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L'Incontro del 26 Ottobre 1860: i nuovi documenti danno

ragione a Teano
 

Una questione di metodo
Alla storia bisogna avvicinarsi con l'umiltà propria di chi rispetta la forza dei documenti e l'evidenza delle testimonianze senza voler imporre su di esse il proprio punto di vista. È questa la lezione che abbiamo appreso noi, i componenti del “Gruppo di lavoro”, che siamo andati alla ricerca di nuovi documenti sull'Incontro del 26 ottobre 1860. Abbiamo fatto in partenza una scelta programmatica: mettere da parte ogni pretesa campanilistica, lasciar parlare soltanto i documenti, essere disposti ad accettare qualunque verità fosse emersa dal lavoro di scavo. Ed è stato un lavoro entusiasmante. Indagare con pazienza nei giacimenti di “carte” depositate negli archivi, trovarsi tra le mani pagine autografe dei protagonisti del Risorgimento, ricostruire il quadro coerente di una giornata di storia incastrando, come in un puzzle, diverse testimonianze e documenti, è stata un'esperienza a dir poco unica. Lo scavo ha richiesto diversi giorni di indagine presso gli archivi di Stato di Roma e di Napoli e presso gli Archivi dello Stato Maggiore dell'Esercito di Roma e Napoli. Soltanto alla fine della ricerca, il gruppo di lavoro ha “laicamente” tratto le conclusioni riportate nella Relazione pubblicata dal Comune di Teano, conclusioni che potrebbero chiudere una volta per tutta la stucchevole polemica aperta da oltre cento anni da Vairano Patenora.
Il giallo dei Diari di Guerra
Presso l'Archivio dello Stato Maggiore dell'Esercito sono conservati i Diari di Guerra del IV Corpo d'Armata comandato dal generale Cialdini, del V Corpo d'Armata comandato dal generale Della Rocca e del Comando in Capo composto dagli ufficiali dello Stato Maggiore del Re, le tre strutture militari che erano presenti sul teatro di guerra la mattina del 26 ottobre. Scorrendo le pagine manoscritte dei tre diari si rileva che mentre nei primi due non si fa alcun cenno all'incontro tra Garibaldi ed il Re, nel terzo si leggono, alla data del 26 ottobre, due righe in cui si riferisce, con una rapida e breve annotazione, di un incontro avvenuto presso Taverna della Catena. Il confronto tra quest'ultimo Diario e tutta una serie di documenti di cui si è venuti a conoscenza ha fatto suonare un campanello d'allarme e colorato di giallo la pagina del Diario del Comando in Capo. I dubbi insorti intorno al Diario del Comando in Capo sono dovute a tre motivi.
Primo. Nel 1891 l'allora Ministro della Guerra scrive una lettera ad un Comitato costituitosi a Teano per stabilire il luogo esatto dell'incontro, affermando a chiare lettere e in maniera tassativa che gli archivisti dello Stato Maggiore, dopo aver esaminato “attentamente” i documenti esistenti nell'archivio nonché gli stessi Diari di Guerra, non avevano trovato in essi alcuna notizia sull'incontro tra Garibaldi ed il Re. Questo, accadeva nel 1891. Nel 1909, invece, il capitano Del Bono pubblica un breve saggio sulla spedizione dei Mille e, come per magia, fa materializzare dal nulla un Diario del Comando in Capo che comprende le due righe sull'incontro di Taverna Catena. Ci si chiede: poteva essere sfuggita agli archivisti incaricati dal Ministro nel 1891 una notizia così importante e facilmente rilevabile anche ad un'osservazione superficiale?
Secondo. Il Gruppo di Lavoro ha preso a questo punto ad esaminare con cura il Diario in questione valutandone tutti gli aspetti, sostanziali e formali. Dopo un poco è saltata agli occhi un'altra stridente incongruenza. Il Diario del Comando in Capo è scritto con una grafia ordinata, che scorre dalla prima all'ultima pagina senza ripensamenti e correzioni, sicuramente opera di un'unica e sola mano. Tanto appare incomprensibile se si pensa - ed è cosa certa- che il Diario del Comando in Campo è stato redatto fino alla data del 5 ottobre dal Generale Bertolè-Viale e, soltanto a partire dal 6 ottobre, da un altro ufficiale. Ci si chiede, allora, come è possibile che il Diario presenti sempre la stessa grafia, prima e dopo il 6 ottobre? Perché la copia su cui si basa la tesi del De Bono non presenta la differenza di grafia che doveva necessariamente esserci?
