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L'Alfiere
 
(Nel Real Esercito napolitano: grado militare che corrisponde a quello di sottotenente; portabandiera; chi sostiene per primo e con più impegno una dottrina. Dall'arabo “al-faris” = il cavaliere. Questi i significati secondo un qualsiasi dizionario.)
 
 


“L'Alfiere” è il titolo della prima opera di Carlo Alianello scrittore neoborbonico (1901-1981), pubblicata nel 1942.
Con lo stesso titolo di “L'Alfiere” usciva nell'estate del 1960 una pubblicazione napoletana tradizionalista (numero unico, costo di 150 lire); in copertina: soldato napolitano del 3° Reggimento di linea, pagine 20.
Seguiva nel gennaio 1961 il 1° numero della rivista. La linea della Redazione è chiaramente espressa nelle seguenti affermazioni: “Mentre altri celebra il centenario della usurpazione e della sovversione, noi da meridionali orgogliosi, ricorderemo la virtù e l'onore”. Direttore, fin dal primo numero, Silvio Vitale.
Nel numero di gennaio 1966 (p. 11) compare un saggio su Alianello e le sue opere. Si ribadisce la posizione annunciata alla fondazione: L'Alfiere che “volle guardare la storia del Risorgimento dal lato della barricata reazionaria, dal punto di vista degli sconfitti, costituì un gesto di coraggiosa ribellione”.
Nel numero di dicembre 2005 (fasc. XLI) in copertina il volto di Silvio Vitale; in apertura: “Una eredità ideale” a firma del figlio Edoardo; il fascicolo è tutto dedicato al ricordo del fondatore, morto il 25 maggio 2005.
Nel maggio 1989 era ripresa la pubblicazione della rivista dopo 14 anni di interruzione; dal 1960 al 2004, in 31 anni furono pubblicati 75 fascicoli (2-3 all'anno) e dal 2005 ad oggi altri 18; in due serie: 38 nella prima (dal 1960 al 1975) e 37 nella seconda (dall'89 al 2004).
Avevo sentito parlare di Silvio Vitale dal giornalista pignatarese Enzo Palmesano che nel 1989 pubblicò (Napoli, pp. 44) una “Intervista sull'Europa” appunto a Silvio Vitale.
In seguito ho avuto il piacere di conoscere personalmente il Vitale quando, a cavallo del 97-98, ricoprendo la carica di assessore alla Cultura presso il Comune di Pignataro M., organizzai una serie di manifestazioni: tra queste una conferenza sul tema della Repubblica Partenopea del 1799, anticipandone di qualche anno la ricorrenza del secondo centenario. Mi recai al casello dell'A1, uscita di Capua, ad accogliere il conferenziere; la manifestazione si svolse nel palazzo vescovile (sala Amici della Musica) il 25 novembre 1997. Piuttosto scarsa l'affluenza di pubblico, nonostante l'importanza del tema che toccava Pignataro da vicino in quanto, nel bene e nel male, a quella vicenda presero parte anche il canonico pignatarese Giovanni Penna e l'arcivescovo di Napoli Card. Zurlo, che era stato vescovo di Calvi (1756-1782). Fu allora che acquistai tutta la collezione della Rivista (una piccola enciclopedia delle vicende della dinastia borbonica).
Successivamente ho avuto modo di conoscere anche il magistrato Edoardo Vitale che continua l'opera del padre.
Ci incontrammo per caso il 5 aprile 2009 a Sant'Agata de'Goti, dove il Coro polifonico di Pignataro, diretto dal M° Guglielmo de Maria e da me presieduto, era stato invitato ad una manifestazione di carattere storico-religiosa nella bella chiesa di San Francesco da poco restaurata: il Coro eseguì le “Sette parole di Cristo sulla Croce” del Bottazzo ed altri canti quaresimali, mentre il Vitale introdusse la manifestazione con una relazione sul periodo borbonico. Si trattò di una cerimonia tradizionalista in cui il sacerdote ripropose le cosiddette “Tre ore di agonia” che si tenevano nelle chiese prima del Concilio Vaticano II. Ricordo un particolare: prima che iniziasse il discorso del Vitale, fu eseguito (già registrato) l'Inno del Re delle Due Sicilie; fui tra i pochi ad alzarmi in piedi come si fa quando si esegue un inno nazionale e ciò colpì il relatore: qualcuno sapeva che quello era l'Inno della nazione napolitana, la nostra antica patria!
Da allora non sono mancate altre occasioni di incontro con Edoardo Vitale: oltre che a Capua e Gaeta, anche a Pignataro, dove interessanti sono stati i vari incontri tenuti nel Circolo “Unione”, presieduto dall'avv. Morelli; tra i più recenti ricordo quello svoltosi il 21 novembre 2009 dal titolo “Le verità nascoste” in preparazione al 150° dell'Unità d'Italia; ma già precedentemente se n'erano svolti altri, dei quali è rimasto impresso nella mia memoria quello in cui le parole forti di “indipendenza” del Sud, pronunciate dal magistrato Vitale, suscitarono un accesissimo dibattito tra il folto pubblico intervenuto (era presente tra gli altri l'ex sindaco Magliocca e vari assessori).
A Pastorano, poi, il 10 gennaio 2010, intervenne ancora il magistrato Vitale assieme all'editore di Controcorrente, quando fu inaugurata l'Associazione “I Briganti”, naturalmente di ispirazione neoborbonica, facente capo a Lello Testa, l'avv. Iovino, il prof. Antonio Bonacci ed altri; in questa occasione il Coro polifonico eseguì l'Inno del Re delle Due Sicilie e il Canto dei Briganti di Eugenio Bennato.
Gli incontri intanto sono proseguiti per dibattere, dopo la fase di studio e conoscenza della vera storia meridionale sotto la dinastia borbonica, le tematiche dell'ora presente. C'è chi insiste sulla indipendenza del Sud e chi invece segue una linea più morbida senza mettere in discussione l'unità d'Italia; il dibattito resta molto acceso e aperto all'interno del mondo borbonico, il che causa anche divisioni e incomprensioni, che bisognerebbe superare per poter dare ai meridionali uno spiraglio di riscatto!

Antonio Martone
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 5 Maggio)