verosimilmente prima con dei precettori nella stessa Petra e poi presso il collegio dei Gesuiti di Roma, dove, destinato alla carriera ecclesiastica, era stato mandato fin dal 1665 - il giovane Nicola fu nominato, nel 1670, referendario della Segnatura di Giustizia, ossia del tribunale supremo della Curia romana, competente per cause sia ecclesiastiche che civili su tutto il territorio dello Stato Pontificio, all’epoca governato da papa Clemente X. Sicché il successore di questi, Innocenzo XI, informato delle buone attitudini messe in mostra dal Grimaldi durante il suo mandato, non tardò ad inserirlo nella prelatura e al governo di alcune città della Chiesa. In successione il Nostro fu, infatti, governatore per due anni, dal 1687 al 1689, della provincia di Campagna e Marittima, una delle unità amministrative in cui era diviso lo Stato Pontificio, costituita grosso modo dall’attuale Lazio meridionale, e nel biennio successivo governatore di Perugia e dell’Umbria. Ritornato a Roma, dove intanto si era insediato papa Innocenzo XII dopo la morte del predecessore, il Grimaldi restò praticamente senza uffici fino al 1696 quando fu nominato Segretario della Congregazione delle Acque, un organismo della Curia, costituito da sei cardinali, che aveva il compito di vigilare sul funzionamento e la manutenzione di strade e ponti e soprattutto sull’efficienza degli acquedotti che portavano a Roma l’acqua necessaria.
L’11 dicembre del 1701, al termine del mandato, che aveva durata quinquennale, lo raggiunse, su nomina di Clemente XI, che era subentrato sul trono pontificio ad Innocenzo XII l’anno prima, la carica di Segretario della Congregazione dell’Immunità Ecclesiastica, un altro organismo della Curia, che aveva le funzioni di vagliare le controversie attinenti alla violazione della giurisdizione e dei privilegi ecclesiastici ad opera dei tribunali laici (la cosiddetta immunità religiosa), nonché quella di Segretario della Congregazione dei Vescovi e Regolari, carica che sovente veniva scelta tra i prelati più prossimi al cardinalato (come sarebbe appunto accaduto), essendo questo dicastero - costituito da ben nove cardinali - deputato al controllo delle attività dei vescovi oltre che ad analizzare la conduzione dei vari conventi. Con l’elezione a cardinale il Grimaldi fu investito anche dell’importante nomina fiduciaria a legato apostolico di Bologna, carica triennale che il neo cardinale tenne dal 13 settembre del 1706 al 13 settembre del 1709.
Per inciso la legazione apostolica, al cui vertice c’era appunto il legato apostolico, era una delle cinque entità amministrative - insieme a dodici province, al Contado Venassino (regione storica francese che si sviluppa intorno ad Avignone) e ai due territori di Benevento e Pontecorvo in cui, nell’ambito di una riforma degli assetti politici-amministrativi, Clemente XI aveva intanto suddiviso lo Stato Pontificio per un più capillare ed efficace controllo del territorio con il precipuo scopo di contrastare i dannosi effetti dei privilegi, sia aristocratici che comunali, all’origine dello scarso e scorretto funzionamento dell’apparato statale. Ancorché godesse della fama di uomo forte e severo durante il suo mandato Grimaldi fu accusato dai detrattori di aver favorito durante la guerra di Secessione spagnola il passaggio dei due reggimenti asburgici in marcia dal Napoletano in Lombardia, che, guidati dal generale Alessandro de Bonneval, dopo aver sostato alle porte di Bologna il 31 maggio del 1708, avevano occupato prima Cento, Bondeno e il porto di Comacchio e poi Magnavacca e la torre di Argenta, all’epoca parti integranti dello Stato Pontificio. In realtà il cardinale non aveva ritenuto opportuno opporre resistenza per paura di un minacciato saccheggio della città. Subito dopo, però, in previsione di un coinvolgimento dello Stato Pontificio nel conflitto che si andava oramai estendendo in tutt’Europa, formò una milizia urbana costituita da un reggimento di granatieri, da tre di fanteria e da duemila guastatori, per un totale di circa ottomila uomini.
Appena ebbe fatto ritorno a Roma, Clemente XI, per premiarlo della fattiva collaborazione, condotta «con singolare equità e giustizia» come avrebbe ricordato il fratello Giovanni Battista, lo nominò Prefetto della Congregazione della Sacra Consulta, un’istituzione della massima rilevanza che aveva tra i suoi compiti la risoluzione di controversie giurisdizionali, feudali ed amministrative, nonché l’interpretazione delle leggi. Una funzione quella di Prefetto che Grimaldi tenne praticamente fino alla morte che lo colse il 25 ottobre del 1717, non prima, tuttavia, che l’8 giugno dell’anno precedente, dismessa la diaconia di Santa Maria in Cosmedin e ordinato presbitero, avesse assunto il titolo di cardinale presbitero di San Matteo in Merulana. La salma, così come aveva disposto nel testamento redatto due anni prima, fu tumulata, con somma mestizia, in una modestissima tomba nella vicina chiesa dei frati cappuccini della Santissima Concezione di via Veneto, come tuttora ricorda una lapide adorna del solo stemma di famiglia e di una breve epigrafe fatta apporre dal fratello Giovanni Battista. Un’altra lapide, che ne ricorda oltre che i titoli le virtù, fu fatta apporre dallo stesso fratello nella cappella di famiglia sita nella chiesa di Santa Maria della Vigna a Pietravairano. In essa è ricordato, peraltro, che «visse per quaranta anni e sei giorni solo con pane ed acqua» sopportando «con costanza la lunga avversione al cibo e i dolori nefritici fino alla morte».

Franco Pezzella
(da Il Sidicino - Anno XVII 2020 - n. 5 Luglio)

Pietravairano, Chiesa di Santa Maria della Vigna,
Cenotafio del card. Nicola Grimaldi