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Indice Angelo Nicosia
 
 

Un'epigrafe medievale di Teano

 
 

Ripropongo la lettura di un'interessante iscrizione a1tomedieale conservata nel Museo diocesano nella cripta della cattedrale di Teano, in quanto in passato essa è stata edita dal De Monaco in maniera non corretta (1). Si tratta di una spessa lastra opistografa di marmo bianco riusata sul retro per la sepoltura del vescovo Vincenzo Serafino Asculano morto nel 1615. La foto della prima facciata, che reca il nostro testo altomedievale, è stata poi pubblicata in un opuscolo del 2002, dove però non è riportata la trascrizione ma viene indicata solo una generica datazione al VI-VII secolo (2). A causa del riuso nel 1615 la lastra e stata accorciata ai lati destro e sinistro con perdita di porzioni di testo all'inizio e alla fine dei righi; inoltre il testo mostra diverse lettere incise con solchi a cordone poco profondi, perciò, a causa anche dell'usura della superficie, ne risulta compromessa la completa leggibilità.
La lastra misura cm 112x74 ed ha uno spessore di cm 9,5. Il testo altomedievale si sviluppa in cinque righi con lettere di altezza pressoché uniforme pari a cm 6. 1 righi non hanno la stessa lunghezza e risultano accostati a bandiera sulla sinistra, ma in origine probabilmente essi dovevano essere più o meno centrati rispetto allo specchio epigrafico. Per questa ragione dobbiamo pensare che manchi una buona porzione della lastra sul lato sinistro, almeno cm 60, e almeno cm 10 sul lato destro, per compensare la lunghezza di un corpo umano adulto (cm 112+60+10 = cm 182 +). Non è sicuro se i due incavi di ancoraggio con grappe presenti in alto e in basso siano pertinenti al riuso del 1615 o più verosimilmente alla tomba altomedievale, che, in quest'ultimo caso. considerata la loro posizione decentrata verso sinistra, confermerebbero la maggiore mancanza della lastra su quel lato e una minore porzione su quello destro. Non sappiamo se si trattasse di una tomba a parete o a pavimento, anche se l'usura delle lettere farebbe propendere piuttosto per questa seconda possibilità. Il testo dunque manca di tutte la parti iniziali dei righi che, per simmetria dell'ordinatio e per la diversa lunghezza di quelli rimasti, essi dovevano essere diversi in lunghezza da rigo a rigo.
Ho fatto alcune visite sul posto per osservare bene alcuni dettagli dell'iscrizione in quanto i lembi delle guide dei due montanti che sostengono la pesante lastra coprono le ultime lettere alle estremità dei righi e la inopportuna coloratura delle stesse lettere ne pregiudica la precisa lettura di alcune parti (3). Il testo direttamente leggibile è il seguente:
1 - - -? HICREQUIESCITINSOMNOPACIS. (crux)
- - -ACOBUSHUMILISDIACONUS.
- - -IVIXITANNOS.
- - - MSQADA- - A - PERATISPEOFU - - -
5 - - -? PRECES
Il testo tramandato dal De Monaco è il seguente: HIC REQUIESCITIN SOMNOPACIS / iACOBUSHUMILISDIACOVUS / + VIXITANNOS / OMSQACHAPPERATISPEOFCIA / ECES (con le lineette di abbreviazione poste sopra la M e la H del rigo 4); che l'autore trascrive: Hic requiescit in somno pacis - Iacobus Humilis diaconus - + vixit annos - Omnis qui ad acha properatis pro eo faciatis - preces.
Mancano sia i segni di interpunzione e sia lo spazio tra le parole per cui le lettere si susseguono ininterrottamente una dopo l'altra (ad eccezione della parte finale del rigo 4); alle fine dei righi sono presenti 2 o 3 punti a forma di triangolo disposti o verticalmente o obliqui. Sempre al rigo 4: sulla M iniziale di MS vi è la lineetta di abbreviazione per contrazione; una lineetta di abbreviazione per troncamento è presente anche al di sopra della A prima di –PERATIS; la P in PEO ha il segno obliquo centrale di abbreviazione per p(ro) eo.
La lettura proprio del rigo 4 appare particolarmente difficile: come accennato sopra, le lettere iniziali e finali sono coperte dalle guide dei montanti metallici e le lettere intermedie sono molto usurate e conservano tracce dei sottili solchi alterati o coperti dalla impropria coloratura. Tuttavia della prima lettera del rigo davanti alla M, si nota un segmento verticale che curva in alto e in basso e che perciò non può che essere una O, e ciò è confermato anche dalla lettura fatta dal De Monaco prima che la lastra venisse inserita nelle guide. Per l'ultima lettera del rigo dopo la FU- si nota un'asta verticale diritta con una lieve traccia dell'attacco della stanghetta obliqua che quindi può essere riferita ad una N. Non mi spiego come il De Monaco abbia potuto leggere FCIA, quando la U al posto della sua C è chiarissima.
Problemi di lettura presenta anche la parte centrale dello stesso rigo 4, dove sono rimaste le tracce di leggeri segmenti di lettere a volte confusi anche dalla coloratura posticcia, e cioè nello spazio tra QADA- - - e - - - PERATJS, che tuttavia mi pare doversi integrare con buon margine di sicurezza con ULaP per avere - - - QADAULAPPERATIS- - - con la lineetta di troncamento sulla A centrale per aula(m), e la prima P con il segno obliquo di abbreviazione per p(ro), come peraltro è confermato dalla lettura del De Monaco. Anche in questo caso non mi spiego come questo attento autore abbia potuto leggere acha al posto di aula(m) (4).
Dunque propongo la seguente trascrizione di ciò che resta dell'epitaffio con l'invocazione finale (fig. 1):
[- - -?] hic requiescit in somno pacis (crux}
[- - -?] (I)acobus humilis diaconus / [- - -?] (qu)i vixit annos
- - -. Om(ne)s q(ui) ad aula(m) p(ro)peratis p(ro) eo fu(ndatis)
preces.
Traduzione: Qui riposa nel sonno della pace Giacomo, umile diacono, che visse anni.... Tutti voi che vi avvicinate verso la casa di Dio per lui pronunciate preghiere (5).
Riguardo alla datazione al VI-VII secolo attribuita all'iscrizione dall'editore della foto nell'opuscolo prima citato (6), bisogna osservare che le caratteristiche paleografiche del testo, soprattutto le particolari forme delle lettere O simile al numero 8 e della C simile ad una ipsilon, fanno pensare piuttosto ad una data di qualche secolo posteriore, per esempio tra il IX e il X sec., quando sono attestate nella stessa regione iscrizioni con una paleografia e con un tratteggio dei caratteri simili ai nostri (7).
Sulla precisa provenienza della lastra non si hanno informazioni: i materiali che ora si trovano nella cripta della cattedrale di Teano furono là collocati tra il 1977 e il 1979, anno di inaugurazione del museo, raccogliendo “tutti i reperti epigrafici e scultorei della cattedrale distrutta [nel 1943], conservati prima, senza alcuna inventariazione, in vari locali dell'episcopio e del seminario” (8). Il De Monaco ricorda, purtroppo in maniera generica, che l'iscrizione “fu rinvenuta poco lontano dalla tomba di S. Paride”, luogo corrispondente all'ambiente terminale della cripta ora trasformata in museo. Queste notizie farebbero pensare che la sepoltura originaria, quella del nostro testo altomedievale, dovesse trovarsi nella cattedrale antica, edificata presso la tomba di S. Paride, che venne poi ampliata a più riprese fino alla forma e alle proporzioni attuali (9). Tuttavia la vaghezza di queste notizie al più ci possono assicurare che la tomba del 1615 del vescovo Asculano, per la quale fu riusata la lastra, doveva trovarsi nell'ambito della cattedrale, ma certo non ci garantiscono che la precedente sepoltura del diacono Giacomo si trovasse nello stesso luogo: in teoria non si può escludere che la lastra originaria possa provenire da qualche altra chiesa di Teano e perfino da qualche altra località.

