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Progetto per la riqualificazione di piazza Sperandeo

 
 

La storia delle opere pubbliche di Teano è caratterizzata da una sequela di progetti affidati, pagati e, il più delle volte, mai realizzati nonostante i finanziamenti ricevuti e, puntualmente, andati perduti.
L'elenco è lungo, ma basti solo ricordare alcuni di quelli più emblematici, tra cui spicca decisamente il progetto della “mitica, fantomatica” piscina comunale, lungamente e inutilmente vagheggiata dalla comunità, poi quello della Caserma dei Carabinieri, della Scuola Media di S. Antonio, dell'Asilo Nido, della rivalutazione della collina di S. Antonio, del Palacongressi, del primo progetto (a firma di un architetto polacco) di recupero dell'Istituto Regina Margherita e del successivo mai completato.
Però in compenso, si è realizzato nel centro storico quel monumento (?), di cui tutti hanno disconosciuto la paternità, che non si sa cosa dovesse significare e a cosa dovesse servire, di Piazza Giovanni XXIII che ha in modo astruso e irrazionale, senza alcun riferimento al contesto urbanistico e sociale, gravemente alterato un angolo caratteristico e significativo della Città. Si è tentato, inoltre, di demolire la “Casina” dell'ex piazza Umberto I, ignorando l'enorme valenza storico architettonica che essa rappresenta, tentativo fortunatamente sventato solo grazie alla pervicacia di un Comitato sorto a sua difesa,cui il Sidicino ha dato voce e ampio risalto.
Questo nel Centro Storico, mentre un progetto di riqualificazione di uno slargo periferico, caoticamente occupato da auto in perenne sosta e aiuole abbandonate a se stesse da decenni, ricettacolo di rifiuti di ogni genere: Piazza Matteo Sperandeo, non riesce assolutamente a partire, nonostante si siano succedute più amministrazioni.
La storia di questo progetto, che il Sidicino vuole portare all'attenzione generale per stimolare un proficuo dibattito sulla Città, sul risanamento urbanistico e ambientale, può essere considerata emblematica dell'inefficienza politico amministrativa che ha paralizzato da decenni il progresso civile, economico e urbanistico della Città.
Il progetto architettonico, redatto dall'Arch. Domenico Lerro nel lontano 2005, che pubblichiamo su questo numero è la prima versione, cioè quello relativo al bando di gara del dicembre del 2008, fatalmente interrotto dopo l'apertura delle buste per una contestazione di una delle imprese partecipanti e mai più ripreso dalle amministrazioni successive, nonostante i chiarimenti e le integrazioni richieste e trasmesse dal progettista.
Prossimamente pubblicheremo anche la seconda versione del progetto in variante, richiesta dall'Amministrazione comunale, che non riesce ancora a veder concluso l'iter burocratico di approvazione e affidamento dei lavori, pur in presenza di specifico apposito mutuo.

Martino Amendola

 
 

