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Indice Gaetano Mastrostefano
 
 

Due rare raffigurazioni dei costumi popolari di Teano

 
Fig. 1 – Uomo e donna di Teana, ma in realtà di Teano nell'allora
Provincia di “Terra di Lavoro” - Gouache (cm 27,8 x 19,8
Fig. 2, Di Tiano Sedicino e sua veduta – Gouache
Fig. 3 – Donna di Teano – Acquerello (cm 18,8 x 13,4)
 

Nel numero di novembre del 2013 di questo periodico è stato pubblicato, a mia firma, un articolo dal titolo Costumi Popolari di “Terra di Lavoro” tra il XVII e il XIX secolo che, più in particolare, trattava il tema delle rappresentazioni delle vestiture popolari delle aree sidicina ed aurunca nelle “gouache” e nelle incisioni a stampa di quell'epoca. L'articolo prendeva spunto dalla mostra Selezione Storica Dei Costumi Popolari Della Campania allestita il 12 e 13 ottobre 2013 nella Sala dell'Annunziata dell'antico centro sidicino da Luigi Di Benedetto, appassionato collezionista e cultore delle testimonianze storico-iconografiche di Teano e del circondario, in occasione della manifestazione “Cioccolateano” organizzata dalla Pro Loco Teanun Sidicinum.
Nella rassegna erano, tra l'altro, esposte le riproduzioni dei costumi popolari delle succitate aree presenti nella pregiata raccolta di “gouache” nota come “le Vestiture del Regno di Napoli” conservata a Palazzo Pitti di Firenze, realizzate da valenti artigiani locali similmente alle figure del presepe napoletano, oltre che dipinte su piatti in ceramica. Tra le tante, spiccavano le riproduzioni della “gouache” realizzata da Alessandro D'Anna nel 1785 intitolata Di Tiano Sedicino e sua veduta, di cui ho segnalato sul precedente articolo l'esistenza di due altri esemplari con varianti, eseguiti rispettivamente nel 1782 e nel 1786 dallo stesso D'Anna, presenti nei cataloghi di aste di note case internazionali il 28 dicembre 1998 (Sotheby's di New York) e il 22 gennaio 2004 (Cristhie's – Sede di New York).
Ma recentemente Luigi Di Benedetto è venuto in possesso di un ulteriore esemplare pressoché uguale ai due innanzi citati che, però, reca la dicitura Uomo e Donna di Teana (Fig. 1 – Uomo e donna di Teana, ma in realtà di Teano nell'allora Provincia di “Terra di Lavoro” - Gouache). La rarità di tale reperimento è evento senz'altro degno di attenzione e di approfondimento.
La moda della raffigurazione dei costumi popolari si era andata sviluppando nella seconda metà del '700 sull'onda del crescente interesse della cultura “illuminista” per gli usi e le tradizioni popolari, ma soprattutto per l'esigenza da parte dei viaggiatori del cosiddetto Grand Tour - il “grande viaggio” in Italia effettuato dagli intellettuali e dai rampolli delle ricche famiglie nordeuropee - di testimoniare al loro ritorno le peculiarità paesaggistiche e pittoresche delle loro mete attraverso immagini dipinte o tirate serialmente a stampa. Stimolato dall'attualità del tema, il Sovrano napoletano Ferdinando IV, alquanto sensibile alle tradizioni popolari, pensò bene di regolamentare innanzitutto la selvaggia proliferazione di tali immagini e, poi, di sfruttarle commercialmente per decorare i servizi di porcellana della Real Fabbrica di Capodimonte. Pertanto, affidò il compito di rilevare dal vero le fogge degli abiti delle varie Province napoletane ad alcuni dei più noti pittori del genere dell'epoca, tra cui, Alessandro D'Anna. Il lavoro ricognitivo iniziò dalle zone a cavallo del fiume Garigliano e si concretizzò in bozzetti ed appunti sulla base dei quali vennero successivamente realizzate le figurazioni utilizzate sia sulle ceramiche di Capodimonte, sia per particolari occorrenze dei Reali - come accadde per le “gouache” conservate a Firenze fatte appositamente realizzare nel 1875 per donarle ai Lorena in occasione di una visita ufficiale in Toscana -, ovvero, per scopi esclusivamente commerciali da parte dello stesso D'Anna e/o da parte suoi collaboratori o anche da parte di altri pittori e in anni successivi. Si trattò, in ogni modo, di rilevazioni inerenti abbigliamenti non di uso quotidiano e non certamente delle classi agropastorali, ma di abiti indossati in occasioni speciali e nei giorni di festa anche dai ceti più abbienti, allo scopo di diffondere immagini quanto più rassicuranti rassicuranti e decorose delle popolazioni delle Province che si confrontavano con dure realtà quotidiane, spesso richiamate nei resoconti dei viaggiatori.
