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IN MEDIO STAT VIRTUS

 

Il recente catastrofico terremoto verificatosi ai confini tra Siria e Turchia rimanda subito la mente di chi ama spaziare con essa all’altrettanto drammatico e simile avvenimento accaduto il 1 novembre del 1755 nella città portoghese di Lisbona. Le vittime furono oltre sessantamila nella sola Lisbona ed il maremoto che seguì l’evento sismico raggiunse le coste africane dove generò altre distruzioni e morti.
La notizia sconvolse il mondo, che pure non poteva esserne informato “ad horas” come avviene oggi in era telematica, e coinvolse, allora, anche i tanti ed eccellenti pensatori e filosofi dell’epoca.
L’oggetto del contendere fu subito materializzato nella tesi: “come è possibile che Dio, essere buono e misericordioso per definizione, possa consentire una così immane tragedia”.
Ad iniziare la contesa fu l’Illuminista Voltaire, che era un deista non un ateo, pubblicando proprio il “Poema sul disastro di Lisbona” dal fortissimo impatto sulle coscienze dei suoi colleghi filosofi.
Ne riportiamo qualche verso:

“Poveri umani e povera terra nostra!
Terribile coacervo di disastri!
Consolatore ognor d’inutili dolori!
Filosofi che osate gridare tutto è bene,
venite a contemplar queste rovine orrende:
muri a pezzi, carni a brandelli e cenere.
Donne e infanti ammucchiati uno sull’altro
Sotto pezzi di pietre, membra sparse;
centomila feriti che la terra divora,
straziati e insanguinati ma ancor palpitanti,
sepolti dai loro tetti, perdono senza soccorsi,
tra atroci tormenti, le lor misere vite.
…………
Ai lamenti smorzati di voci morenti,
alla vista pietosa di ceneri fumanti,
direte: è questo l’effetto di leggi eterne
che a un Dio libero e buono non lasciano la scelta?
Direte, vedendo questi mucchi di vittime:
fu questo il prezzo che Dio fece pagar pei loro peccati?
Quali peccati? Qual colpa han commesso questi infanti
schiacciati e insanguinati sul materno seno?
La Lisbona che fu conobbe maggiori vizi
Di Parigi e di Londra, immerse nei piaceri?
Lisbona è distrutta e a Parigi si balla….

Oggetto delle sue mire erano soprattutto due filosofi: Leibnitz e Rousseau.
Il primo infatti sosteneva che noi vivessimo nel “migliore mondo possibile” perché Dio non avrebbe potuto consentirne uno peggiore; l’altro sosteneva che “tutto è bene soltanto nelle mani dell’Autore delle cose, tutto degenera fra le mani dell’uomo”. Ottimismo teologico e pessimismo antropologico!
Leibnitz non potette rispondergli, perché morto nel 1716, molto prima del terremoto, ma Rousseau lo fece; e lo fece in maniera molto dura e risentita nel nono capitolo delle sue “Confessioni”:
“Colpito nel vedere quel pover’uomo (si riferisce per l’appunto a Voltaire) schiacciato , per così dire, dalla prosperità e dalla gloria, declamare nondimeno contro le miserie della vita, e ripetere che tutto va male, concepii l’insensato progetto di farlo rientrare in sé stesso e di provargli che tutto è bene. [….]
Non vedo come si possa ricercare l’origine del male morale, se non nell’uomo libero, progredito e di conseguenza corrotto; e quanto ai mali fisici, […] essi sono inevitabili in ogni sistema di cui l’uomo faccia parte. […]
Per restare nel nostro tema, e cioè Lisbona, dovete, ad esempio, convenire che non era stata la natura a raccogliere là ventimila case dai sei ai sette piani, e che se gli abitanti di quella grande città fossero stati distribuiti in modo più uniforme e in abitazioni più piccole, il disastro sarebbe stato molto minore o forse non vi sarebbe stato. Tutti sarebbero fuggiti alla prima scossa, ed il giorno dopo si sarebbero visti a venti leghe dalla città, perfettamente allegri come se nulla fosse successo”.

Nulla di nuovo sotto il cielo: chissà quanti commenti di questo tipo avremo ascoltato in occasione del terremoto delle ultime settimane, pronunciati certamente non da filosofi.
Massimalista Voltaire, minimalista Rousseau.
Che dire allora delle tante guerre che , mentre leggete queste righe, di morti ne fanno migliaia e migliaia di più e di ogni età, e che sono esclusiva prerogativa umana?
Meglio l’epicureo Orazio: “in medio stat virtus”. Aggiungerei “semper”!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XX 2023 - n. 2 Febbraio)