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Indice Carmen Melese
 
 

50° di Professione monastica...

un traguardo d'amore
 

Suscita stupore e ammirazione la scelta di una giovane, poco più che ventenne, che decide di entrare in convento per dedicarsi completamente a Dio e ai fratelli, nella preghiera. Ma ancora più stupore suscita il “sì” pronunciato con lo stesso slancio e lo stesso entusiasmo della prima volta, dopo cinquant'anni di vita monastica.
La comunità si è raccolta con commozione e gioia profonda intorno a Suor Maria Angela del Cuore Immacolato di Maria, il cui vero nome è Caterina Guerrera.
Le brillano gli occhi mentre saluta con un abbraccio affettuoso le persone che le si avvicinano dopo la solenne concelebrazione presieduta da S. E. Mons. Giacomo Cirulli, e arricchita dalla presenza dell'Abate P. Michele Petruzzelli O.S.B.
Stringe le mani a tutti, e a tutti dona personalmente un bel rosario e una tenera immagine di Maria con Gesù in braccio. È il segno della sua gratitudine a quanti, familiari e amici, hanno voluto cantare insieme a lei le lodi al Signore per questo traguardo tanto importante.
È domenica 8 settembre, il Vangelo di Luca è tagliente, fa riferimento alla radicalità che si richiede a chi decide di seguire Gesù.
“Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo”.
E ancora: “Chi non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo”.
È un Gesù esigente, quello che parla. Vuole tutto, perché Lui si dà tutto. E la cosa più difficile, evidenzia il Vescovo nell'omelia, non è tanto lasciare casa, genitori, fratelli e sorelle, ma amare Gesù più della propria vita. Perché noi siamo attaccati ai nostri desideri, ai nostri bisogni, alle nostre aspirazioni e ambizioni. Ma Dio vuole il primo posto, vuole che chi lo sceglie, gli vada incontro senza riserve, senza zone d'ombra, solo con una lampada accesa tra le mani, nient'altro.

“Vergini sagge, preparate le lampade;
viene lo Sposo:
andategli incontro”.

E suor Angela è andata di nuovo incontro al suo Sposo, con la fiamma tremula della sua vita, portata in dono, come segno di riconoscimento, scortata da un esiguo, ma impavido gruppo di sorelle, avvolte dal manto nero del distacco, ma con l'anima traboccante del candore di Cristo.
“O Padre che scegli i piccoli e i poveri per farli ricchi nella fede ed eredi del tuo regno, aiutaci a dire la tua parola di coraggio a tutti gli smarriti di cuore, perché si sciolgano le loro lingue, e tanta umanità malata, incapace perfino di pregarti, canti con noi le tue meraviglie”.
È la preghiera della Colletta, attraverso cui ciascuno dei presenti esprime il proprio grazie a Dio per aver custodito nel tempo l'amore della sua creatura; e a suor Angela, che come ogni suora di clausura, colma il silenzio di preghiera e la preghiera di Silenzio.
Senza le suore, umili ancelle del Risorto, la nostra Chiesa, ogni Chiesa sarebbe come un giardino senza fiori, un Paradiso senza angeli.
Le Benedettine dell'Adorazione Perpetua del SS. Sacramento ora sono rimaste in tre, ma la speranza è che possano fiorire nuove vocazioni.
Il cammino della Chiesa non è lineare, e Dio stesso opera per vie misteriose, con modalità che sfuggono molte volte alla nostra comprensione. Ma non bisogna né scoraggiarsi, né smettere di pregare. Noi per loro, e loro per noi. E forse, chissà, ritorneremo a una nuova primavera dello Spirito.
Le suore hanno fatto e fanno ancora tanto bene alle persone che si rivolgono a loro per un consiglio, per una direzione spirituale. Ma circa cinquant'anni fa, le suore prestarono una grande opera educativa anche attraverso attività come quelle svolte nella scuola materna da loro gestita.
Io stessa ho frequentato per circa due anni il loro “asilo”, insieme ad una delle mie sorelle. Ho tanti ricordi che si riferiscono al periodo di età che va dai tre ai cinque anni. Sono ben impressi nella mente i volti e i nomi delle suore che si occupavano amorevolmente di noi bambine. Ricordo la dolcezza di alcune, la severità di altre; le allegre canzoncine, le tabelline scritte alla lavagna e ripetute a memoria, i ricami sui centrini eseguiti con fili di vario colore, le preghiere recitate ogni giorno, ma con più fervore durante i temporali... E ancora, le marcette in giardino per sgranchirsi le gambe, le attese infinite per fare un giro sull'unica giostrina a disposizione, la fontana con api danzanti in mezzo alle aiuole sempre fiorite. Ricordo anche il grembiulino a quadrettini bianchi e rossi, e le tavolate dove veniva servito il cibo, benedetto da Dio e preparato con amore dalle suore...
Sì, quella dell'8 settembre, giornata dedicata alla nascita di Maria, è stata davvero una bella celebrazione, seguita da un rinfresco preparato e animato dai fedelissimi volontari che custodiscono da anni, con il loro affetto e la loro premurosa presenza, il nido che contiene ormai solo tre meravigliose rondinelle...
Una torta a forma di fiore, dello spumante, e persino i fuochi d'artificio. Grande festa sulla terra. Figuriamoci in cielo!

Carmen Melese
(da Il Sidicino - Anno XVI 2019 - n. 9 Settembre)

 
foto di Mimmo Feola