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BIBLIOGRAFIA
CAUTELA e MAIETTA 1983 - G. Cautela e I. Maietta 1983, Epigrafi e città. Iscrizioni medievali e moderne nel Museo di San Martino a Napoli, Ivi 1983.
DE MONACO 1957 - A. De Monaco, Glorie nostre. Cenni di XV secoli di storia religiosa da documenti inediti e rinvenimenti archeologici. Teano 1957.
DE MONACO e ZARONE 2007 - G De Monaco E G. Zarone, La cattedrale di Teano, Sorrento (NA) 2007.
GRAY 1948 – N. Gray, The Paleography of Latin Inscriptions in ltaly, in Papers of the British School at Rome, XVI, 1948-
Museo 2002 – Guida al Museo Diocesano di Teano-Calvi, coordinamento scientifico Ugo Dovere, (Musei diocesani della Campania), Castellammare di Stabia 2002.
RUGO 1978 - P. Rugo, Le iscrizioni dei sec. VI-VII- VIII esistenti in Italia, IV, I ducati di Spoleto e Benevento. Cittadella (PD) 1978.

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NOTE
(1) - De MONACO 1957, pp. l99-200.
(2) - Museo 2002, p. 43.
(3) - Durante gli ultimi sopralluoghi sono stato coadiuvato dal Presidente dell'Associazione “Erchemperto” Pasquale Giorgio e dai suoi collaboratori che ringrazio per la loro disponibilità.
(4) - Per altro il il De Monaco scrive che l' “interpretazione di questa iscrizione.., è del P. Ferrua S.J”, il quale “crede che ACHA stia per acquas e forse, dice, vi era un pozzo” (DE MONACO 1957, p. 199). Alla pagina seguente il De Monaco aggiunge che “al terzo rigo manca l'età del defunto perché egli stesso l'aveva preparata e dopo la sua morte nessuno pensò a completarla”, senza considerare che gli anni dovevano essere, invece, indicati nella porzione a sinistra del rigo 4 che ora è mancante.
(5) - Ringrazio i proff. Heikki Solin e Paola Caruso per i loro preziosi suggerimenti nell'interpretazione del rigo 4.
(6) - Anche alcune altre iscrizioni presentate nell'opuscolo risultano non bene collocate cronologicamente (Museo 2002, pp. 42-45). Il De Monaco non propone alcuna datazione.
(7) - Per la forma della O si confronti con le iscrizioni nel Museo Provinciale Campano di Capua datate al X secolo e per la C con quella a Cimitile (Nola) dell'875 rispettivamente in GRAY 1948, nn. 135-136 nella tabella a p. 134 e pp. 137-138 e n. 128 nella tabella a p. 126 e p. 132; poi anche in Rugo 1978, nn. 102. 104 e 106 (Capua). La forma di ambedue le lettere si riscontra anche in un'iscrizione dell'848 proveniente dal Salernitano: Cautela e Maietta 1983, pp. 163-164 e fig. 192.
(8) - De Monaco e Zarone 2007, p. 104. A p. 109 viene annotato che “alcune iscrizioni” furono recuperate da altre chiese di Teano distrutte dalla guerra.
(9) - De Monaco 1957, pp. 65 e ss.; De Monaco e Zarone 2007, pp. 27-28.

Angelo Nicosia
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 10 Ottobre)