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Recensioni: "Passi nella notte ovvero Miracoli a Natale"

di Mons. Arturo Aiello
 
F. Di Mauro Ed., 2008. pp. 56.
 

Solo in apparenza sono "due racconti"; in realtà si tratta della stessa vicenda, vista e raccontata da due dei quattro personaggi: nel primo, Nico, marito abbandonato dalla moglie Monica; nel secondo, da don Andrea (l'amante di Monica) che si rivolge al suo Vescovo, di cui era segretario.
Alla fine la vicenda si risolve positivamente: Monica torna a casa del marito; l'ex don Andrea torna pentito, dopo cinque anni, in episcopio, alla casa del Vescovo. C'è da notare però che nella struttura del secondo racconto, interviene anche l'Autore a raccontare la vicenda.
Comune denominatore e motivo ispiratore è dunque il "ritornare", come si avverte nel risvolto della copertina, dove si aggiunge anche che i passi di chi torna e quelli di chi attende muovono verso la stessa meta.
I titoli dei due racconti sono: il primo in francese "Cantique de Noel", il secondo in latino “Dies natalis”. II primo è tolto da un componimento di Placide Cappeau, musicato da Adolphe Adam, eseguito la prima volta alla messa di mezzanotte del 24 dicembre 1847 nella parrocchia di Roquemaure - come ci informa l'Autore a p. 6, aggiungendo altre interessanti notizie nel prosieguo della narrazione; il Cantique dà lo spunto al racconto di Nico che ricorda come al tempo del suo fidanzamento fu invitato con Monica ad un concerto in Episcopio e in seguito esso divenne per lui la romanza per il tempo del Natale e in special modo per la notte di Natale.
L'altro titolo trae spunto dall'episodio quasi finale del secondo racconto, cioè dalla morte del Vescovo, il giorno della vera "nascita" del cristiano alla vita eterna del cielo.
Le vicende si svolgono in ambiente ecclesiastico, l'episcopio, nel cui salone si recano Nico e Monica per il concerto (ma poi tutto s'incentra sulla casa di Nico); in particolare quelle del secondo racconto, che ha per protagonisti un Vescovo e il suo segretario, si immaginano svolte nella sede episcopale di Fidenza.
La trama è semplice: Nico è lasciato dalla moglie che si è innamorata di don Andrea il quale abbandona l'abito talare; dopo cinque anni, entrambi gli amanti fanno ritorno alla propria casa, pentiti.
La breve narrazione si arricchisce di svariati riferimenti culturali: si incontrano cantautori come Modugno con alcuni dei famosi versi di “Vecchio frac” e Baglioni con la canzone “Notte di Natale” o ancora Battisti per i suoi versi su "Quando lei se ne andò". E poi si possono leggere versi di alcune poetesse: Alda Merini e l'Autrice di “L'angelo del silenzio”.
Quanto ai musicisti, oltre ad Adam, ricorrono Mozart e Verdi come autori di Messe da requiem a proposito del Dies irae: e ancora l'Autunno di Vivaldi a proposito dell'età del Vescovo; gli occhi che turbano il giovane prete rinviano a quelli della Madonna del pittore Filippo Lippi.
Il prete pentito riconosce quanto a Gesù costò l'averci amati, con riferimento al famoso canto alfonsiano. E poi la parabola di Lazzaro e il ricco epulone, il mito di Orfeo e Euridice (Nico non rivolge lo sguardo a Monica perché teme di perderla). Come non potevano mancare riferimenti a salmi o a Giobbe; in particolare poi due citazioni: quella del domenicano tedesco Maestro Eckham (l'uomo è come un legno nel fuoco ...) e due versetti del Dies irae, "un inno che da giovane gli incuteva paura (ci si riferisce al Vescovo)... ma che nella maturità aveva scoperto essere intriso di speranza e di misericordia".
Tutto questo ed altro ancora evidenzia la vasta e variegata cultura dell'Autore che inoltre manifesta qua e là anche tratti della sua nuova esperienza di vescovo quando accenna al problema delle vocazioni sacerdotali, al profumo di pulito nei saloni dell'episcopio (solo di Fidenza?) e ad un fine gusto estetico.
S'è detto all'inizio che si tratta di due racconti solo in apparenza; ciò è confermato anche da rinvii e analogie; in particolare i due ritorni a casa da parte dei due amanti sono espressi quasi con le stesse parole e situazioni. Dice Monica a p. 28: "Mi trovavo a passare e ... mi sono detta: salgo un attimo solo per gli auguri..."; dice don Andrea a p. 51: “Mi trovavo a passare e mi son detto: salgo un attimo a salutare...''; e ancora: "Qualcuno bussa alla porta" dice Nico (p.28); "E se mi azzardassi a bussare?" dice l'ex don Andrea. Forse c'è qualche analogia anche di tempo: "Sono trascorse già tre ore da quando la musica 'Oh Holy Night' [cioè il Cantique nella nuova versione anglosassone] ha cominciato ad avvolgere la nostra casa e ad ispirare la mia lucida follia" dice Nico; "erano già le ventitré" quando il campanello suonato da don Andrea destò il Vescovo.
Inoltre la "lucida follia" di Nico, una situazione quasi pirandelliana, sembra suscitare nel lettore un senso di commossa tenerezza quando, la sera, all'atto di spegnere la luce sul comodino della moglie che è lontana con l'amante, dice: "Buonanotte, amore! Sogni d'oro!".
Racconti da leggere di sera, accanto al camino acceso, come è capitato a me, appena ricevuto in dono il volumetto, nel breve giro di alcune ore, per ritornarci poi sopra il giorno appresso a rileggerlo e ad annotarlo. Da leggere ... in attesa del Natale... i miracoli avvenuti in questo Natale ci auguriamo che avvengano anche nel prossimo Natale e in ogni Natale che verrà.

Antonio Martone
(da Il Sidicino - Anno VI 2009 - n. 5 Maggio)