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“Aut Niphus aut Sessa”

 
Una giornata dedicata ad Agostino Nifo
 

Il 5 aprile scorso, nel suggestivo “Salone dei Quadri” della Casa Comunale di Sessa Aurunca, si è svolta la giornata di studi dedicata al filosofo Agostino Nifo (1469-1538), organizzata dalla “PRO LOCO” di Sessa Aurunca insieme all'Amministrazione Comunale e all'ISISS “Agostino Nifo” di Sessa Aurunca, col patrocinio dell'ISTITUTO ITALIANO PER GLI STUDI FILOSOFICI di Napoli e la collaborazione della Diocesi di Sessa Aurunca, dell'ISUE-Istituto di Scienze Umane ed Esistenziali di Napoli e l'ISISS “Taddeo da Sessa” di Sessa Aurunca.
Fulcro della giornata, la rivisitazione di questo illustre personaggio sessano attraverso le interessanti e inedite relazioni su un particolare suo trattato, il De pulchro et de amore, scritto nel 1529 e dedicato alla bellissima Principessa Giovanna d'Aragona. I relatori, da Valeria Sorge, docente di Storia della Filosofia Medievale e del Rinascimento presso l'Università “Federico II” di Napoli, a Ennio De Bellis, docente di Storia della Filosofia del Rinascimento presso l'Università del Salento, introdotti da Oreste Trabucco, docente di Storia della Scienza presso l'Università degli Studi di Napoli “Suor Orsola Benincasa”, hanno evidenziato l'importanza di Agostino Nifo nel Rinascimento e l'impatto di questo suo testo nell'ambito della cultura europea dell'epoca, con una legittimazione filosofica e morale aristotelica che integrò gli apporti platonici sul tema delle Bellezza e dell'Amore.
Tra gli organizzatori di questo evento, la “PRO LOCO” di Sessa Aurunca, attualmente presieduta dal dr. Bernardo Mazzeo, che è stata la prima Associazione Turistica sorta nel casertano nel lontano 1958, costantemente impegnata a promuovere turisticamente la cittadina aurunca, ricca di attrattive storico-archeologiche stratificate nelle varie epoche, purtroppo ancora oggi trascurata dai circuiti turistici, insieme ad altre nobili Città d'Arte del comprensorio interno a sud del fiume Garigliano tra cui Teano e Carinola. Puntando su tali attrattive, l'Associazione Turistica sessana sta comunque proponendo una serie di azioni per promuovere la cultura e le tradizioni di questo territorio nell'intento di innescare, d'intesa con le Istituzioni locali e tutti gli Enti e le Associazioni interessate, i presupposti per uno sviluppo turistico sostenibile da cui possano trarre vantaggio soprattutto le nuove generazioni. In tale ottica, grazie alla sensibilità del Dirigente Scolastico prof. Giovanni Battista Abbate e di alcuni docenti, è stata significativa la partecipazione a questo evento degli studenti del locale Liceo, il più antico ed importante della zona, intitolato al filosofo sessano ingiustamente dimenticato che nel Rinascimento conferì lustro e notorietà al capoluogo aurunco affermandosi come il “Suessano” o “il Sessa”, appellativo che orgogliosamente rivendicò nei titoli delle sue innumerevoli opere stampate nelle più prestigiose sedi tipografiche italiane ed europee per oltre due secoli. Solo pochi sanno che è stato uno dei più celebrati filosofi aristotelici del XVI secolo, onorato addirittura dall'Imperatore Carlo V, di cui fu stimato Consigliere, che volle omaggiarlo personalmente in un paritetico incontro ricordato dal pittore ottocentesco Luigi Toro in uno dei due magniloquenti dipinti che dominano la Sala del Consiglio Comunale della cittadina aurunca che ha ospitato l'evento.
