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Indice Gennaro Loffredo
 
 

Le radio libere a Teano / Radio Achab,

tra associazionismo e libertà nell'etere
 
Foto 1
 

Siamo a ridosso degli anni ottanta, nel quinquennio che va dal 1979 a tutto il 1983, ed è in quel segmento temporale che a Teano si staglia all’orizzonte una nuova emittente: Radio Achab che interpreta un nuovo modo di fare musica, comunicazione e politica intesa nel senso più alto del termine, come partecipazione attiva alle problematiche sociali e per una crescita culturale del territorio.
L’influenza che aveva avuto la lista autonoma per Teano fatta da Radio Uno per partecipare alle elezioni comunali aveva innescato un meccanismo senza precedenti per animare la campagna elettorale, tra le formazioni che allora governavano in coalizione la Città, in un paese politicamente dominato dalla destra e dalla D.C.
Nel contempo l’altra parte della Città, che si collocava significativamente nella sinistra storica del PCI, ritenne di utilizzare l’importante strumento di comunicazione di massa rappresentato dalla radio che legò alla gestione dell’Arci (Associazione Ricreativa e Culturale Italiana) il cui responsabile era Martino Amendola (nella foto 1 insieme a Maria Grieco, sua attuale moglie, accanto alla sede dell’Arci) che anni prima aveva già intuito, insieme a altri, l’importanza delle ‘Radio Libere’ come formidabile mezzo di promozione e divulgazione culturale oltre che di comunicazione e condizionamento sociale, tanto da aver già provato assieme a Mimmo Lerro, che era riuscito a procurarsi un vecchio trasmettitore militare, a dar vita ad una emittente locale.
Grazie all’associazione, alle sue dimensioni territoriali, alla tenace volontà dei suoi iscritti, per buona parte giovanissimi e ancora studenti (Amendola aveva appena 23 anni) che si autotassavano per finanziare ogni loro iniziativa, Radio Achab ottenne le prime strumentazioni direttamente dalla città di Albenga, in Liguria, apparecchiature autocostruite da radio amatori che fondarono come s.a.s. la famosa ‘PMM’.
Naturalmente i disagi nascevano quando si dovevano riparare i componenti elettronici: la casa costruttrice del sistema valvolare, la migliore in circolazione in quegli anni, era l’unica a realizzare quelle apparecchiature di qualità e l’unica in grado di ripararle, ma la distanza chilometrica rappresentava un ostacolo non di poco conto, troppo tempo ci voleva affinché gli impianti ritornassero a funzionare.
L’emittente era così composta: una radio a valvole tutta montata su una struttura di alluminio; anche l’antenna era fatta dello stesso metallo, montata su uno dei punti più alti della città: Vico Guastaferri (foto 2). La bassa frequenza era il frutto di scelte ben precise e ponderate ispirate logicamente alla musica che si pensava di trasmettere: musica alternativa e d’avanguardia, per cui i piatti e le piastre, in particolare, erano davvero di qualità superiore.
La sede dell’Arci “P. P. Pasolini” si trovava in largo Teatro Vecchio, nello spiazzo del secondo ingresso della casa comunale, mentre quella della radio in Vico Guastaferri, in due locali al primo piano del fabbricato attiguo a sinistra al palazzo Cattaneo, rimessi a nuovo e attrezzati di tutto punto per le radiotrasmissioni con il lavoro dei soci.
Radio Achab e l’Arci con la loro attività si proponevano innanzi tutto, inserendosi in un circuito comunicativo così vasto e di grande impatto, di sperimentare la prassi comune alle associazioni e ai movimenti di sinistra dell’epoca di: ‘Pensare globalmente, agire localmente’. Era l’epoca politica caratterizzata dalla presenza fortissima e dominante della Democrazia Cristiana: la Balena bianca, nel gergo politico comune e proprio questo, unito al richiamo letterario riferito al romanzo Moby Dick di Melville: Achab era il capitano che strenuamente, fino al sacrificio della propria vita, dava la caccia alla balena bianca, fu il motivo che portò alla scelta del nome Achab.