Progetto di riqualificazione di piazza Sperandeo a Teano – anno 2005

Relazione di progetto
La piazza Sperandeo a Teano si trova in una zona di nuova espansione residenziale; essa si presenta come un'area degradata, inclinata, fatalmente risparmiata dall'ottusità devastante della rendita fondiaria.
Quando si abbandonano le città vere per fare le città false diventa fondamentale impegnarsi nella riscoperta e/o nell'invenzione della memoria storica e della stratificazione dei segni.
I rari e insignificanti interventi edilizi sulla piazza non sono riusciti mai a delineare né una forma architettonica compiuta né una finalità culturale progressiva.
E mentre la “Teano antica” si svuota, le strade le piazze diventano mute, le luci delle case si spengono, è quasi imbarazzante per l'architetto progettare la riqualificazione di uno spazio pubblico, lontano dal centro.
Un progetto che potrebbe rappresentare la perdita del centro, allontanare da questo le nuove generazioni e sancire paradossalmente la morte definitiva della città, quella vera!
Ma noi speriamo ancora che il destino di Teano e della sua struttura urbana, nonostante i guasti prodotti da alcune scelte urbanistiche del passato, non sia ancora del tutto compromesso in maniera irreversibile.
L'intervento di riqualificazione di piazza Sperandeo può e deve essere l'occasione, non soltanto dal punto di vista della progettazione architettonica, per la costruzione di un luogo urbano collettivo, di uno spazio pubblico per le relazioni sociali, di un punto di riferimento per tutto il quartiere circostante, totalmente privo di aree verdi e di luoghi urbani.
Un punto di incontro nuovo nell'assetto fisico e nell'aspetto estetico che dovrà però competere con i punti di incontro forti della città antica.
Questo progetto architettonico si ispira a un'idea di città che si sviluppa e cresce per parti definite, per analogia e in sintonia con la struttura urbanistica delle epoche precedenti.
Un'idea di città che riconosce finalmente il ruolo fondamentale degli elementi primari dell'architettura della città.
Con la memoria rivolta al passato, alla città del periodo classico, all'agorà delle città greche, ai giovani che si incontravano sotto i porticati per ascoltare i discorsi dei filosofi.
Con la speranza che ancora oggi i giovani teanesi possano incontrare dei nuovi maestri se non incontrarsi per discutere di attualità, di politica, di futuro, e non solo all'aperto!
La piazza ha il merito e la gloria di essere stata recentemente dedicata a monsignor Matteo Guido Sperandeo, vescovo di Calvi e Teano dal 1954 al 1984, molto amato dai cittadini per la sua pietà e per la sua carità.
L'area di progetto è rettangolare, in pendenza, essa è definita a ovest da via Luigi Sturzo, a sud da via Antonio Gramsci, a est e a nord da lotti di edilizia residenziale unifamiliare.
La definizione formale della piazza non nasce da un perimetro urbano costruito, stratificato, sedimentato, grondante dei segni tipici della città storica.
Ma l'inclinazione del terreno, con un dislivello di m 2,20 da un lato e di m 2,60 dall'altro, ha evidenziato una possibilità nuova, un'interpretazione del sito diversa da quella attuale.
L'area di progetto, attraverso la ri-configurazione delle quote, viene ripartita in una zona superiore, una zona inferiore e un'area che conserva la pendenza attuale sistemata a verde pubblico attrezzato.
Il disegno generale dell'area di progetto si fonda sulla costruzione di precisi elementi architettonici.
Tali elementi di progetto sono:
1. il prato e le palme
2. il porticato coperto
3. il faro
4. il portale e la fontana
5. la piazza e il teatro.

Il prato e le palme
L'unica area della piazza che conserva la pendenza originaria si trova lungo il confine con via L.Sturzo.
Tale area definisce una zona di verde pubblico attrezzato. Il terreno occupa una superficie di circa mq 170 e definisce un filtro o una pausa tra il traffico urbano e la piazza.
Le palme esistenti e quelle nuove di progetto sono sistemate nel prato ai lati delle tre coppie di panchine.
Le panchine, in Trani chiaro massello, definiscono tre aree chiuse di sosta, ognuna delle quali è illuminata da un lampione e dotata di un cestino portarifiuti.
L'unico accesso alle panchine è assicurato dal marciapiede di via L.Sturzo.
L'area verde è delimitata a nord dalla piazza superiore, a est dal muro di tufo grigio del porticato coperto, a sud dalla piazza inferiore e a ovest da via L.Sturzo.
Il terreno viene sistemato a prato; esso accoglie su ciottoli di fiume il getto dell'acqua piovana proveniente dai doccioni sputa acqua della copertura piana del porticato lungo.