Ben vero, anche al di fuori della sua città natale, il “Suessano” è poco conosciuto, e quando la critica postuma, specialmente italiana, si è occupata di lui, lo ha fatto malevolmente ricordandolo come un filosofo frammentario ondeggiante fra platonismo ed aristotelismo a seconda della convenienza ed amante dei successi clamorosi, un cortigiano alla ricerca di protezione da parte dei potenti e di lucrosi incarichi accademici, ovvero come plagiario del Principe di Machiavelli. A parziale suo merito si riconosceva l'essere stato un dotto professore universitario, uno dei maggiori commentatori di Aristotele e di Averroè, ma niente di più. Eppure, i suoi contemporanei la pensavano diversamente. Tra i tanti, oltre al già ricordato Carlo V, Papa Leone X – Giovanni de' Medici – che lo nominò Conte Palatino e gli consentì di utilizzare il cognome della sua casata; l'umanista Galeazzo Florimonte, Vescovo di Sessa che ispirò a Giovanni della Casa il celebre Galateo (dal suo nome latino Galateus), fu suo allievo e gli dedicò i Ragionamenti sopra l'Etica di Aristotele; Torquato Tasso lo tenne in altissima considerazione come filosofo morale, tanto da sceglierlo come protagonista di un suo dialogo, Il Nifo, o vero del Piacere. Probabilmente, alla base del discredito postumo, l'ostracismo dimostrato dalla critica moderna verso gran parte dei commentatori aristotelici di quell'epoca, giudicati come dei restauratori nei confronti del progresso scientifico innescato di lì a poco da Copernico.
Importante esponente dell'aristotelismo della Scuola di Padova, vero crogiolo della cultura delle Artes in Europa, Agostino Nifo vi insegnò poco più che ventenne, segnalandosi tra i più talentuosi giovani docenti in circolazione. Medico e prolifico autore di opere filosofiche di stampo aristotelico, oltre che astrologiche e morali, proseguì la sua luminosa e lucrosa carriera accademica tra Napoli, Roma, Pisa e Salerno. «Professore erudito, ma anche cortigiano festoso e tumultuoso, oltre che innamorato impenitente, attirava con la sua simpatia e l'impertinenza non consona in quegli ambienti e per quei tempi, l'ammirazione dei nobili e dei potenti, delle donne e degli studenti, sui quali si imponeva con un talento e un carattere tipicamente meridionale […]. Con la sua indole passionale, ironica ed allegra, era l'incarnazione viva del “uomo dotto e brioso”, del “uomo piacevole”. Passava dalla lezione magistrale alla “mascarada” e dalla metafisica alla fase galante, nonostante il suo aspetto fisico non lo agevolasse […].Tuttavia, si esprimeva con tanta grazia che sembrava cambiare aspetto a seconda se stava zitto o parlava, soprattutto quando col suo fare scherzoso si rivolgeva agli astanti. Le sue rudi facezie possono paragonarsi alla sconvenienza più che ricercata di Francesco Filelfo o alla innocente impudicizia di Poggio Bracciolini. […] In questo Nifo non faceva che stare “à la page”». Così lo tratteggia con toni alquanto diversi da quelli della critica precedente, Francisco Socas, docente dell'Università di Siviglia ed autore, nel 1990, della traduzione in spagnolo del De Purchro et de Amore. A suo giudizio, furono questi suoi atteggiamenti, poco consoni alla rigide regole degli ambienti accademici dell'epoca, a dare spazio ad «aneddoti e pettegolezzi, più o meno comprovabili, che hanno alimentato maldicenze con deduzioni facili da parte di coloro che hanno voluto confondere le cose».
Che fosse stata avviata una importante fase di revisione e riscoperta della filosofia rinascimentale e, in particolare, delle opere di Agostino Nifo, me ne sono reso conto quando, da appassionato collezionista, ho iniziato ad interessarmi ad una particolare cinquecentina del filosofo sessano dal titolo Dele figure dele stelle Helionorice, apparsa sul Catalogo della IV Mostra Mercato del Libro Antico di Firenze del 2001 che, contrariamente a tutte le sue opere, rigorosamente in latino, presentava il titolo e la prefazione in volgare. Come ho potuto ricostruire in un saggio pubblicato sul n.1/2006 dall'autorevole rivista LA BIBLIOFILIA edita dalla L. Olschki di Firenze, questo esemplare si è rivelato una vera rarità bibliografica fino ad allora sconosciuta, costituendo una variante, o meglio – come si definisce nel campo delle bibliografia testuale – una “emissione” del testo noto interamente in latino col titolo De figuris stellarum Helionoricis. Con questo esemplare, Agostino Nifo, mostrando una sensibilità precoce per quei tempi, peraltro ribadita proprio nel De Pulchro allorquando s'indigna per la sottomissione socio-culturale in cui erano tenute le donne, ritenne opportuno rendere “leggibile” a Maria Sanseverino Principessa di Nola, a cui lo aveva dedicato in memoria della defunta di Lei madre Eleonora Piccolomini, il titolo e il Proemio del trattato che fu, quindi, stilato in volgare e fatto stampare in pochi esemplari, forse solo quelli diretti alla Corte salernitana.