Sul piano locale l’iniziativa si rapportava anche a quella della lista civica che era nata attorno all’emittente radiofonica legata al Gapt (Gruppo Autonomo per Teano), contrapponendosi in modo netto, atteso che la sinistra era antagonista della D.C. mentre il Gapt orbitava in quella galassia.
Le caratteristiche fondamentali della radio erano: libertà totale di programmazione, in assenza di preciso e rigido palinsesto; materiale discografico per gran parte personale (ogni socio portava da casa i suoi dischi); microfoni aperti sulla città (chiunque poteva rendere pubbliche le proprie opinioni, portare alla luce problematiche di pubblico interesse); rifiuto totale della pubblicità e nessuna richiesta di dediche sui brani trasmessi che erano frutto di un’accurata ricerca musicale da parte dei conduttori, in un ‘no stop’ che spaziava principalmente tra Rock, Jazz e Blues con intermezzi di musica leggera e Pop.
“The doors of perception”, le porte della percezione, era il programma principale curato e condotto da Martino Amendola e Antonio Palumbo, titolo ispirato al saggio breve di Aldous Huxley (1954), che tratta di esperienze vissute tramite l’utilizzo della mescalina (un alcaloide psichedelico contenuto principalmente nel peyote, una cactacea originaria del deserto del Messico), dal quale era derivato il nome di uno dei gruppi guida della radio: The Doors di Jim Morrison, durante il quale ogni brano era scelto con minuzia e attenzione al dettaglio.
La scaletta del programma legata agli interessi e alle passioni dei due conduttori spaziava dal Jazz al Blues, dal Rock Psichedelico al Progressive, dal Canterbury sound alla West Coast, dal Folk fino al alla New Wave e al Punk.
La diffusione e la conoscenza della musica alternativa e d’avanguardia, della cultura ‘Undergroud’, in tempi in cui si era frastornati da canzonette leggere, banali e orecchiabili intese solamente come musica d’intrattenimento, di sottofondo e d’evasione era lo scopo dichiarato e perseguito.
Ecco allora che la musica, non più frivola e disimpegnata, ma mezzo espressivo principe del mondo giovanile studentesco, con testi impegnati e colti, manifesto delle lotte per la pace e per i diritti politici e sociali degli anni ‘60 e ’70 contro una società oppressiva e autoritaria, diventa l’emblema del programma e di Radio Achab.
John Coltrane, Albert Ayler, Charlie Mingus, Miles Davis, King Crimson, V.D.G.G., Gentle Giant, Jefferson Airplane, Doors, Bob Dylan, Jony Mitchell, Leonard Cohen, Traffic, Pink Floyd, Soft Machine, Robert Wyatt, Frank Zappa, Tim Buckley, Patti Smith, Television, Jimi Hendrix, Neil Young, Talking Heads, Osanna, Area, Francesco Guccini, Claudio Lolli, N.C.C.P., sono gli artisti e gli autori prediletti che diventano imprescindibili e abituali.
La sigla scelta era il brano “My favorite things” di John Coltrane, nella versione live del 1961 con Erick Dolphy, composizione che faceva vibrare l’anima degli stessi conduttori che la utilizzarono in ogni occasione, dalle prove tecniche di messa in onda alle manifestazioni fatte in pubblica piazza.
Non mancavano nell’impostazione radiofonica programmi dedicati al Pop, alla musica e ai cantautori italiani, principalmente se ne occupavano Antonio Razzino e Mimmo Izzo.
Tra i tanti attivisti della radio vanno menzionati Michelangelo Della Torre, Enza Amsdem, Armando Turco, Franco Sferra, Michele Ferraro, Rosaria Spaziano, Giovanni Celentano, Concetta Passaro, Rosa Turco, Liliana Spaziano, Benedetto Gelsomino.
Un palinsesto musicale e culturale unico nel suo genere, di indubbio spessore ma fatto per pochi e che, proprio per la sua natura, dopo un periodo altalenante costellato di obbligate pause e di brillanti trasmissioni, traghettò la radio verso la chiusura per motivi di difficoltà economico finanziarie uniti a sopravvenuti impegni lavorativi dei suoi giovani responsabili.
