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Forte come la morte è l'amore

 

Uno dei testi più belli dell'Antico Testamento è il Cantico dei Cantici. Il titolo, in ebraico shir-hashshirìm, ha valore di superlativo e può essere quindi tradotto anche come “il cantico più bello”. Il poema è stato tradizionalmente attribuito al re Salomone, modello della letteratura sapienziale. Quel che è certo è che l'autore del testo, composto con molta probabilità a Gerusalemme, è un poeta assai raffinato, capace di emozionare i lettori di ogni tempo e cultura.
L'origine del Cantico si può ricercare nelle feste che accompagnavano la celebrazione del matrimonio, mentre i migliori paralleli si trovano nei canti d'amore dell'antico Egitto.
Il componimento, che secondo gli studi più recenti risalirebbe al V-IV sec. a. C., tratta il tema più universale del mondo: l'amore, descritto in ogni sua sfumatura. La natura è un elemento fondamentale: vigne, giardini, boschi, con la presenza di greggi, cerve, gazzelle, tortore... Gli alberi descritti sono i cedri del Libano, le palme, i cipressi...
Un universo generoso di paesaggi, profumi, sapori è lo sfondo su cui si muovono due giovani innamorati. Tra le parole del lessico amoroso, compare di frequente il termine ebraico dodì, che significa “il mio amato”. La sposa è chiamata “sorella mia, mia amica, mia colomba...” Da notare che il termine “sorella” qui non indica consanguineità, ma, come nei canti egiziani, è l'appellativo con cui l'amato si rivolge all'amata.
Nei dialoghi che intercorrono tra lo sposo e la sposa, espressioni di tenerezza si alternano a frasi passionali. Le immagini poetiche sono di grande nitidezza. La primavera viene descritta come stagione propizia all'amore. Tutto si risveglia dopo il lungo inverno. Sbocciano i narcisi e i gigli delle valli, rinverdiscono “i monti degli aromi” diffondendo nell'aria fragranze di aloe e nardo, spighe di grano ondeggiano nei campi, maturano frutti succosi. Si gustano miele, vino e latte. L'amore celebrato è fatto di parole sussurrate, di sguardi, di abbracci, di corse... Il mondo appare come un giardino incantato da cui si irradiano colori, suoni, sensazioni... Dalla lettura del Cantico emerge la percezione dell'Eden che ogni uomo, ogni donna, porta impresso nella parte più verginale dell'anima. Un mondo perfetto, fatto di candore e armonia.
Il Cantico, scritto in versi di raffinata bellezza, è stato interpretato in vari modi nel corso dei secoli. Ancora oggi c'è chi ritiene che il testo voglia esaltare solo l'amore umano, e chi invece propone una lettura allegorica, secondo la quale l'amore celebrato nel poema sarebbe quello di Dio per il suo popolo, di Cristo per la Chiesa, dell'anima con Dio. Entrambe le interpretazioni, se assolutizzate, portano a dei rischi. Sarebbe infatti riduttivo considerare il Cantico dei Cantici solo come una raccolta di poesie d'amore, ma nemmeno si può parlare di un testo di natura esclusivamente spirituale. L'amore è una realtà troppo grande per essere imprigionata in uno schema. Ha a che fare con l'ignoto, la meraviglia, l'eternità. Il sentimento descritto nel Cantico è sensuale perché coinvolge i sensi, e attraverso i sensi si rivela. Ma è anche divino, perché nella Bibbia l'uomo e la donna sono creati a immagine e somiglianza di Dio, e il corpo non è mai considerato solo nella sua fisicità, ma è sempre espressione della persona umana nella sua interezza. Indimenticabili e struggenti sono le parole che alla fine del Cantico, la sposa rivolge allo sposo:

“Mettimi come sigillo sul tuo cuore
come sigillo sul tuo braccio,
perché forte come la morte è l'amore
tenace come gli inferi è la passione:
le sue vampe sono vampe di fuoco,
una fiamma divina!
Le grandi acque non possono spegnere l'amore
né i fiumi travolgerlo...”

La morte è un evento ineluttabile che trascina nel nulla e sembra cancellare per sempre ogni sentimento, ogni amore. Ma per chi crede, la morte non è solo generatrice di angoscia per un vuoto incolmabile, è anche la “porta” che introduce alla Vita vera, il “luogo” in cui ci si incontra e ci si conosce veramente, il giardino misterioso in cui l'amore si svela, si mostra cioè senza veli, e senza più i limiti della fragilità umana. E non per la durata di un incontro, ma per un eterno e meraviglioso attimo presente.

Carmen Melese
(da Il Sidicino - Anno XVII 2020 - n. 2 Febbraio)