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I "Pittori Casertani" nelle collezioni private di Teano

 

L'effimera vita della Notte Bianca del 26 agosto 2012 ha acceso le luci dell'Annunziata su un evento che avrebbe meritato ben altra durata ed attenzione. Con un respiro culturale che ha rotto per un attimo, breve ma intenso, gli argini del campanilismo dominante, è stata messa insieme da Antonio Autieri, curatore della mostra, una rassegna di pittori che hanno fatto la storia della pittura della provincia di Caserta nella seconda metà del novecento.
Esauritasi, dopo l'esplosione avutasi negli ultimi quaranta anni del secolo scorso, la carica di energia creativa in buona parte degli artisti che hanno dato vita a quella che può essere definita una vera e propria “scuola casertana”, negli ultimi anni pare finalmente prendere corpo sui giornali e nei dibattiti il tentativo di dare una ricostruzione del clima culturale che si respirava a Caserta e dintorni, e, insieme, la sistemazione delle storie personali e delle opere che gli artisti hanno lasciato nelle gallerie, nei musei e nelle case di tanti collezionisti non solo italiani.
Come la mostra dell'Annunziata ha dimostrato, Teano può vantare la fortuna di aver acquisito e di conservare in alcune collezioni private un numero importante, per quantità e per qualità, di opere prodotte da quasi tutti i nomi che hanno partecipato a quella straordinaria stagione della cultura casertana: si va da Bruno Donzelli ad Andrea Sparaco, da Tariello a De Core, da Tagliaferro a Peppe Ferrara, da Mafonso a Ventriglia. Artisti certamente segnati da forte individualità e da percorsi artistici differenti, ma consapevoli, e per questo associati spesso in un unico gruppo, di far parte di una temperie storica che richiedeva agli artisti di uscire dai loro studi e rispondere ad un bisogno di interpretazione della società per smascherarne l'insignificanza delle parole del potere, i miti ingannevoli, le dolorose lacerazioni patite dalla dignità della persona. Ciascuno di loro ha utilizzato una cifra stilistica diversa, ha seguito percorsi teorici a volte divergenti; alcuni nel tempo hanno allentato il confronto serrato con la realtà, ripiegando su un versante intimistico che ha privilegiato i temi della faticosa condizione umana: la memoria, il tempo, il futuro, il sogno.
In questo spazio culturale si muove la storia artistica di Bruno Donzelli che ha scelto l'ironia citazionistica per descrivere la crisi estetica del suo tempo; in quegli anni Andrea Sparaco ha elaborato la metafora divertente delle “macchine inutili”, insensato coacervo di ingranaggi, bulloni, leve e pistoni, costruite per dichiarare l'inanità della demoniaca e inarrestabile pretesa tecnologica, utilizzando gli stilemi futuristici e ribaltandone il significato; era questo il clima in cui con lucida semplicità Crescenzo Del Vecchio Berlingieri ha trattato con ironia e leggerezza il tema dello scacco dell'umano, dando spazio ad un surreale universo di animali fantastici che hanno espulso l'uomo diventando protagonisti di un mondo recuperato alla sua dimensione primitiva e genuina. Analoghi percorsi artistici potrebbero essere descritti esaminando le opere di Mafonso, di Tariello, e degli altri “casertani, percorsi così densi di significati e di originalità che hanno suscitato l'interesse delle più importanti gallerie europee e dei selezionatori della Biennale di Venezia.
Si deve a un nostro concittadino se tante opere importanti hanno compiuto il tragitto dagli atelier alle collezioni di Teano. Il merito di tutto questo va dato a Mario Carpine, una figura di artista casertano vissuto a Teano, un pittore che ha saputo associare al lavoro creativo quello di occasionale “mercante”, sfruttando per quest'ultima attività la sua amicizia con gli artisti, che riconoscevano e apprezzavano in lui l'assoluta libertà e assenza di convenzioni, e la familiarità con il gallerista De Simone, intelligente operatore culturale che ha fatto conoscere nella nostra provincia i grandi nomi delle avanguardie del novecento.
Ed è proprio per onorare la memoria di Mario Carpine e per aprire un discorso più approfondito ed organico sulla “scuola casertana” che si spera di allestire quanto prima una rassegna più ampia che non si fermi al breve spazio di una notte.

Giuseppe Lacetera
(da Il Sidicino - Anno IX 2012 - n. 10 Ottobre)