Per i duchi di Lorena furono appositamente realizzate 208 raffigurazioni con una tecnica pittorica detta “a guazzo” - francesizzata in “gouache” - simile all'acquerello ma con una stesura più opaca per l'aggiunta di pigmenti. Esse riguardavano quasi altrettante località del Regno, ma sono note dal mercato antiquario e collezionistico molte figurazioni di altre località, tra cui, ad esempio, Uomo e donna di Piedimonte di Sessa, Donna della Cupa di Roccamonfina, Donna di Pietraroja, Uomo e donna di Castellone (ora Formia), a comprova del più ampio lavoro ricognitivo effettuato. Nella committenza diretta ai Lorena, sia D'Anna che gli altri esecutori, tra cui Antonio Berotti, qualificarono maggiormente le figurazioni con abbellimenti ed aggiunte molto probabilmente richiesti dallo stesso Sovrano napoletano similmente a quelle riprodotte sulle ceramiche di Capodimonte dirette a committenze di rango. La “gouache” Di Tiano Sedicino e sua veduta è, infatti, uguale alla raffigurazione presente su un rinfrescabottiglie conservato nel Museo di Capodimonte e la dicitura vuole sottolineare la presenza del panorama della città sullo sfondo verso cui è proteso il braccio della donna in piedi che sembra indicarlo all'uomo seduto che ha accanto due cani accucciati (Fig. 2, Di Tiano Sedicino e sua veduta – Gouache). Di contro, gli altri esemplari con varianti innanzi citati, di cui uno addirittura realizzato nel 1872 prima delle “gouache” lorenesi dipinte dallo stesso D'Anna, sono sempre di buon livello qualitativo, ma denotano una fattura quasi seriale essendo sostanzialmente uguali tra loro e con meno particolari al contorno rispetto alla “gouache” lorenese, in quanto diretti al circuito commerciale dei “tourist”. Infatti, se vengono sostanzialmente mantenute le pose dei personaggi e le principali caratteristiche delle vestiture, comunque meno eleganti e curate, mancano dei due cani accucciati e del panorama della città sullo sfondo, sostituito da un piccolo agglomerato di case. In particolare, l'esemplare di cui è venuto in possesso Luigi Di Benedetto, che non è nè firmato e né datato, pur evidenziando la scritta Uomo e Donna di Teana inquadra incontrovertibilmente l'uomo e la donna della città sidicina di “Terra di Lavoro”. In vero, tra le “gouache” della collezione fiorentina è ricompresa una Donna di Teana, un paese del distretto di Lagonegro nella Provincia di Basilicata, in cui è ripresa una figura femminile isolata e con un vestito rosso, del tutto diversa dalla raffigurazione delle vestiture della città sidicina. Sono comunque noti marchiani errori e scambi di località in alcune repliche in circolazione, in quanto, probabilmente riprodotte a distanza di anni dai modelli originari da esecutori inconsapevoli delle effettive localizzazioni, le cui indicazioni venivano spesso omesse o aggiunte successivamente dagli stessi commercianti: ho, infatti, notizia di un acquerello dell'Uomo e della Donna di Piedimonte di Sessa senza alcuna dicitura e nel precedente articolo ho segnalato il caso di una figurazione denominata indifferentemente Ragazza della Cupa di Sessa o Donne della Cupa di Roccamonfina; recentemente ho individuato un'altra ambiguità in una rappresentazione di una stessa figura femminile attribuita una volta a Piedimonte d'Alife e un'altra a Piedimonte di Sessa.
Soffermiamoci adesso ad analizzare le differenze tra l'abbigliamento e la posa dell'uomo e della donna della “gouache” Di Tiano Sedicino e sua veduta e quelle della “gouache” in possesso Luigi Di Benedetto, uguale alle altre due “gouache” più volte menzionate, a meno di piccole diversità nei particolari al contorno trattandosi, pur sempre, di singole riproduzioni manuali (gli arbusti alle spalle dell'uomo, i mattoni del muretto su cui è seduto, ecc.).
