L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Carmen Melese
 
 

Padri non si nasce, lo si diventa

 
 

Molto bella da leggere e meditare è la lettera apostolica “Patris corde” che Papa Francesco ha scritto in occasione dell'anno di San Giuseppe, patrono della Chiesa universale. “Con cuore di padre” il Papa ha parlato di un santo straordinariamente attuale, e in prossimità della Pasqua non potevano raggiungerci parole più belle e più vere.
I Vangeli dicono poco di Giuseppe e non riferiscono nessuna frase da lui pronunciata. Tuttavia si possono cogliere le qualità che lo resero prezioso agli occhi di Dio, tanto da diventare lo sposo di Maria, e padre del Bambino che la donna amata portava in grembo. Pur non avendolo generato fisicamente, Giuseppe scelse di essere padre legale di Gesù, dandogli un nome, una storia, e tutto l'amore di cui un figlio ha bisogno.
I Vangeli ci dicono che era uomo “giusto” e faceva il carpentiere, cioè lavorava il legno e la pietra. Un mestiere che permetteva di vivere in maniera dignitosa e che Gesù stesso apprese da lui certamente fin dall'adolescenza.
Nell'iconografia tradizionale Giuseppe è rappresentato come uomo anziano, con la barba e spesso con un giglio tra le mani, simbolo di purezza. In realtà potrebbe essere stato solo di pochi anni più grande di Maria, considerato che le ragazze, secondo le consuetudini del tempo, si sposavano assai presto.
Alcuni santi vengono ricordati per i miracoli, altri per le doti oratorie, o per l'aiuto elargito ai poveri. San Giuseppe viene ricordato per il silenzio, per l'ascolto, per l'obbedienza al disegno divino, scaturita da un atto di volontà e non certo da rassegnazione... Gli episodi raccontati nei Vangeli ci mostrano un uomo coraggioso, pronto a far fronte in maniera realistica alle avversità della vita.
San Giuseppe, “cerniera tra Antico e Nuovo Testamento”, è l'uomo di cui si fida il Cielo: in lui Gesù vede e sperimenta la tenerezza di Dio.
Elogiando San Giuseppe, il Papa ha voluto elogiare anche tutte quelle persone che vivono lontano dalla ribalta, ma che pure fanno la storia, intessendola di luce. Sono persone comuni che, restando umilmente al proprio posto, esercitano ogni giorno pazienza, infondono speranza, seminano corresponsabilità.
“Dove sei stato posato, fiorisci!” Ci sono rose che nascono in giardini meravigliosi, e margheritine che spuntano dal cemento. Eppure ogni fiore dà lode a Dio, così come ogni persona può dare il proprio piccolo contributo per rendere la vita più bella.
La presenza di San Giuseppe è discreta e nascosta. Tuttavia, osserva il Papa, il suo è un “protagonismo senza pari nella storia della salvezza”. È un uomo che ha sperimentato le notti insonni del dubbio, la paura della persecuzione, il disagio e la nostalgia del migrante. Ha affrontato la difficoltà del viaggio a Betlemme, e poi la fuga in Egitto per sfuggire ad Erode, comportandosi sempre come sposo e padre amorevole. Erri De Luca afferma che Giuseppe ha dimostrato di essere uomo profondamente innamorato, e mai passivo. La sua obbedienza è esemplare, perché Giuseppe si affida a Dio anche quando le cose non si svolgono secondo i propri piani di vita, quando ciò che sta vivendo non è comprensibile e sembra non avere alcun senso. Giuseppe accetta una verità inverosimile, quella della gravidanza di Maria per opera dello Spirito Santo, e lo fa per amore, perché solo l'amore può farti accettare ciò che non puoi capire.
Ai papà di oggi cosa suggerirebbe San Giuseppe? Certamente l'importanza di trasmettere educazione, valori e regole, con perseveranza, parole appropriate e soprattutto con l'esempio. Padri non si nasce, lo si diventa. Un padre – conclude Papa Francesco - deve rendere il figlio capace di scelte, di libertà, di partenze. E alla fine deve essere disposto a mettersi da parte, nel momento in cui il figlio diventa autonomo e cammina da solo sui sentieri della vita.

Carmen Melese
(da Il Sidicino - Anno XVIII 2021 - n. 3 Marzo)