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Calvi Risorta: l'Archeoclub ritrova il sarcofago di San Casto

 

L'Archeoclub Caleno va alla ricerca del sarcofago di San Casto, rinvenuto a Calvi Vecchia nel lontano 1960 e lo ritrova nel cortile del Museo archeologico di Santa Maria Capua Vetere, abbandonato a se stesso, senza alcun riferimento a Calvi né all'epoca in cui è stato realizzato (il III sec. d. C.). Non solo: lo ritrova per puro caso perché, dopo essere stato esposto per una ventina d'anni nell'antiquarium dell'Anfiteatro Campano, sta per essere sistemato in un deposito. Eppure il sarcofago “riscoperto” è di una bellezza unica e meriterebbe di stare in cattedrale vicino alla lastra di sarcofago della Contessa Gualferada. E' completamente di marmo figurato e rappresenta sei figure alate, divise per tre da un grande medaglione con vicino “erotes” e lepri. Sul lato sinistro infatti, vi sono raffigurati un cane, due putti alati con due lepri in mano ed una figura femminile. Poi c'è un medaglione e a destra si ripete la stessa scena del cane dei putti alati tra le lepri. Il grande sarcofago, sebbene non presenta alcun segno di riconoscimento, fu ritrovato negli anni 60, in località San Casto Vecchio, nei pressi della basilica paleocristiana di San Casto, proprio sotto il ponte dell'autostrada durante i lavori di costruzione. Di esso parla il grande Johannowsky nella sua relazione preliminare agli scavi di Cales del 1961, dove parlando degli scavi nella basilichetta paleocristiana di San Casto Vecchio scrive: ”Nell'abside, sotto il pavimento, erano quattro sarcofagi con copertura a due spioventi, di cui uno figurato in marmo bluastro, forse microasiatico, misurante 2,20x0,88x0,71 di altezza. Lo schema del lato anteriore è quello dei sarcofagi con stagioni, sostituite qui da erotes cacciatori di lepri, con al centro due vittorie ai lati di un medaglione rimasto anepigrafe. Sui lati corti sono delfini incrociati.. il senso di volume delle figure e la notevole attenuazione della linea del panneggio delle vittorie fanno rientrare il sarcofago nel cosiddetto periodo di transizione tra il 260 e il 280 d. C. Prima cioè della costruzione della basilica di san Casto Vecchio, molto probabilmente proprio per ospitare il corpo del santo. Il sarcofago è stato sistemato, in maniera anonima nel cortile del museo archeologico, nascosto tra le aiuole, vicino ad altri due sarcofagi (anch'essi anonimi) rinvenuti a Castel di Sasso. All'interno di un altro cortile del museo, dove c'è la scala che porta al piano rialzato, i soci dell'archeoclub hanno visto un altro sarcofago molto simile a quello caleno della principessa Gualferada, con un medaglione ed una figura togata, ma anch'esso anonimo, non è stato possibile identificarlo. Sembra comunque caleno. Da qui la richiesta dell'Archeoclub e del suo Presidente Mesolella, di riportare il sarcofago caleno a Calvi. Magari in cattedrale per unirlo alla lastra di marmo della principessa Gualferata, sistemata nei pressi della sagrestia. Piuttosto che giacere abbandonato, nel più completo anonimato in mezzo ad un cortile, è meglio per Calvi e per la stessa amministrazione calena che ritorni a Calvi nella splendida cattedrale di San Casto.

Paolo Mesolella
(da Il Sidicino - Anno VIII 2011 - n. 11 Novembre)