Nella “gouache” Di Tiano Sedicino e sua veduta, la donna ha un copricapo bianco orlato di merletto, orecchini d'oro e collana d'oro e coralli ed indossa un ampio vestito azzurro con grembiule bianco, un corpetto a righe orizzontali parzialmente coperto da un manto azzurro sulle spalle e le maniche sagomate con paramani; l'uomo seduto ha un cappello di feltro a falde larghe, un'elegante giacca lunga (giamberga) con un gilè coi bottoncini dorati e con al di sotto una camicia bianca e un fazzoletto anch'esso bianco annodato al colletto; indossa calzoni corti al ginocchio con cuciture laterali e le scarpe sono di cuoio con fibbia d'argento. Le principali differenziazioni tra le figure di questa “gouache” e quelle della “gouache” ritrovata da Luigi Di Benedetto riguardano principalmente la donna che appare meno agghindata e raffinata: infatti, al posto dell'elegante e ampio abito azzurro e del grembiule bianco merlettato della raccolta fiorentina, indossa una gonna pieghettata che scende più dritta, quasi simile a quella della “gouache” di Cascano di Sessa; il grembiule è di un azzurrino grigiastro con bordo dorato; non ha sulla spalla destra la mantellina azzurra e il corpetto è quasi interamente visibile con le maniche che lasciano intravedere le legature. Per quanto riguarda la posa, nella “gouache” Di Tiano Sedicino e sua veduta la donna ha il braccio destro alzato e tenuto teso a livello della spalla col palmo della mano rivolto verso l'alto, quasi proteso verso la veduta della città; la testa è leggermente reclinata verso sinistra e lo sguardo sembra maggiormente centrato sul cappello dell'uomo. Nelle altre “gouache”: la donna ha sempre il braccio destro teso, ma leggermente più basso rispetto al livello della spalla; la mano è semichiusa e rivolta verso il basso con l'indice puntato in lontananza; il viso è più arrotondato e lo sguardo sembra concentrato più in basso; il braccio sinistro è nascosto sotto il grembiule. Infine, per quanto riguarda l'uomo, la posa è pressoché la stessa col gilè meno visibile e le scarpe senza la fibbia d'argento.
In definitiva, tutto quanto innanzi conferma che le rappresentazioni delle vestiture del Regno di Napoli volute da Ferdinando IV di Borbone, furono più volte replicate in studio e anche a distanza di anni, con varie diversificazioni e varianti, comunque non sostanziali, in quanto, vennero riproposte alquanto fedelmente le pose e le principali caratteristiche degli abbigliamenti ripresi “dal vero” dai ricognitori. Per questo motivo, finirono per costituire dei veri e propri “modelli” ai quali si rifecero le successive riproposizioni dei costumi popolari fino a tutto l'Ottocento. Ne è una riprova un raro acquerello presente nella collezione di Luigi Di Benedetto, probabilmente dei primi decenni del XIX secolo, che raffigura una donna seduta intenta a filare e l'annotazione Teano in basso a destra (Fig. 3 – Donna di Teano – Acquerello). Pur essendo opera di “mano amatoriale”, piuttosto che di artista di talento, la figurina è comunque interessante a livello documentale, poiché conserva talune attinenze nell'abbigliamento innegabilmente riferibili al modello ferdinandeo: innanzitutto il copricapo bianco e merlettato è quello tipico settecentesco della donna di Teano di Alessandro D'Anna, ma anche le maniche ed il corpetto a righe orizzontali, il grembiule bianco merlettato che spunta sotto ad un sopragrembiule azzurrino richiamano quelli della donna Di Tiano Sedicino e sua veduta.
In conclusione, grazie alla passione di Luigi Di Benedetto, abbiamo riscoperto questi due rarissimi tasselli nella rappresentazione dei costumi popolari di Teano che sono di difficile reperimento, in quanto, dopo aver avuto spazio nelle figurazioni volute da Ferdinando IV, non ebbero altrettanta fortuna nelle successive riproposizioni, né da parte di singoli esecutori, né nelle raccolte seriali a stampa.

Gaetano Mastrostefano
(da Il Sidicino - Anno XI 2014 - n. 7 Luglio)