Ogni giorno siamo bombardati da notizie che riempiono il cuore di tristezza e angoscia, ma per fortuna non mancano eventi capaci d'incendiare gli animi di speranza.
È accaduto dal 26 al 31 luglio 2016, a Cracovia, dove circa due milioni di giovani, provenienti da ogni parte del mondo, si sono ritrovati con Papa Francesco in occasione della XXXI Giornata mondiale della gioventù, incontro internazionale di spiritualità e cultura promosso dalla Chiesa cattolica.
La prima GMG fu ideata da Papa Giovanni Paolo II e si svolse a Roma nel 1985. La prossima si terrà a Panama nel 2019.
Il tema di quest'anno è stato “Beati i misericordiosi, perché otterranno misericordia” (Mt 5,7).
Profonde e incisive sono state le catechesi, coinvolgenti i canti e le coreografie, toccanti le testimonianze dei giovani che, pur sperimentando quotidianamente gli orrori della guerra, il dramma dell'immigrazione, le ferite dello sfruttamento minorile, non smettono di coltivare la perla rara della speranza.
Il Papa ha esortato i giovani a lasciare la comodità del “divano”, metafora di una vita mediocre e senza ideali, che rende “imbambolati e intontiti”. Il tempo che oggi stiamo vivendo ha bisogno di giovani “con le scarpe”, desiderosi di lasciare un'impronta nella storia, vivendo da protagonisti e perseguendo, anche a costo di sacrifici, progetti di pace. È necessario costruire ponti, non innalzare muri. L'uomo può salvare se stesso, solo se salva anche gli altri. “Niente giustifica il sangue di un fratello – ha ribadito il Papa – niente è più prezioso della persona che abbiamo accanto”.
La sfida dei nostri tempi è quella di “non lasciarsi anestetizzare l'anima, ma puntare al traguardo dell'amore bello”, di cui Gesù di Nazareth è icona perfetta.
Guardare l'altro e riconoscerlo come proprio simile renderà tutti, in particolare i giovani, persone autenticamente libere. Anche di trasgredire, ma con intelligenza.
Carmen Melese
(da Il Sidicino - Anno XIII 2016 - n. 8 Agosto)
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