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Custos, quid de nocte?

 

Il primo bacio... l'ultima carezza

 

Non mi soffermerò sulle lacrime che hanno rigato il volto di giovani, preti, suore e laici in questi giorni di funesti annunci, smentite, e poi conferme. Alla morte e ai distacchi non ci si abitua mai, perché noi vogliamo la vita, perché ci leghiamo agli altri, perché nonostante il pessimismo che spesso aleggia sui nostri giorni, siamo fatti per la luce, per la bellezza, per i legami eterni.
La diocesi di Teano-Calvi ha vissuto undici anni di splendore, di rinascita spirituale, di fermenti culturali, ai quali non eravamo decisamente abituati. Molti hanno fatto fatica a entrare nell'ottica di un umanesimo rinnovato, altri ne sono rimasti completamente all'oscuro, ignari di quanto di bello si andava costruendo, giorno dopo giorno, tra le strade dormienti del nostro paese.
Io sono stata fortunata in quanto ho avuto modo di conoscere e apprezzare il Vescovo Arturo, come giovane sacerdote, fin dal 1988, in occasione di un corso di esercizi spirituali per laici.
Per elencare le sue qualità non mi basterebbero cento fogli. Certo abbiamo conosciuto anche i difetti. Ma chi non ne ha? E la santità è forse sinonimo di perfezione? Ciò che conta è che il suo carisma sia venuto alla luce limpido, trasparente e puro come il diamante, manifestandosi ininterrottamente e generosamente in tutti questi anni.
La sua massima preoccupazione è stata senza dubbio per i giovani, ai quali ha dedicato incontri mensili, sorprendenti e fantasiosi, che non usciranno facilmente dalla memoria del cuore. In quelle occasioni di grazia, giovani e meno giovani hanno imparato a confrontarsi e a fidarsi gli uni degli altri, costruendo ponti e superando barriere.
Grande attenzione è stata data al clero, non solo ai venti sacerdoti unti e benedetti in questo decennio dalle sue mani regali, ma anche ai sacerdoti più anziani e ai vescovi suoi predecessori. Incontri meravigliosi sono stati anche quelli per gli adulti, svoltisi “in punta di piedi” nel Salone dell'Episcopio. Incontri aperti a tutti, anche se di fatto fruiti solo da un gruppo di fedelissimi. In uno dei primi incontri, il Vescovo ci accolse benevolmente e ci invitò a visitare tutte le stanze dell'Episcopio, non per un gesto di stravaganza, ma per farci sentire, fin dal primo momento, figli e non ospiti. La musica è stata il sottofondo costante alle meditazioni sul pentagramma della vita, svolte alla luce della Parola, in un ambiente raffinato e distensivo, dove il dolore e la gioia hanno trovato sempre un grembo di accoglienza. Il livello di emozioni provate è stato sempre altissimo, nelle sere limpide di primavera, come in quelle fredde dell'inverno. Ma nel salone dell'Episcopio non era né primavera, né inverno. Era paradiso. Era tregua. Era amore.
Indimenticabili i pellegrinaggi in Terra Santa, in Turchia (sulle orme di San Paolo), a Lourdes, sulle Dolomiti. Avventurosi i campi scuola e il viaggio interiore degli esercizi spirituali svoltisi per diversi anni ad Ariccia, sul lago di Albano. Lì abbiamo imparato l'arte del silenzio, perché spesso, come rivela il Piccolo Principe, “le parole sono una fonte di malintesi”. E il silenzio, quando non si riduce a pura assenza di parole, si fa strumento privilegiato per accogliere l'unica Parola che conta: quella di Dio.
Il Vescovo Arturo ha accompagnato nei voli dello Spirito anime delicate e profumate d'Eterno come le religiose e le monache di clausura, ma ha anche sollevato dalla polvere dell'incredulità e dell'incertezza persone altrimenti votate alla rassegnazione e all'apatia. Ha dato possibilità di volare alto a tutti, senza pregiudizi, senza sosta, senza paura. Col coraggio di chi vuol seguire le orme del Maestro, nella consapevolezza dei propri limiti.
Esteta, poeta, scrittore, giardiniere... Ma soprattutto Padre, fratello, amico. È bello scoprire che Gesù di Nazareth, che lui ci ha svelato attraverso canti, danze, letture e viaggi, non è lontano dalla nostra vita, anzi ne è parte integrante; non rimane imprigionato in pesanti libri di teologia o chiuso in polverose sagrestie. È quel Gesù che ti vive a fianco, che di notte ti fa compagnia col canto dei merli innamorati, o con la luna che trasforma in perle le tue lacrime segrete. È Gesù vivo, sul quale puoi fare affidamento. Sempre.

Carmen Melese
(da Il Sidicino - Anno XIV 2017 - n. 5 Maggio)

 
Foto di Giancarlo Di Petrillo