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L'ode a Teano di Luigi Formicola

 
Nel fascicolo celebrativo «Per il I Congresso Eucaristico di Teano, 1 - 5 maggio 1932", stampato a proprie spese dalla Tipografia D'Amico a ricordo dell’evento, si trova un’ode a Teano che pochissimi conoscono composta dall’avvocato Luigi Formicola di Pignataro. La proponiamo ai nostri lettori con una nota di presentazione e di commento del prof. Martone.
 

La prima idea dei Congressi eucaristici viene attribuita a Mons. Di Ségur, che promosse quello di Lilla nel 1881. Ne seguirono altri negli anni successivi in varie città europee; il primo tenutosi in Italia fu quello di Napoli nel 1891 quando, la sera della chiusura (22 novembre), tutta la città fu splendidamente illuminata. Nella nostra Diocesi l'idea si concretizzò solo vari decenni più tardi: a Calvi (cioè Pignataro che ne era la sede effettiva) nel 1929, in seguito a Teano nel 1932.
L'opuscolo pubblicato per l'occasione s'apre con la benedizione del Santo Padre, seguono una bella pagina di S. Tommaso D'Aquino, il cantore dell'Eucaristia, il messaggio del vescovo Marcozzi, e poi dei Cenni storici di Teano, il Culto eucaristico nella Diocesi di Teano, e l'Inno composto dal prof. Paone su musica del prof. L. Rotoli. All'opuscolo ufficiale della manifestazione il tipografo volle offrire a parte una specie di appendice che conteneva varie composizioni: tra queste si può leggere anche un'Ode composta dal pignatarese Luigi Formicola, del quale ci informa lo storico Nicola Borrelli nelle sue Memorie di Pignataro Maggiore (1940): "Avvocato e studioso nato nel 1884. Fornito di buoni studi letterari, ha dato prova della sua cultura in applaudite conferenze, discorsi, ecc. Tra le sue conferenze è da ricordare quella su "Il Papato presidio di latinità e civiltà e dell'arte", tenuta in Pignataro il 29 giugno 1936" (p. 92).
Fu anche un discreto poeta e compose molti versi, parecchi rimasti inediti; appassionato di storia, fornì varie informazioni al Borrelli per la compilazione delle "Memorie". Morì a Pignataro nel 1957. Nel volume "Pignataro com'era" pubblicato dalla Pro Loco Pinetarium nel 1985, la foto n. 287 lo ritrae mentre tiene il discorso funebre per la morte del Col. Luigi Vito, caduto sul fronte greco-albanese il 27 febbraio 1941.
L'ode "Alla città di Teano" si compone di 15 strofe saffiche, quartine di tre endecasillabi, chiusi da un adonio (cioè un quinario piano); i versi sono liberi da rime e spesso presentano una forte cesura quinaria (Cinta dal verde // del tuo colle antico, ... Incendia il sole / l'umile vestigia, ... fino ai versi iniziali delle ultime quattro strofe). Il linguaggio è ottocentesco e risente chiaramente delle Odi barbare del Carducci (corruschi acciari, un'etade, il crine, le precipiti aquile, la polve sacra, ecc.).
È poesia di carattere storico e celebrativo; l'Autore prende spunto dall'avvenimento sacro per tuffarsi subito nei tempi antichi ripercorrendo a grandi linee le tappe principali della storia della Città dai Sanniti e da Roma, alla decadenza nel Medioevo barbarico, per passare alla rinascita e al famoso episodio dell'incontro di Garibaldi.
Gli spunti più interessanti appaiono nella seconda strofa in cui Teano viene esaltata perché essa per prima udì, pargoletta sui suoi ginocchi l'itala favella "che pei tre regni si levò cantando / in seno a Dio"; e ancora nella 12.a in cui si allude al prode, nudrito nelle sue mura, che, folgorante ne l'armi, mosse a oprare aspra vendetta del franco insulto: l'Autore segue la tradizione secondo la quale un teanese, Ludovico Abenavolo, prese parte alla famosa disfida di Barletta combattuta nel 1503 da 13 italiani contro altrettanti francesi.
Nella chiusura delle ultime due strofe, la poesia storica cede il passo a notazioni più personali e ritorna il motivo iniziale religioso dell'occasione per cui l'Autore compone questi versi (il mistero divin ch'oggi a te pii / cantano i cieli); anche il paesaggio e il clima diventano sereni ("io bacio i tuoi ridenti / clivi, ne la celeste primavera"); e il Formicola ricorda come Teano gli abbia aperto le materne braccia ai tempi della sua fanciullezza e adolescenza.

Antonio Martone
(da Il Sidicino - Anno V 2008 - n. 10 Ottobre)