Il porticato coperto
Si tratta di un vero e proprio edificio pubblico che potrebbe essere costruito idealmente anche con il semplice riuso dei materiali di scavo che sono accatastati e inutilizzati negli innumerevoli depositi all'aperto della soprintendenza archeologica della Campania.
Sentiamo forse la necessità di iniettare nelle mura del progetto una dose di antichità, di quella patina archeologica o filologica che ormai la cultura dominante impone a tutti, pena la condanna alla banalità? No!
Il porticato coperto è un elemento architettonico moderno e più bello, molto importante, e diventa fondamentale per la riqualificazione della piazza Sperandeo.
In questo spazio si possono immaginare manifestazioni ordinarie e straordinarie: passeggio, sosta, mercatino del libro, mostre di pittura e tante altre.
La struttura portante è in c.a. ed è rivestita con pietre di tufo grigio squadrate e poste in opera a secco.
Il muro del porticato a confine con il prato realizza il salto di quota tra la pendenza originaria del sito e il livello interno, quasi orizzontale, dell'area inferiore della piazza.
Il porticato, lungo m 41 e largo m 3.6, è definito a ovest dal muro longitudinale rivestito di tufo nel quale sono state ricavate aperture di m 2 x 2 con ringhiera in ferro smaltato verde; a est da una fila di colonne in c.a. faccia a vista dipinte di colore bianco; a nord e a sud da due testate in tufo con frontone superiore in pietra bianca e timpano vuoto.
Le colonne hanno interasse di m 3 e diametro di cm 40.
L'accesso è su tre lati: a nord in piano dal livello superiore della piazza; a est con gradini dal livello inferiore della piazza, infine a sud con gradini in prossimità del “ Faro”.
La pavimentazione è in lastre di pietra bianca, Trani chiaro levigato.
Il porticato ha una copertura piana ricoperta con guaina ardesiata e ciottoli di fiume di protezione. Le acque meteoriche defluiscono attraverso quattro doccioni realizzati in lamiera di rame spessore 10/10 del tipo “TECU”. L'acqua cade direttamente a terra nei ciottoli di fiume, posizionati nell'area verde.
Il livello di calpestio del porticato, rispetto a quello della piazza inferiore, varia da + m 0,6 a + m 0,45; la parte alta della piazza viene raggiunta da una scala posta sul lato nord; tale scala disimpegna anche la gradinata del teatro all'aperto.
L'altezza utile del porticato è di m 3,35.
L'illuminazione è costituita da lampioni del tipo stradale appesi sotto il soffitto.
La parte finale del rivestimento di tufo è caratterizzata da una fila di ceramica cm 20x20 di colore blu cobalt che gira intorno alle due testate e da una cornice superiore di cotto naturale che ha la funzione di gocciolatoio.
Al di sopra delle colonne, sul lato interno della piazza inferiore, sono disposte travi a U h=mm220, ancorate al solaio di copertura e smaltate di colore verde, che definiscono una sorta di trabeazione.

Il faro
Il faro è una presenza fisica, un punto di riferimento per gli abitanti del quartiere. Le sue dimensioni sono modeste e per questo motivo deve essere interpretato come un oggetto d'affezione, un giocattolo collettivo essenziale, da utilizzare anche per i rendez-vous.
La sua posizione strategica, all'incrocio tra via Sturzo e via Gramsci, fissa l'incrocio degli assi del porticato e del portale, e sarà riconoscibile dalla collina di S. Antonio.
La sua forma architettonica è caratterizzata da tre tamburi ottagonali che si compongono in altezza, rastremandosi ogni volta di cm 20.
La base al P.T. misura cm 240, quella media cm 200, quella alta cm 160.
La parte alta del faro è realizzata con una lanterna in ferro e vetro, di forma ottagonale, chiusa da una cuspide dotata di banderuola girevole in rame TECU.
La struttura portante è in setti di c.a. rivestiti all'esterno con mattoni pieni.
Sui lati dei tamburi sono sezionate le feritoie di cm 40x20; tali feritoie sono protette da rete parapasseri; l'interno del faro e dipinto di colore bianco.
Sul fronte est del faro, quello rivolto verso l'interno della piazza inferiore, sull'ultimo tamburo ottagonale è stato posizionato un orologio.
Al piano terra è stato ricavato un locale tecnico dove si trova il centralino di comando per la manutenzione dell'illuminazione interna, esterna e della fontana.
Ogni tamburo termina con una fila di ceramica blu cobalt; la rastremazione dei tamburi è coperta da scossalina in rame TECU con gocciolatoio.
La luce del faro costituirà quel riferimento visivo o meglio quel calore umano che oggi manca all'area residenziale.

