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Wanda Marasco una voce per l'anima

 
Foto di Mimmo Feola
 

La rassegna “Storie e luoghi narrativi”, organizzata dall'Assessorato alla Cultura del Comune di Teano in collaborazione con il Polo museale della Campania, ci ha regalato fin dal primo incontro non poche emozioni, offrendoci la possibilità di conoscere da vicino personaggi di rilievo dell'orizzonte letterario contemporaneo.
Il 13 gennaio Teano ha avuto il privilegio di avere come ospite Wan- da Marasco, scrittrice, attrice e regista, di cui è stato presentato l'ultimo libro intitolato La compagnia delle anime finte (Neri Pozza, 2017).
Nata a Napoli, si è laureata in Filosofia e ha frequentato il corso di regia all'Accademia d'arte drammatica “Silvio D'Amico” di Roma. Ha lavorato come insegnante di lettere, e dalla sua esperienza umana e pro- fessionale ha tratto non pochi spunti per la descrizione di ambienti e personaggi. Ha vinto numerosi premi letterari ed è stata più volte finalista al premio Strega. Le sue opere più note sono: L'arciere d'infanzia (Manni, 2003) e Il genio dell'abbandono (Neri Pozza, 2015), raffinata biografia dell'artista napoletano Vincenzo Gemito; è inoltre autrice di alcune riduzioni teatrali, commedie e raccolte di poe- sie. Con Voc e poè (Campanotto, 1997) ha vinto il prestigioso Premio Montale per la poesia.
Wanda Marasco, col suo timbro di voce caldo e avvolgente, ha stabilito subito un contatto empatico col pubblico, al quale ha svelato le caratteristiche delle “anime finte” che dal sottosuolo della memoria risalgono per raccontare storie di miseria e degrado, ma anche di spe- ranza e coraggio. Quella che emerge dalla sensibilità della scrittrice è stata definita “una napoletanità dolente e vitale insieme, vulnerabile ma non rassegnata; e soprattutto vertiginosamente profonda, non solo nella oscurità della psiche”. I personaggi del libro, perlopiù donne, portano impressa nel loro destino una ferita antropologica ineluttabile ,cau-sa di solitudine ed emarginazione, che può tuttavia trasformarsi in feritoia di luce.
Scopo della scrittura è raccontare l'interiorità umana, di modo che il lettore possa rispecchiarsi nei personaggi e, attraverso di essi, dare un nome e un senso ai propri vissuti. La narrazione procede per opposti: verità e finzione, passato e presente, colpa ed espiazione, buio e luce, vita e morte. Morte considerata non sempre e non solo evento luttuoso, ma anche chiave di lettura per spiegare il mistero dell'esistenza umana.
Significativi anche i riferimenti all'innocenza dell'opera d'arte e alla “ristrutturazione del- la parola” che posso- no conferire valore e dignità ad ogni perso- na oppressa da disa- gio psicologico e sociale. Il romanzo di Wanda Marasco è un colloquio con le ombre, ma ombre che anelano alla luce, come sembrano suggerire i bambini nella bellissima immagine di copertina:

Dimmi se il lato triste delle cose a volte sa splendere nell'ombra. Se ripossiede il rogo nascosto sul retro della stella ”.

Wanda Marasco

Carmen Melese
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 1 Gennaio)

 
Foto di Mimmo Feola
 

La compagnia delle anime finte

Neri Pozza - Collana: Bloom ISBN 978-88-5451-393-8 Pagine 240 - Euro 16,50
 

Dalla collina di Capodimonte, la «Posil- lipo povera», Rosa guarda Napoli e parla al corpo di Vincenzina, la madre morta.
Le parla per riparare al guasto che le ha unite oltre il legame di sangue e ha marchiato irrimediabilmente la vita di entrambe.
Immergendosi «nelle viscere di un pur- gatorio pubblico e privato», Rosa rivive la sto- riadisuamadre:l'infanziapoverainun'arida campagnaalleportedellacittà;l'incontro,tra le macerie del dopoguerra, con Rafele, il suo futuro padre, erede di un casato recluso nella cupa vastità di un grande appartamento in via Duomo; il prestito a usura praticato nel formicolante intrico dei vicoli, dove il rumore dei mercati e della violenza sembra appartenere a un furore cosmico.
È una narrazione di soprusi subìti e inferti, di fragilità e di ferocia. Ed è la messin- scena corale di molte altre storie, di «anime finte» che popolano i vicoli e, come attori di un medesimo dramma, entrano sulla ribalta della memoria: Annarella, amica e demone dell'infanzia e dell'adolescenza, Emilia, la ragazzina che «ride a scroscio» e torna un giorno dal bosco con le gambe insanguinate, il maestro Nunziata, utopico e incandescente, Mariomaria, «la creatura che ha dentro di sé una preghiera rovesciata», Iolanda, la sorella «bella e stupetiata»...
«Anime finte» che, nelle profondità ipogee di una città millenaria, sono segnate tutte, come Vincenzina e come la stessa Rosa, da un guasto che attende una riparazione. Riparazione che, nelle pagine finali del libro, giunge inaspettata ad accomunare Rosa e Vincenzina in un medesimo destino.
Dopo l'acclamato Il genio dell'abbandono, Wanda Marasco torna a raccontare Napoli e i segreti della sua commedia umana con un romanzo dalla lingua potente e poetica, cosí materica e allo stesso tempo cosí indomitamente sottile.

Chi è Wanda Marasco

Wanda Marasco è nata a Napoli, dove vive. Diplomata in Regia e Recitazione all'Accademia d'arte drammatica «Silvio D'Amico» di Roma, è autrice di romanzi e di raccolte poetiche. Ha ricevuto il Premio Bagutta Opera Prima per il romanzo L'arciere d'infanzia (Manni editore, 2003), prefato da Giovanni Raboni, e il Premio Montale per la poesia con la raccolta Voc e Poè (Campanotto 1997). Ha lavorato in tea- tro come regista e autrice; in questo doppio ruolo ha messo in scena l'Asino d'oro di Apuleio e, con Quei fantasmi del presepe, una rivisitazione del teatro di Eduardo, oltre al poemetto Tre donne di Sylvia Plath e a Tutti quelli che cadono e Giorni felici di Samuel Beckett. Suoi testi sono stati tradotti in inglese, spagnolo, tedesco e greco. Il genio dell'abbandono è stato finalista alla prima edizione del Premio letterario Neri Pozza.
La locandina