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Ancora su Pantuliano
 
aggiunte circa l'etimologia, il cognome Adecoci e il toponimo “a la scapola”
 

L'etimologia di Pantuliano
Dopo la pubblicazione del nostro saggio sull'Iscrizione della Cappella di S. Antonio in Pantuliano, apparso su Il Sidicino di novembre e dicembre 2014, abbiamo avuto occasione di leggere due libri che ci permettono di fare delle aggiunte e di integrare la nostra ricerca. Si tratta di: “Urbanistica e territorio tra Francolise e Pantuliano dal Medioevo all'età moderna” di Cristina Alpopi, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli 2013; e “Nomi di luogo in Campania – Percorsi storico-etimologici”, di Luigi Chiappinelli, Edizioni Scientifiche Italiane, Napoli, 2012.
Per quanto riguarda l'etimologia di Pantuliano, avevamo scartato quella che voleva far derivare Pantuliano dai ruderi di un Pantheon e accolto parzialmente quella di G. Bova che la mette in relazione ad un “pantano”. Come spiegare la comparsa della sillaba -li-, che si sarebbe inserita in Pant-ano? Da ciò la nostra ipotesi di una derivazione dal culto di San Pantaleo, che pure è presente nella Arcidiocesi di Capua nel tardo Medioevo: a Pantuliano non è testimoniata una chiesa dedicata a tale Santo, ma poteva essere presente il nome personale del Santo.
Ora la consultazione del volume di Chiappinelli a pag. 80 ci fornisce la documentazione della presenza del nome personale “Pantullius” nel Corpus Inscriptionum Latinarum raccolte dal Mommsen nell'800 (vol. X, n° 6265, Fondi). Questo nome risolve il problema: un Pantullius probabilmente doveva possedere dei terreni nella zona che avrebbe da lui preso il nome con l'aggiunta del suffisso –ano che indica appunto appartenenza: Pantuliano dunque “luogo dei terreni appartenenti a Pantullius”.
C'è poi da aggiungere che nel volume della Alpopi sono riportati due atti di vendita nei quali compare ”Pantuliano” come cognome di famiglia: nel 1470 tra le terre confinanti con la pezza di terra venduta c'è anche quella di un certo Cerbo Pantuliano; in un altro atto di vendita del dicembre 1484, di tre pezze di terra site nelle pertinenze di Pantuliano, la prima confina con una terra di un certo Silvestro Pantuliano.
Dunque alla fine del Quattrocento Pantuliano è anche casato, a meno che questo non sia stato usato come luogo di provenienza; riteniamo comunque che il casato attestato nel Quattrocento derivi dal nome del casale che già s'era formato nei secoli precedenti da Pantulli(us) + ano.

Il cognome Adecoci
Il fondatore della Cappella di Sant'Antonio abate, accanto alla chiesa parrocchiale di Pantuliano, è – come risulta dalla iscrizione – dompnus Andonius Adecoci, Archipresbitero della Terra Capuana e Cappellano della chiesa di San Giovanni. Sulla origine del suo cognome abbiano avanzato una ipotesi: Ia (forma apocopata di Iacopo), de (preposizione di appartenenza), Coci (cognome della famiglia con riferimento al mestiere del Cuoco, nella forma plurale).
Ora, nella lettura del volume della Alpopi, alle pagine 195 e 102, con lietissima sorpresa incontriamo questo don Antonio: si tenga presente che l'anno della iscrizione della Cappella è il 1431 e le due pergamene in cui compare il prete capuano sono di pochi anni prima, una del 1426 e l'altra del 1428.
Infatti, in una “carta traditionis“ cioè di assegnazione o consegna di beni, del 1° ottobre 1426, tra i testimoni compare appunto il nostro “dompnus Antonius Adacoci”, dove però è da sottolineare che nel cognome c'è una A al posto di E, il che potrebbe anche non significare nulla nel senso che si tratterebbe di una semplice variante; ma la diversità della vocale assume gran valore quando si passa alla lettura dell'altro documento, cioè della carta venditionis dell'11 gennaio 1428, dove ancora tra i testimoni compare “dompnus Antonio, figlio di Adamo Coci”; dal che si deduce che il cognome Adecoci deriva dal nome personale Adamo (accorciato in Ada-) e Coci.

“A la scapula”
Nella iscrizione del 1431, tutta in latino, risalta l'espressione volgare dei due toponimi “a la scapula” seu [o] “a lo pratellone”. Nella lettura del volume della Alpopi, il primo toponimo compare due volte in documenti della prima metà del Cinquecento. Alle pagg. 208-209 leggiamo in una carta venditionis del 2 ottobre 1525 che un capuano vende ad un certo Luigi Pasciuto di San Secondino una pezza di terra sita in loco ubi dicitur “a la Scapula” nelle pertinenze della villa S. Secundini. A pag. 206, in una carta venditionis del 6 novembre 1543, il canonico capuano don Pirro Pasciuto vende ad un altro canonico pure capuano una pezza di terra sita “a la Scapola” nelle pertinenze della villa di Pantuliano.
Le pezze di terra in questione si trovano dunque sotto il nome di Scapula o Scapola tra Pantuliano e San Secondino.
Il cognome Pasciuto si ritrova poi a Pignataro nella seconda metà del Cinquecento e nel Seicento.

Antonio Martone
(da Il Sidicino - Anno XII 2015 - n. 2 Febbraio)