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Recensioni: “Storia di Pignataro in età moderna, il Seicento

(prima metà)”
 
di Antonio Martone, casa editrice “Giuseppe Vozza”, Caserta
 
 

È stato appena pubblicato, per i tipi dell'editore Giuseppe Vozza (Casolla di Caserta), un bel libro del prof. Antonio Martone: “Storia di Pignataro in età moderna, il Seicento (prima metà)”. Quello del professor Martone è un bel libro che affronta il tema complesso delle stimolanti relazioni tra storia e microstoria, che introduce i fatti illustrandone “lo sfondo” civile e religioso e che ci parla della storia di Pignataro ricordandoci avvenimenti significativi e allo stesso tempo singolari, che ormai erano stati dimenticati: le conseguenze della rivolta di Masaniello, il banditismo, il processo contro suor Giulia De Mercone ed il concubinato di don Fabio Vecchio.
Lo sfondo civile e religioso è quello del Regno di Napoli nella prima metà del Seicento, quando a Napoli, a Capua e a Calvi vivevano importanti prelati e santi sacerdoti: gli arcivescovi Ascanio Filomarino e Roberto Bellarmino, i vescovi Fabio Maranta e Gennaro Filomarino, i parroci don Tommaso Barricello e don Giovanni Todisco.
Il Seicento, si sa, è stato un periodo di gravi crisi economiche e sociali e i Vicerè che governavano il Regno di Napoli (spesso incapaci e megalomeni) imponevano continuamente gabelle e balzelli alla povera popolazione già provata dal banditismo, dalla carestia, dai terremoti e dall'annona. Ed è su questa difficile situazione sociale che si sofferma il libro del prof. Martone, che parla delle vicende pignataresi in rapporto alla storia del Regno di Napoli di allora. L'istituzione dell'Hospitale, il maritaggio di una povera zitella, il concubinato di don Fabio Vecchio, il trasferimento della sede vescovile da Calvi a Pignataro, il Sinodo Diocesano del 1631, l'aggressione al vescovo Gennaro Filomarino avvenuta nel 1636 ed il saccheggio di Pignataro del 4 gennaio 1648, rappresentano i diversi aspetti del secolo, segnato dalla povertà, dalla violenza e da una fede traballante. Un ospizio per pellegrini, spiega Martone, si trovava a Pignataro intorno all'anno 1587, nell'anno 1611, invece, fu celebrato il matrimonio di una zitella povera, grazie ai ducati donati dal vescovo Mezio per la dote. Mons. Mezio infatti, aveva donato 300 ducati alla Confraternita di Santa Maria della Misericordia per l'acquisto di beni stanziali la cui rendita ogni anno assicurava 12 ducati da destinare come dote ad una zitella povera del paese. Il concubinato di don Fabio, invece, accadde nel 1623 ed il curato pignatarese fu processato, incarcerato nel convento di Calvi e perfino accusato di procurato aborto. È interessante leggere nel libro: le dichiarazioni del querelante e dei testimoni, e le motivazioni della sentenza che portarono alla condanna dello sventurato prete e all'esilio.
La sede vescovile, invece, fu trasferita da Calvi a Pignataro nel 1648, in seguito all'incendio del palazzo vescovile caleno ad opera dei soldati del Duca Diomede Carafa di Maddaloni che aveva accusato il vescovo Filomarino di tradimento. Interessante anche il ricordo del sinodo diocesano del 1631: si descrivono i partecipanti alla processione, la vecchia basilica di San Casto, gli esaminatori sinodali, le istanze dei campieri ed il carcere per i chierici che non facevano la tonsura dei capelli. Nel 1936, poi, Camillo Pettrone usa violenza contro il vescovo Filomarino. Nel libro il Martone ricostruisce l'episodio ricordando il fatto, le ingiurie, l'assalto al palazzo vescovile e il processo con la difesa e i testimoni. Un altro importante avvenimento ricordato dal Martone è il saccheggio di Pignataro, avvenuto il 4 gennaio 1648 per mano delle truppe del Duca di Maddaloni a causa dell' uccisione di don Giuseppe Carafa durante la rivolta di Masaniello e la vendetta del Duca Diomede, fratello di Giuseppe, che con il saccheggio volle dare una lezione al vescovo caleno Gennaro Filomarino, fratello del cardinale di Napoli Ascanio. Particolare interesse rivestono nel libro anche gli aspetti della vita sociale: l'attività amministrativa, la vita religiosa, quella familiare e gli atti notarili e parrocchiali.
L'attività amministrativa nel casale di Pignataro aveva delle consuetudini interessanti: nella piazza dell'Ulivo, per esempio, si radunavano i principali capifamiglie per approvare le proposte avanzate dagli eletti. Interessante anche la vita religiosa in paese nel Seicento: le sante visite, il culto mariano, le chiese e le cappelle: S. Maria della Misericordia, S. Maria di Loreto, S. Giorgio, Grazzano e la cappella dei Lanzi. A quel tempo, ricorda il Martone, a Pignataro vi erano 462 fuochi per 85 casati e dai registri parrocchiali si scoprono interessanti notizie sull'andamento delle nascite e dei matrimoni e delle morti in paese. Poi il Martone ci parla del parto, del battesimo, della mammane, dei figli nati prima del matrimonio, dei casi di incerta paternità, degli bambini esposti, dei padrini, dei cresimanti, delle doti, dei corredi, dei tanti morti ammazzati, dei forestieri, degli zingari, degli sposi (l'età minima richiesta per le donne era di 12 anni, per l'uomo 14). Infine le conclusioni, che noi ci sentiamo di condividere, soprattutto in relazione alla vita morale del clero: i processi avviati contro suor Giulia De Mercone e contro il canonico don Fabio accusato di concubinaggio e procurato aborto ci danno un' idea chiara della situazione morale in cui viveva il clero. Il processo contro Camillo Pettrone poi rappresenta un altro esempio della società violenta del Seicento. Sembra di rivedere lo sfondo dei Promessi Sposi, e non solo per il periodo storico (tra il 1628 e il 1630) al tempo della dominazione spagnola, ma anche per il messaggio manzoniano: suor Giulia, don Fabio, Camillo Pettrone, il Duca di Maddaloni, il Cardinale Filomarino, l'aggressione al vescovo ecc. rappresentano l'umanità di sempre, l'umanità fatta di tanti poveri e pochi ricchi, di tanti popolani e pochi nobili, di tanti malvagi e pochi buoni, di tanti superbi e pochi umili. Come Manzoni il Martone ci descrive questa umanità con i suoi pochi pregi e molti difetti.

Paolo Mesolella
(da Il Sidicino - Anno X 2013 - n. 10 Ottobre)