Questo saggio bibliografico ha rappresentato un piccolissimo tassello che si è aggiunto alle numerose pubblicazioni che nel corso degli ultimi anni sono state dedicate al filosofo sessano da autorevoli studiosi, soprattutto stranieri. Partendo da due testi riguardanti il suo più contestato scritto, Una reécriture du Prince de Machiavel: le De Regnandi Peritia d'Agostino Nifo, curato nel 1987 da Simon Pernet-Beau e Paul Larivaille con innovativi elementi a discolpa del presunto plagio, riproposto nel 2008 in una nuova edizione integrata da Jean Jacques Marchant per LES BELLES LETTRES col titolo Machiavel, Le prince / suivi de Agostino Nifo, De Regnandi peritia / L'art de régner, per ritornare alla sopracitata traduzione in lingua spagnola del De pulchro et de amore - Sobre la belleza Y el amor di Francisco Socas. Ancora in campo internazionale, Edward P. Mahoney della Duke University di Durham (USA), è stato autore nel 2000 di una interessante raccolta di saggi dal titolo Two Aristotelian of the Italian Renaissance: Nicoletto Vernia and Agostino Nifo; nel 2003, è stata la volta di un'altra traduzione, ma in lingua francese, del De Pulchro Liber - Le Livre du Beau curata da Laurence Boulègue dell'Università di Lille per LES BELLES LETTRES, completata con l'uscita nel 2011 della traduzione del De Amore Liber – Le Livre de l'Amour; nel 2011 è stato pubblicato a Boston (USA) un volume dal titolo Agostino Nifo, De Intellectu, a cura di Leen Sprutt. Ma anche in Italia vi sono state interessanti novità editoriali. Nel 1997 Ennio De Bellis, che è intervenuto nella giornata di studi sessana, ha pubblicato Il pensiero logico di Agostino Nifo in cui si riconosce autonoma valenza ad alcuni concetti filosofici del “Suessano”. Successivamente, lo stesso studioso leccese ha dato alle stampe: nel 2003, il volume Nicoletto Vernia e Agostino Nifo: Storiografia e Metodologia; nel 2005, l'accuratissima Bibliografia di Agostino Nifo per la L. OLSCHKI di Firenze e, nel 2012, La filosofia nella corte, traduzione commentata in italiano del “De re aulica”, edito dalla BOMPIANI nell'importante collana IL PENSIERO OCCIDENTALE che annovera opere di Cartesio, Platone, Vico e Seneca. Nel frattempo, nel 2010, è stata pubblicata della casa editrice ARAGNO, L'immortalità dell'Anima (contro Pomponazzi), traduzione italiana del “De immortalitate animae”. Infine, la prof. Valeria Sorge, relatrice nell'incontro sessano, sta pensando alla pubblicazione di una traduzione italiana del De Pulchro et De Amore.
Ebbene, tutto ciò avrà pure un significato se si pensa che dal 1732 – anno dell'ultima edizione di un testo del filosofo sessano (il “De Auguris”) – non erano state più riproposte sue opere, né tantomeno pubblicati specifici testi a lui dedicati. Pertanto, al di là di qualsivoglia ragione campanilistica, la giornata nifiana è stata pensata proprio per evidenziare queste nuove aperture da parte della critica e sensibilizzare in special modo le nuove generazioni sul notevole patrimonio storico e culturale del “loro” territorio riscoprendo questo eclettico pensatore rinascimentale «la cui importanza […] nell'ambito di alcuni campi della filosofia […] appare oramai incontestabile», come sottolinea Laurence Boulègue nella introduzione alla traduzione francese del De Pulchro.
A conclusione della giornata di studi nifiana, il prof. Ennio De Bellis, tra i maggiori studiosi della cultura filosofica rinascimentale italiana e Membro del Direttivo Nazionale della Società Filosofica Italiana, ha orgogliosamente rivendicato di avere costantemente proposto all'attenzione delle platee dei più importanti convegni nazionali ed internazionali, la figura e le opere dell'eclettico pensatore sessano ed ha esortato gli studenti presenti e tutti i cittadini ad andare fieri del loro illustre conterraneo, l'unico filosofo ad aver commentato tutte le opere di Aristotele tanto da essere tenuto in alta considerazione finanche da Galileo Galilei che lo celebra addirittura come “magister mei” in un inedito manoscritto che è stato recentemente oggetto di studio da parte del docente leccese.
In definitiva, una giornata densa di significati che può aprire la strada ad interessanti prospettive per una più incisiva promozione turistica e una riqualificazione socio-culturale della città aurunca e dell'intero territorio.

Gaetano Mastrostefano
(da Il Sidicino - Anno XI 2014 - n. 5 Maggio)