L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Roberto Meneghini
 
 

UN AFFRESCO MEDIOEVALE CON RAFFIGURAZIONE

DI S. BARTOLOMEO PRESSO TEANO
 
1 - Foto Meneghini - 1974
 
Il giorno stesso della consegna alla redazione de “il Sidicino”, questo articolo è stato inoltrato dall'autore ai CC del Nucleo Tutela Patrimonio Culturale. Il maresciallo Sebastiano Antoci, che ha ricevuto il materiale, vi ha riconosciuto l'affresco di S. Bartolomeo, sequestrato dalla polizia greca nel 2009 a un commerciante clandestino d'arte che nascondeva il reperto sull'isola di Schoinussa, nelle Cicladi. L'opera si trovava assieme agli affreschi medioevali con le immagini di due santi rubati nel 1982 dalla grotta delle Formelle, fra Pignataro e Calvi. Mentre questi ultimi sono stati restituiti all'Italia il 24/3/2009, l'affresco da Teano rimase depositato presso il Museo di Arte Bizantina di Atene, dove si trova tuttora, poiché non se ne conosceva la provenienza. Grazie alla sua identificazione sarà ora possibile recuperare anche questo raro esemplare di pittura medioevale sottratto al patrimonio artistico italiano e restituirlo al Comune di Teano. Si può auspicare che l'opera, integrata con i lacerti rimasti in situ, venga trasferita stabilmente presso il nuovo Museo Archeologico della città.
 
2
 

Nel 1974, nel quadro di un seminario di studi sul percorso della via Latina organizzato dal compianto professor Ferdinando Castagnoli, chi scrive, allora studente universitario di Topografia Antica alla “Sapienza” di Roma, si recò a Teano per realizzare delle ricognizioni archeologiche assieme al collega Roberto Petriaggi che poi, per molti anni, divenne funzionario del Ministero per i Beni Culturali e Ambientali.
Tra i molti, interessanti, ritrovamenti compiuti allora ve ne fu uno che oggi, dopo un furto vandalico, assume particolare importanza.
Durante le ricognizioni dell'area extra-urbana a S-O di Teano, in un appezzamento boscoso in contrada S. Bartolommeo (allora in proprietà del sig. Michele Broccoli e ora posseduto dal sig. Giancarlo Di Petrillo), lungo la SP 31, furono infatti rinvenuti i resti di un edificio di età romana, quasi completamente nascosto dalla folta vegetazione, sul quale insisteva un moderno casale a torre (foto Feola - 1 - 2015).
Il poco che rimaneva visibile della struttura mostrava un paramento in mattoni databile, approssimativamente, al I sec. d.C. e complessivamente i resti apparivano quelli di un muro rettilineo con lacerti di una teoria di piccole volte a crociera al centro del quale si apriva (e si apre tuttora) un cunicolo voltato che conduceva alla porta di accesso, sormontata da una lunetta, di un ambiente quadrato.
La lunetta era decorata da un affresco medioevale raffigurante un personaggio barbato, nimbato e benedicente che l'iscrizione dipinta permetteva di identificare come S. Bartolomeo lasciando intendere che il luogo di culto potesse trovarsi all'origine del toponimo stesso del luogo (foto Meneghini - 1974).
L'ambiente a pianta quadrata al quale si accedeva aveva le pareti rivestite dall'intonaco originario con presenza di molti graffiti, perlopiù illeggibili, tra i quali se ne distingue uno con formula di dedica e un altro lasciato da un subdiacono di nome Sangrus.
Dalle caratteristiche costruttive e, soprattutto, dalla sua collocazione extraurbana su di una altura dominante il paesaggio dei dintorni, è possibile identificare l'edificio con un grande mausoleo di epoca imperiale, forse a pianta centrale con pronao, intorno al quale poteva dispiegarsi un'area sepolcrale più vasta, sia dal punto di vista dell'estensione topografica che di quella cronologica, come sembrano dimostrare i rinvenimenti di ossa umane e di tombe che, ancora nel 1974, la proprietà del fondo dichiarava di rinvenire in coincidenza con l'esecuzione dei lavori agricoli.
L'affresco che raffigura l'apostolo Bartolomeo trova stringenti confronti con il ciclo pittorico originario della chiesa di S. Angelo in formis, tanto nel trattamento dell'immagine quanto nei particolari dell'iscrizione, consentendo di datarne l'esecuzione alla fine del secolo XI o ai primissimi anni del XII.
In quest'epoca Teano entrò nella sfera di interesse dell'abate di Monte Cassino Desiderio come centro fornitore di spolia necessari alla ricostruzione dell'abbazia che venne consacrata nel 1071.
La città si trovava in quella che è stata definita: “congiuntura proto-normanna”, in cui iniziò il declino del potere longobardo davanti all'ascesa di quello normanno, coincidente con una nuova stagione culturale diffusa anche in altri centri di Terra di Lavoro.
Non è un caso, infatti, se a Teano, tra la fine dell'XI e la prima metà del XII sec., vennero ristrutturate o ricostruite la cattedrale e altre due chiese principali: S. Paride ad fontem e S. Benedetto.
In base a una fonte ottocentesca (Napoli – Amm.ne dei beni dei rei di stato nella Stamperia Reale, Nota di beni confiscati ai rei di stato, Napoli 1800, p. 41) sembra che, ancora in quegli anni, l'area contraddistinta dal toponimo S. Bartolomeo venisse anche denominata “Vico”, permettendo di ipotizzare la presenza di un vicus o di un agglomerato medioevale al quale doveva afferire il citato sepolcreto.
I neo proprietari normanni della zona vollero probabilmente infondere nuovo vigore alla piccola comunità rurale che doveva essersi da tempo aggregata attorno ai resti del mausoleo romano ristrutturando e decorando con l'immagine dipinta del santo quella che era ormai divenuta una chiesa o una cappella campestre.
Purtroppo, in una data che non conosciamo, l'immagine è stata in parte asportata con effetti deturpanti sui resti dell'affresco come risulta anche dalle immagini fotografiche realizzate nel 2015 e immesse in rete da Domenico Feola. Non resta che augurarsi che la fortuita documentazione, realizzata più di quaranta anni or sono, possa essere utile anche per l'eventuale recupero dell'opera.

Roberto Meneghini (1)
(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n.11 Novembre)

3 - Foto Feola 1 - 2015
 
4 - Foto Meneghini - 1974
 
5- Foto Feola 2 - 2015
 
(1) Curatore Archeologo presso la Sovrintendenza ai BBCC di Roma Capitale. Indirizzo mail: roberto.meneghini@comune.roma.it