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L'Educazzione

 

Ce fu ‘na mosca che me se posò
su un pasticcio de gnocchi; io la cacciai,
ma quella, sì, scocciante più che mai,
fece un giretto ar sole e aritornò.
“Sciò!” – je strillavo – “sciò!
Ché si t’acchiappo, guai!
Si fussi ‘na farfalla, embè, pazzienza,
ché armeno quelle vanno su le rose,
ma tu che te la fai
su certe brutte cose, è ‘na schifenza!”

La mosca m’arispose: “Avrai raggione,
ma la corpa è un po’ tua che da principio
nun m’hai saputo dà l’educazzione.
Io trovo giusto che me cacci via,
si vado su la robba che te piace,
ma nun me spiego ché me lasci in pace,
quanno me poso su ‘na porcheria!”

(Trilussa)

La morale sarebbe: non mi hai insegnato a non posarmi sullo sterco, ma pretendi che ora non mi posi sulle cose belle proprio perché mi son posata sullo sterco.
Non so perché ma il simpatico sonetto mi fa venire in mente quella madre che ha denunciato il professore per aver agito d'impulso contro suo figlio che lo stava beffeggiando davanti a tutta la classe per di più girando un video poi pubblicato su Facebook.
Pur essendo stato discepolo, alle classi medie ed anche al liceo, di professori che poco avevano da invidiare al “placosus Orbilio”, maestro del poeta Orazio, in tempi moderni non posso condividere metodi di insegnamento costrittivi e materialmente punitivi, ma neppure posso approvare comportamenti aberranti che denotano assoluta mancanza di rispetto e di educazione da parte degli alunni. Tempi moderni, dicevamo.
Il problema, che pure apparirebbe un accidente non previsto, è invece segnale chiaro di un metodo di ragionamento che prescinde da ogni analisi dei fatti e che è generalmente diffuso come habitus comportamentale: gli è che oggi si valuta, ed a proprio esclusivo vantaggio, solo l'accaduto, cioè l'esito, trascurando ogni precedente, cioè la causa di quell'esito, né ci si perita più di tanto a disporsi a correggere quelle cause, ove mai si abbia la volontà di esaminarle.
Di casi di scostumatezze scolastiche a danno dei professori se ne sentono tutti i giorni; ci si dovrebbe semplicemente chiedere quali differenze in sostanza passino tra i comportamenti di questi alunni e quelli delle varie baby gang che terrorizzano i borghi delle città, o che occupano in migliaia , senza alcuna autorizzazione di chicchessia, luoghi pubblici e privati lasciandoli devastati dopo giorni di sballo e di porcherie varie condite da alcool e sostanze stupefacenti.
E quella madre chi denuncerà, ammesso che abbia a cuore la salute almeno mentale del figlio? Lo Stato italiano che non ha mai avuto la forza “politica” di far rispettare le sue leggi, che pure sono sempre esistite, in materia di ordine pubblico? Oppure lo denuncerà perché invece potrebbe finalmente essersi accorta che simili trasgressioni, oltre che la salute dei partecipanti, ledono anche interessi di altri cittadini estranei a tali forme di consesso?
L'unica cosa certa è che mai penserà di aver fatto quel che la mosca rimprovera al Poeta: di non aver aver dato in escandescenze, per correggerne il futuro,quando il figlio si è metaforicamente posato su una “porcheria”, ma solo quando un professore voleva insegnargli qualcosa di utile per quel futuro.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XIX 2022 - n. 11 Novembre)