Mentre l’altra emittente, Radio Uno Teano, più spregiudicata ma più concreta andò avanti per altri dieci anni anche perché le risorse economiche arrivavano da iniziative poste in essere dai soci tra le quali la pubblicità tanto invisa ai componenti di radio Achab. L’emittente trasmetteva sugli 88.900 MHz con un trasmettitore di 250 V a valvole (Eimal da 4 cx 250 B) solo di giorno dalle 8:00 di mattina alle 20:00 proprio come Radio Uno Teano che aveva a sua volta un’antenna, autocostruita da un radioamatore del vicino paese di Nocelleto, posizionata sulla curia vescovile, dove aveva in uso gratuito anche i locali, fatto che agevolò non poco la sua più lunga esistenza.
Il Mixer usato nello studio di Radio Achab era della Maruni, i giradischi della Pioneer e i due registratori a cassetta della Teac.
Una Radio nata da una filosofia e un’ideologia ben precisa, profonda e ben radicata, da un modo di intendere la vita, la politica, l’impegno privato e collettivo di un gruppo di persone che, anche se per un lasso di tempo abbastanza breve, sono riuscite a dar vita a un progetto e a portarlo avanti secondo principi a cui mai hanno derogato anche a costo della chiusura e della fine dell’esaltante esperienza.
Una esperienza associata a un nome preso da un romanzo che ben descrive più di tutto la metafora della vita umana attraverso un viaggio in mare, in un oceano indefinito dove, tra mille difficoltà, puoi contare solo su te stesso.
E così era per i fondatori della radio che, come detto, si autofinanziavano, contavano solo sulle proprie forze sia economiche che professionali e lavorative. Infatti per comprare gran parte delle attrezzature accesero un mutuo con il Banco di Napoli. C’era piena fiducia tra i soci, tra gli ideatori che avevano deciso di intraprendere questa sfida. Il prestito fu intestato a Vincenzo Lerro mentre Giuseppe Lacetera fece da garante, ma molti associati dell’Arci di Teano (ne contava circa 100) diedero una mano, facendosi in prima persona carico dell’onere, contribuendo economicamente e professionalmente.
Vanno senz’altro menzionati tra gli altri, tra quelli che lavoravano e potevano contribuire con una certa tranquillità e con quote più sostanziose, oltre all’intestatario del prestito: Salvatore Razzino, Lucio Salvi, Luigi Vernoni, Mario Giarrusso, Bruno Zarone, Giuseppe Zarone, Gino Cirelli, Paride Cangiano.
Esperienza e professionalità, ‘impegno privato e collettivo’, vennero messe a disposizione per costruire iniziative in favore dell’associazione e della comunità.
L’Arci e Radio Achab viaggiavano all’unisono, un collettivo che aveva deciso di cambiare le cose, restando fedele a un’idea di aggregazione unitaria e di comunità, emblematicamente rappresentata dal famoso slogan di quegli anni dell’ARCI: ‘Da soli non si può’ (foto 4).
Tra le manifestazioni organizzate assieme va senz’altro ricordata la rassegna “Arciestate” dove si alternavano eventi culturali, musicali, danzanti e sportivi con tornei di Ping Pong e pallavolo.
Tra le iniziative l’attivazione della ‘Biblioteca Popolare Gramsci’, riconosciuta formalmente dalla regione Campania e le programmazioni cinematografiche all’aperto di “Cinearena” con le proiezioni di film d’autore, che rappresentavano momenti di riflessione e analisi di temi d’attualità e di interesse generale, nello spiazzo dell’ex Cinema di Via Nuova, con l’erba rasata e curata, sistemato come uno splendido tappeto verde.
Furono proiettate anche due pellicole di Totò: Operazione San Gennaro e Totò cerca casa, un artista sempre molto amato dal pubblico ma rivalutato enormemente dalla critica, fino a considerarlo ‘Il Principe della risata’, solo agli inizi degli anni settanta, dopo la sua morte, grazie alla proiezione dei suoi film nei cinema popolari e nei cineclub e grazie al pubblico giovanile figlio del movimento studentesco del ’68.
