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C'era una volta... Don Paride Crescenzi

 
 

Nell'ormai lontano 1985 arrivai a Teano chiamato dal Vescovo del tempo, Mons. Felice Cece, a servizio della comunità dei Santi Cosma e Damiano. Ad essere precisi, allora denominata S. Marco Evangelista. Succedevo a d. Pierino Giuliano, rimasto solo per un anno parroco, che a sua volta era succeduto a don Oscar Savinelli. Ricordo, però, che continuamente mi veniva menzionato un altro parroco precedente, un sacerdote da me non conosciuto: don Paride Crescenzi. Tutti lo ricordavano con benevolenza parlandone come di un santo parroco. Tutti ne elogiavano la spiccata carità praticata nel suo apostolato, in tempi certamente difficili per le condizioni economiche del periodo del dopo guerra. Devo aggiungere che molti lo ricordavano anche per le sue mortificazioni e penitenze con cui testimoniava la sua fede e il suo fervore apostolico. Certamente uomo di statura morale ragguardevole e sacerdote di grande spessore spirituale e caritativo. Questo continuo riferimento e richiamo al parroco buono premuroso, fece si che mi preoccupassi di ricordarlo comunitariamente con la celebrazione di una S. Messa in occasione di un ragguardevole anniversario. Pertanto il 19 Giugno 1992 ricorrendo il 30° anniversario della sua morte, con un volantino, invitai la comunità a partecipare ad una solenne Eucaristia presieduta da Sua Eccellenza Mons. Felice Leonardo che ben ricordava, avendolo conosciuto. Lo stesso Vescovo ne elogiò le caratteristiche umane e spirituali, per la edificazione di tutti i presenti. C'era una volta… Il tempo passa, le nuove generazioni non ricordano quasi più, un po per la distanza del tempo, un po, perché, sono lontane dalla chiesa, non hanno interesse per ciò che è stato e per ciò che è. Ma un santo parroco che ha beneficato tante famiglie non va dimenticato. Ecco perché nella ricorrenza del 50° anniversario della morte, martedi 19 Giugno, vogliamo ricordarlo ancora con la celebrazione di una S. Messa, con la speranza che la sensibilità di tanti produca una nutrita presenza. Alle ore 18.00 in S. Maria La Nova con la celebrazione Eucaristica ricorderemo e pregheremo per un santo parroco, sicuri che anche lui implorerà per noi tante grazie e tanti favori.

Don Peppino Leone

Un santo prete
Ho sentito parlare per la prima volta di Don Paride Crescenzi quando avevo circa 9 anni e abitavo nella mia casa nativa, nell'ex casa canonica della parrocchia della “Madonna delle Grazie”, proprio dove aveva abitato il “santo prete”. Me ne avevano parlato alcune vecchiette che avevano abitato in quella casa prima della mia famiglia. Ricordo, in particolare, zia Antonietta “'A Cafettera”, moglie di “Zi N'tonio e Carlucc”, gestore del bar di Via Porta Napoli. Parlavano sempre della guerra e delle devastazioni che aveva portato, e dei bombardamenti che avevano distrutto il paese, la nostra cattedrale e altre chiese tra cui Santa Maria de Foris, ove vi era il culto dei santi Cosma e Damiano. Zia Palma, un'altra vecchietta, raccontava che dopo qualche tempo un gruppo di uomini capeggiati da Paride D'Errico (l'appaltatore), tra cui “mast'Antonio Mancini, 'N giuliglio ù marchese (Angelo De Francesco) cominciarono a scavare nella chiesa e dopo qualche giorno rinvennero la testa di San Damiano (quello senza barba). Allora scoppiarono in un pianto di gioia e con grande venerazione si recarono da don Paride che, senza alcun indugio, propose di rifare subito nuove statue dei santi medici e di riconsegnarle al culto dei teanesi. In quel tempo di durezze, povertà e sacrifici, il nostro caro parroco si attivò per aiutare i tanti bisognosi, e riuscì ad aprire una sede dell'Azione cattolica che divenne uno dei punti di riferimento per quanti avevano bisogno di conforto e di un pezzo di pane per sfamarsi. Don Paride, non richiedeva i soldi per il fitto a zia Antonietta che occupava la casa con i suoi sei figlioli perché diceva: “Fate mangiare i vostri figli che ne hanno bisogno”. Zia Palma a sua volta raccontava: “La mia casa era piccolissima, appena due stanzette, e così Don Paride si prendeva cura dei miei quattro bambini, facendoli dormire a casa sua e sfamandoli con quel poco che aveva”. Ricordavano, sempre, che il parroco portava il cilicio sotto la sottana e per questo, per il dolore che gli procurava, camminava con le braccia un poco sollevate dal busto e quando la gente, con un certo stupore, lo salutava, rispondeva immancabilmente “Sia lodato Gesù e Maria”. Inoltre, si infliggeva molte penitenze e si fustigava la schiena con corde molto dure. Ricordavano ancora, l'episodio di violenza che subì, quando per aver scacciato dal comitato festa San Cosimo e Damiano un certo individuo, per comportamenti molto discutibili e che non avevano nulla a spartire con la fede e la devozione, questi si vendicò colpendolo, mentre usciva di casa di primo mattino, con un coltello alla gola. Fu grazie al collarino di plastica che il colpo non riuscì mortale. Don Paride, corse verso l'ospedale dove fu medicato e dove perdonò pubblicamente l'aggressore, senza mai fare il suo nome (che invece era di pubblico dominio). Il 12 giugno del 1962, mentre saliva i gradini del Santuario di S. Antonio, per partecipare alla solenne processione, cadde per un malore e venne ricoverato all'Ospedale di Teano, dove il 19 giugno rese la sua anima benedetta al Signore.

Massimiliano Fiato

(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 6 Giugno)