Il portale e la fontana
Il portale di ingresso si trova a sud, su via Gramsci.
Il portale è una quinta, un fondale, una scena, un podio.
La sua forma è analoga a quella del porticato lungo ma priva di copertura.
Il portale scoperto è aperto su tre lati: via Gramsci, la piazza, il faro.
Il portale è rivestito con gli stessi materiali del porticato coperto: tufo grigio squadrato, ceramica blu cobalt, cotto naturale, Trani chiaro.
Il fronte principale del portale di ingresso ha una forma rettangolare caratterizzata dall'epigrafe dedicatoria e dalla fontana.
L'epigrafe, in Trani chiaro massello, è dedicata a MATTHAEUS GUIDO SPERANDEUS EPISCOPUS, Vescovo di Calvi e Teano dal 1954 al 1984.
La fontana nella parte basamentale è costituita da una vasca rettangolare di cm 180 x cm 150 x cm 60 di altezza e da un triangolo isoscele appeso come un quadro al muro di tufo grigio dal quale sgorga l'acqua.
L'acqua ha un flusso continuo solo diurno, regolato da un timer con fotocellula posto nel locale tecnico del faro.
La struttura è in c.a. con rivestimento in lastre di pietra di Trani chiaro.
La vasca di raccolta dell'acqua e il triangolo che porta la circolazione continua dell'acqua hanno un fondale rivestito con lamiera di rame 10/10 tipo “TECU”.
Il lato su via Gramsci si presenta come il pezzo di una vecchia cinta muraria, rialzato di cm 30 rispetto al livello della piazza, è dotato di tre aperture e contrafforti anch'essi rivestiti di rame.
Le piattabande delle porte sono in c.a. con profilati esterni di ferro a U, uguali a quelli usati per la trabeazione delle colonne.
Il lato nord si collega alla piazza con una gradinata di due alzate di cm 15; quattro colonne tronche, anch'esse ad interasse di m 3 e diametro cm 40, evocano nell'immaginazione collettiva un tempo passato ormai perduto, un volume e una vita che ora non c'è più.
Il fronte secondario o retro del portale, ha lo stesso frontone in pietra di Trani del porticato coperto; esso si ricongiunge al Faro con un passaggio nel muro di testata.
Questo portale di ingresso o di uscita è un elemento con una vocazione teatrale, adatto allo spettacolo e alla rappresentazione artistica in generale.
In questo spazio si possono allestire scene teatrali, palchi per concerti, schermi per proiezioni cinematografiche all'aperto, conferenze e dibattiti.

La piazza e il teatro
La piazza definisce un nuovo spazio urbano; la presenza del porticato coperto, del portale, della fontana, ma principalmente la consistenza fisica, visiva, diurna e notturna, col tempo sempre più affettiva del faro costituiscono un nuovo territorio architettonico da esplorare e consumare.
Il progetto, con la ripartizione dell'area in vari livelli praticabili, ha valorizzato anche il rapporto con le preesistenze residenziali edificate ai margini del perimetro.
Ma la novità spaziale più accattivante è rappresentata dalla congiunzione “a teatro” tra il livello superiore e quello inferiore della piazza.
Nasce così una gradinata, un teatro nuovo, all'aperto; anche questo è un modo di riappropriarsi della nostra più antica tradizione culturale, per troppi anni rimasta in letargo e irretita nelle grinfie della lungaggini burocratiche.
La piazza bassa è pavimentata con listelli di cotto rosso a spina; la gradinata del teatro e la piazza alta con lastre grezze di pietra bianca.
Una parte della piazza superiore è sistemata a verde con prato e alberi di olmo che sarebbe bello vedere già grandi.
La recinzione di separazione con i lotti di edilizia residenziale unifamiliare ha lo stesso disegno di quella del porticato, smaltata di colore verde.
Sul lato del bar sono state disposte le panchine bianche, i lampioni dell'illuminazione, i cestini portarifiuti e una fila di lecci.
Sembra quasi opportuno ricordare che un'area destinata a piazza, in una zona completamente priva di verde e di spazi per le relazioni sociali, non deve essere pensata come parcheggio di autovetture, anche se tali necessità sembrano gli unici argomenti che i residenti hanno manifestato.

arch. Domenico Lerro
(da Il Sidicino - Anno XV 2018 - n. 11 Novembre)