Per allestire il palco per i concerti e il telo e la cabina di proiezione, si misero a disposizione tutti i soci, nel loro tempo libero, con il lavoro manuale, fornendo le attrezzature e garantendo la loro professionalità.
Il materiale occorrente fu fornito gratuitamente da ditte edili di amici soci, il lavoro per la costruzione del palco e della cabina di proiezione fu curato da operai dell’ex ‘Precisa’ appena finiti i loro turni, con la supervisione dell’arch. Vincenzo Lerro che poi firmò i collaudi; il telo per le proiezioni cinematografiche fu cucito a mano dalle socie, alcune delle quali lavoravano in aziende tessili locali.
Il proiettore 16 millimetri fu messo a disposizione di buon grado dai compagni della sezione di Lauro di Sessa Aurunca.
Per i posti a sedere furono utilizzati i dismessi sediolini di legno, in file di sei posti, del cinema Garibaldi di via Nicola Gigli, assemblati e sistemati dai soci.
Ogni iniziativa messa in campo era realizzata in toto da un gruppo coeso che si spendeva con abnegazione e impegno.
Per fare cassa furono organizzati anche numerosi mercatini delle pulci e lotterie, ogni idea era buona per attrarre fondi e mantenere vivo e sano il progetto.
L’Arci organizzò nel 1979 anche Il primo concerto jazz a Teano grazie a delle conoscenze di Mimmo Lerro che riuscì a portare in paese la ‘SPM Jazz quintet’ (foto 6): Scuola Popolare di Musica Jazz di Roma, il cui leader era Mauro Zazzarini (sax contralto) che poi sarà tra gli artisti presenti alla prima edizione del Teano Jazz; tra i musicisti vi era Marvin Bogaloo Smith (batterista) che l’anno successivo, 1980, collaborò con Pino Daniele per la realizzazione dell’album “Nero a Metà”.
Per l’organizzazione tutti i soci si fecero in quattro; Amendola e Lerro girarono la provincia, paese per paese, a promuovere l’evento e ad affiggere la locandina del concerto (nella foto) nei locali e nei circoli culturali normalmente frequentati da giovani e studenti. Ci fu il pienone, al di là ogni aspettativa, i 120 posti a sedere messi a disposizione nello spiazzo all’aperto dedicato alle proiezioni furono tutti occupati, principalmente da persone provenienti da ogni parte della provincia e i 166 biglietti staccati coprirono agevolmente i costi sostenuti.
Il concerto si svolse in un clima festoso e avvincente con un coinvolgimento incredibile del pubblico avvinto e rapito dalla musica e dalla bravura dei musicisti, andando ben oltre il limite fissato, tanto che quando si dovette per forza chiudere Marvin Bogaloo Smith, che aveva suonato con la batteria di Michelangelo Della Torre esclamò: “Continuiamo, mi sono appena riscaldato”.
Insomma, come mai prima Teano divenne cassa di risonanza per l’intera provincia organizzando un evento di proporzioni senza precedenti per il genere: un concerto Jazz arrivava in città con musicisti conosciuti e un seguito insperato.
Inneschi che poi si sono intrecciati nella vita sociale della comunità dando vita a altri eventi e iniziative, come quello della squadra di pallavolo femminile sidicina che ha poi giocato in serie C. Infatti il primo nucleo nacque grazie alla squadra dell’Arci, col tecnico Antonio Grieco e giocatrici come Eva Grieco e Maria Cattaneo, divenute poi le colonne portanti della formazione, che assieme ad alcune atlete del gruppo autonomo per Teano diedero vita alla VBC Teano (Volley Ball Club - foto 5) il cui presidente era Paride Marrese, squadra che per svariati anni ha focalizzato l’interesse sportivo della comunità. Achab rappresentava la tenace volontà di raggiungere l’obiettivo prefissato, di sfidare l’inconosciuto, di anelare l’infinito; infinito come l’etere in cui si propagano le onde radio.

Gennaro Loffredo
(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 9 Settembre)

Foto 2
 
Foto 3
 
Foto 4
 
Foto 5
 
Foto 6