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Vita del Club Sidicino /

“VIVERE LIBERE: la lotta delle donne afghane
e iraniane per la libertà” - Incontriamoci a
Capua per celebrare la festa dell'Europa
 
 

Il tema della condizione femminile, delle differenze tra uomini e donne nel mondo del lavoro, della famiglia e della società in generale, è stato affrontato sabato 27 maggio 2023, presso la Masseria Giosole a Capua, dove i Centri EUROPE DIRECT Roma Innovazione, Caserta e Siena, in collaborazione con l’Associazione culturale Club Sidicino e la FIDAPA BPW Italy di Teano, hanno organizzato, in occasione della Festa dell’Europa che cade il 9 maggio, un momento di riflessione sulla situazione delle donne in Afghanistan e in Iran.
Il dott. Nicola Salvi, Presidente del Club Sidicino di Teano ha salutato i convenuti e ringraziato la Presidente della FIDAPA di Teano, prof.ssa Maria Rosaria Musella e i coordinatori dei centri Europe Direct, dott. Vincenzo Girfatti, dott.ssa Claudia Salvi, dott.ssa Angelita Campriani, che hanno contribuito in modo fattivo all’organizzazione della serata.
Prima dell’intervento del relatore, Prof. Daniele Pasquinucci (Professore ordinario di Storia delle relazioni internazionali, Cattedra Jean Monnet in Storia dell'integrazione europea - Università di Siena – DISPOC), il direttore del Museo Archeologico di Teano, dott. Antonio Salerno, ha portato la sua testimonianza sul tema parlando del suo viaggio in Iran, dove si è recato per ricevere un premio.
Durante la sua permanenza in quel paese ha avuto modo di rendersi conto di quale sia la condizione delle donne iraniane ed ha riferito che essa varia secondo lo stato sociale, la religione, il luogo in cui esse vivono, sottolineando come, non nelle città ma nei paesi, nei villaggi, nelle campagne, la sottomissione agli uomini sia particolarmente forte.
“Il convegno di stasera- ha esordito poi il prof. Pasquinucci- riveste una grande importanza perché contributo affinchè si continui a prestare attenzione a quanto sta accadendo in Afghanistan e, per situazioni diverse, in Iran, in quanto il danno che si sta producendo si ripercuote non solo sulle donne di quei paesi ma sugli uomini e sulle donne di tutto il mondo. La peggior colpa che noi potremmo avere nei confronti di queste persone è l’indifferenza”.
Perché la questione femminile riguarda anche noi?
Per spiegare la interconnessione, la universalità dei diritti, il prof. ha citato i versi di una poesia scritta da un pastore tedesco antinazista, Martin Niemoller:
"Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me, e non c'era rimasto nessuno a protestare".
Nell’estate del 2021 il contingente americano ha lasciato l’Afghanistan (accordo di Doha del 2020, firmato da Trump e poi sottoscritto da Biden) consegnando il potere ai talebani che hanno rapidamente instaurato un regime oscurantista e violento nel quale i diritti dei cittadini, e in particolare quelli delle donne, sono apertamente conculcati.
Alle donne afghane è preclusa l’istruzione, lo sport, il lavoro, il contatto con occidentali; possono essere picchiate e arrestate nel caso non rispettino le prescrizioni derivate da una interpretazione dei testi sacri.
Non meno importante è sapere che le violenze c’erano anche quando erano presenti gli americani ma, allora, era stata creata una rete di supporto psicologico che i talebani hanno completamente demolito.
Le poche ONG ancora presenti sul territorio riferiscono di problemi non solo psicologici ma psichiatrici di queste donne che vivono una vita orribile, di violenze, reclusione e preclusione, e che non ricevono alcun aiuto.
Ormai sono fantasmi.
In Iran la condizione delle donne è diversa, possono frequentare l’università ma, per quanto siano istruite e capaci, non hanno accesso a posti importanti, di potere, perché considerate inferiori dalla società patriarcale che, tra l’altro, impedisce loro di viaggiare al di fuori del paese, di ricorrere all’aborto e di far uso di contraccettivi.
Ricordiamo che nel settembre del 2022, la morte di Mahsa Amini, uccisa a Teheran dalla polizia morale per aver indossato in modo inappropriato l’hijab, ha suscitato lo sdegno delle donne iraniane, che hanno dato il via a una vera e propria rivolta, tutt’ora in corso e che coinvolge ampi strati della popolazione, contro il brutale regime teocratico degli ayatollah.
Perché il controllo del corpo delle donne è importante nei regimi autoritari, soprattutto in quelli fondati su base religiosa?
Come una donna si veste, come si trucca, è espressione di libertà di diritti, controllare il corpo significa entrare nel privato, nell’intimità delle persone; l’emancipazione è vista come ostacolo alla costruzione di una società coesa, o pseudo-coesa che potrebbe innescare un processo di democratizzazione che conferirebbe loro addirittura il diritto al voto.
Quali sono i costi della repressione dei diritti delle donne?
Rinunciare alle donne significa rinunciare a creatività, istruzione, preparazione, competenze.
Perché la questione femminile riguarda anche noi?
In Italia, sempre più spesso si parla di femminicidi, di diritti che, di fatto, sono negati alle donne, di una parità con gli uomini raggiunta solo sulla carta.
“Secondo il Global Gender Gap Index, il rapporto pubblicato dal World Economic Forum, per valutare i progressi fatti verso la parità di genere nei settori della politica, dell’economia, dell’istruzione e della salute di 153 paesi, nel 2019 l’Italia si classificava al 76esimo posto.
Complice il retaggio di una mentalità patriarcale, che ha visto nel corso della storia le donne “solo” mogli e madri senza percepire la cura e la dedizione nei riguardi della famiglia come un vero e proprio lavoro, un impegno anche educativo, soprattutto nei riguardi dei figli.
Tuttavia questo modo di pensare, seppure del tutto anacronistico, ha ancora effetti sulle scelte di molte ragazze e lavoratrici che subiscono determinate forme di ragionamento.
Solo recentemente sono state promulgate leggi che tutelano le donne dal femminicidio, dallo stalking e dalla violenza domestica. In ambito lavorativo, invece, nonostante esistano leggi che prevedono la parità di trattamento tra uomini e donne e il divieto di licenziamento per le donne in stato di gravidanza, molte sono costrette a scegliere tra vita professionale e vita familiare rinunciando ai figli sin dai primissimi mesi di vita con un’eco sulla crescita e sul rapporto molto forte” (Claudio Besso - donne.it).
Le leggi ci sono, peccato che manchino gli asili nido, la parità di stipendio, la protezione dopo una denuncia di violenza domestica, e che sia ancora bassa la percentuale di donne ai posti di potere.
Non tutte le donne ambiscono a diventare ministri della Repubblica o capitani di industria ma una vera democrazia dovrebbe garantire i mezzi perché ciascun individuo abbia libertà di scelta.
“L’autoritarismo nasconde sempre ignoranza, incapacità e insicurezza, pertanto non ammette né collaborazioni, né controlli, né contrappesi democratici, altrimenti l’ignoranza, l’incapacità e l’insicurezza sarebbero evidenti a tutti”.

Paola Melillo
(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 6 Giugno)