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Il vecchio seminario di Pugliano

 

Salendo verso Casa Gigli si possono osservare i resti della residenza episcopale, fatta costruire verso la metà del 1700 dal vescovo Aniello Broya, (nominato vescovo di Teano il 17 novembre 1755 e deceduto in novembre 1767), per la permanenza estiva degli alti prelati, poiché su quell’amena collina, dove essa sorgeva, si era accarezzati da una gradevole frescura e dall’alto di essa era possibile ammirare un panorama splendido e caratteristico, nel quale svettavano, quasi alberi sacri, i verdi e secolari ulivi, che in quel tempo abbondavano nel territorio. Si dice che la bella e capiente struttura sia stata anche sede di Seminario per i novizi aspiranti agli ordini sacri, ma non sappiamo in quali tempi e per quanto tempo abbia assolto anche a tale funzione. La struttura, nonostante l’abbandono e il manifesto logorio di oltre due secoli di abbandono, ancora conserva il suo disegno architettonico e manifesta, nell’insieme, una certa solennità, suscitando ammirazione e curiosità. In quegli anni lontani fiorivano molte vocazioni al sacerdozio, accolte nel Seminario vescovile di Teano, grazie anche alla saggia pastorale e all’azione positiva di governo della Diocesi teanese del vescovo precedente, Giuseppe Nicola Giberti (1681-1697).
Ma è dopo il lunghissimo Concilio ecumenico di Trento - (con le sue tre fasi, dal1545 al1563) - che da parte dei vescovi italiani si avviò una mirata e più frequente individuazione di luoghi di culto, di costruzione di edifici per l’accoglienza del clero e per la formazione dei novizi. Il seminario vescovile di Teano fu istituito, infatti, nel 1576, pochi anni dopo il famoso Concilio ecumenico di Trento. In quella riposante sede di Pugliano, istituita più tardi verso la metà del 1700 dal vescovo Aniello Broya – come sopra detto - dimorarono in determinati periodi, gli alti prelati, i novizi del Seminario di Teano, spesso anche il vescovo, in quanto vi trovavano adeguato rifugio, non solo per difendersi dalla canicola estiva, ma anche per usufruire di un clima più sano, più sicuro e più tranquillo nei periodi di peste, di calamità e di epidemie coleriche, che nei secoli passati erano molto frequenti a Teano e dintorni. Si pensi al terribile flagello della peste, che imperversò a Teano dal 1626 al 1658, (più violento degli altri flagelli precedenti esplosi nel 1500 e nel 1600), che costrinse a chiudere 5 monasteri, molte chiese e luoghi, dove convenivano le vocazioni monacali, oltre i numerosi cittadini per i culti sacri e le cerimonie religiose. Si vedano, in merito, le testimonianze storiche di Benedetto Pezzulli, nel “Discorso storico della città di Tiano Sidicino” e la monografia storica,“Chiese e conventi”, di don Erminio De Monaco, sacerdote coltissimo ed eminente in Teano. Si tenga pure presente che in quel tempo il paese, Pugliano, non era ancora sorto, non aveva, cioè, una sua fisionomia di agglomerati abitativi, (la nascita di un primo rione, casa Gigli, avvenne tra fine 1700 e inizio 1800), e quel seminario doveva presentarsi come un’oasi di pace e di serenità per il clero e seminaristi, (vedi il mio libro su Pugliano, WIP Edizioni, Bari aprile 2019).
Mancano, comunque, oppure scarseggiano fonti storiche dirette relativamente a quel Seminario; la maggior parte delle fonti e delle testimonianze storiche, insieme con numerosi importanti archivi, sono state distrutte dagli eventi bellici. Si pensi al terribile bombardamento di Teano - (e dintorni) - del 5-6 ottobre 1943, che si abbatté ferocemente sulla cattedrale, sulla piazza antistante, sul palazzo vescovile e sull’annesso seminario; certamente in quel luttuoso evento bellico andarono perdute per sempre opere d’arte, fonti storiche, certamente andarono distrutti archivi con documenti importanti e preziosi. Da alcuni di quei documenti, cronicari ed annali, si sarebbero potute dedurre e stabilire con adeguata testimonianza le datazioni storiche, si sarebbero individuati facilmente gli avvenimenti passati; sapremmo, per esempio, in quale periodo, oppure per quanto tempo, quel Seminario di Pugliano sia stato sede formativa e propedeutica per i novizi aspiranti al sacerdozio ed anche sede vescovile. Ricordo che le persone più anziane ed i vecchi del paese di Pugliano chiamavano quella bella ed imponente struttura, chi col nome di “Seminario”, chi col nome di “Palazzo Vescovile”; è probabile che il grande e maestoso palazzo abbia assolto all’una ed all’altra funzione. Oggi non ci rimangono che fonti indirette e, in molto casi, la sola tradizione orale per molte realtà importanti e straordinarie del passato, anche non molto lontano. Teniamo ancora presente, per comprendere il tramonto definitivo del seminario di Pugliano ed il progressivo spopolamento postbellico del Seminario di Teano che diversi adolescenti e giovani aspiranti al sacerdozio, per lo più i più benestanti, confluivano in buon numero nel Seminario di Calvi, antica Diocesi, che continuò ad essere sede vescovile autonoma, fino al 1818, anno in cui le due diocesi, (sempre per effetto del riordino dei Demani stabilito dal decreto napoleonico del 1802), si fusero in Diocesi di Calvi e Teano. In quel seminario di Calvi, famoso e molto fiorente anche per la presenza di celebri docenti, frequentò, infatti, gli studi medi inferiori, verso la fine del 1800, il prof. Vincenzo Laurenza, nato a S. Marco di Teano il 12 febbraio 1880; dopo quegli studi medi, V. Laurenza passò nel Seminario di Capua per gli studi liceali superiori,(vedi capitolo I, biografia, nel mio libro, “Vincenzo Laurenza, il poeta, il letterato, lo storico – I edizione aprile 2016 – Caramanica editore, Minturno).

Renato Guarriello
(da Il Sidicino - Anno XIX 2022 - n. 6 Giugno)

Seminario di Pugliano col suo stato di abbandono e di degrado attuale
Pugliano - Via Gigli