Terzo. Quando il capitano Manfredi, nominato Responsabile dell'Archivio dello Stato Maggiore dell'Esercito, si trova davanti la copia di cui abbiamo parlato sente il dovere di scrivere una pagina in cui esprime tutti i suoi dubbi sulla fondatezza della notizia riportata in data 26 ottobre sull'incontro. L'appunto viene inserito nel Diario, come una sorta di annotazione, ed è lo stesso capitano a parlare di una copia tardiva dell'originale.
Se si pensa che i difensori di Taverna Catena fondano la loro tesi quasi esclusivamente su quelle due righe del Diario del Comando in Capo, è facile dedurne quanto sia inconsistente la loro posizione alla luce di quanto è stato acclarato dal Gruppo di Lavoro.
Le prove inconfutabili che portano a Borgonuovo di Teano
Il lavoro di ricerca compiuto dal Gruppo di Lavoro ha consentito, innanzitutto, di confermare tutto quanto riportato nel saggio a suo tempo pubblicato da Vincenzo Boragine e, inoltre, di acquisire altre e definitive testimonianze storiche che portano a collocare con assoluta certezza l'Incontro nell'area di Borgonuovo. Una mole considerevole di dichiarazioni di personaggi che erano presenti fisicamente all'incontro, dal Generale Bertolè-Viale al povero Giovannelli che si spinse fino al suicidio quando la sua parola d'onore a favore della tesi di Teano fu messa in discussione dal De Bono, dal colonnello Cerqua al Cialdini, dal Moreno fino a Giuseppe Porta, militare del 6° reggimento Genieri, anch'egli presente all'incontro, che fu sottoposto a vera e propria persecuzione perché si poneva in contrasto con la tesi del De Bono. Ma sono tanti e tanti gli scritti, le relazioni interne, le note riservate, gli atti e le pubblicazioni ufficiali dello Stato Maggiore dell'Esercito che, sulla scorta dei documenti esistenti nell'archivio ed analizzati dai propri studiosi ha sempre asserito che l'Incontro tra il Re e Garibaldi deve considerarsi avvenuto a Teano. Entusiasmante è stato, al riguardo, rintracciare una edizione ufficiale a stampa, presso la Tipografia del Senato, della Relazione/Promemoria conclusiva del Colonnello Cesare Cesari (altro che falso del Partito Fascista dell'epoca) nella quale si afferma, con assoluta certezza ,che l'Incontro è avvenuto a Teano.
Il Monte Santa Croce
Particolarmente emozionante è stato il momento in cui è stato possibile visionare il Diario di Guerra del Comando Borbonico, quasi una cronaca dettagliata della fine inarrestabile di un regno di fronte all'assalto di una potenza più organizzata e all'abilità militare di un genio quale era Giuseppe Garibaldi. Nelle pagine in cui si parla dell'Incontro tra il Re e Garibaldi, l'estensore del diario indica un preciso riferimento topografico: Monte Santa Croce. Subito dopo si preoccupa di fornire un'esplicazione utile ad individuare il dato topografico appena citato. Dice l'estensore, che certamente conosceva bene un territorio ricadente nel Regno borbonico, che per Monte Santa Croce deve intendersi l'altura che da Marzano scende fino a Caianello e Borgonuovo, tagliando in questo modo fuori tutto il territorio di Taverna Catena. Tale riferimento topografico, unito a quanto riferito dal Generale Milbitz nel suo famoso dispaccio, e confortato da una carta topografica del 1861 reperita nell'Archivio di Roma, rappresenta probabilmente la miglior prova a favore della tesi di Teano.
Tornando a quanto detto nella premessa circa il metodo con cui ognuno dovrebbe accostarsi alla ricerca storica, è apparso evidente al Gruppo di Lavoro la gravità della posizione assunta dalla Enciclopedia Treccani e dal professore Monsagrati, posizione chiaramente elaborata senza un'accurata indagine sui documenti disponibili, peraltro costruita su notizie provenienti da scritti partigiani dettati da logiche campanilistiche.
Augurandoci una rapida revisione della posizione della Treccani, il Gruppo di Lavoro si è impegnato a continuare la propria opera, elaborando un testo in cui potranno essere illustrati nel dettaglio tutti i documenti acquisiti e ricostruito, quasi minuto per minuto, il racconto di quella straordinaria mattina del 26 ottobre 1860.

Giuseppe Lacetera
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 12 Dicembre)