L'ASSOCIAZIONE
 
il Sidicino
 
Indice per autore
 
Indice Claudio Gliottone
 
 

VIVA, VIVA L' INGHILTERRA

… citando Claudio Baglioni!
 

La recente scomparsa della Regina del Regno Unito, Elisabetta II, ha scosso il mondo; una fine naturale, giunta al termine di una lunga vita intensa, produttiva e veramente “regale”.
La partecipazione dei suoi sudditi è stata indescrivibile, forse al di sopra di ogni previsione, come pure quella del mondo intero libero e democratico.
Ha rappresentato al meglio la fierezza di un popolo dalle antiche tradizioni liberali, e tuttavia dominatore del mondo, che ha colonizzato e governato civiltà e territori immensi, come l'India, il Canada, la Nuova Zelanda, Papua Nuova Guinea o la Giamaica.
Facciamo qualche doverosa puntualizzazione, così per cercare di comprendere su cosa si basa la grandezza storica di questo popolo. Non dico Stato perché questo si chiama Regno Unito (United Kingdom of Great Britain and Northern Ireland; più sinteticamente U.K.) ed è formato da quattro Nazioni: il Regno di Gran Bretagna (Inghilterra, Scozia e Galles) e il Regno di Irlanda: le Home Nations!
Date le premesse ci aspetteremmo un popolo numeroso ed un territorio esteso: invece è molto più estesa la nostra Italia (301 Kmq contro i 242. dell'UK) che conta, rispetto ad esso, solo 10 milioni di abitanti in meno (59 contro 68).
Fatti questi chiarimenti sulla quasi parità “strutturale” tra noi e loro, mi piacerebbe ora avventurami a comprendere perché ne è invece così enorme la differenza “rappresentativa” nel mondo.
Può sembrare una sciocchezza, ma il fatto che il motto del Sovrano del Regno Unito sia scritto in francese “Dieu et mon droit” (Dio e il mio diritto) la dice lunga sulla capacità inglese di assorbire orientamenti politici da altri popoli, ma di rimanere costantemente sé stesso nel tempo, accondiscendendo molto lentamente a cambiamenti sociali ed organizzativi e riuscendo poi a sfruttarli per i propri interessi nel modo migliore.
Giusto per citare qualche episodio della nostra storia contemporanea pensiamo al comportamento inglese di fronte ad una improvvisa evoluzione della musica leggera con il “fenomeno” dei Beatles o alle titubanze verso l'Europa Unita, conclusesi con la “brexit” referendaria dopo una adesione al Trattato Costitutivo del 1957, avvenuta solo nel 1973, e comunque dopo un diniego al successivo trattato economico di Maastricht.
Andando a ritroso nel tempo, un popolo che tocca punte di isolazionismo e di protezionismo economico, ma che poi, e forse proprio in ragione di questo, sa mettersi a capo del mondo libero per resistere, combattere e trionfare sulla barbarie nazista.
Che con tenacia inusitata combatte e vince Napoleone, al quale riserva una punizione all'apparenza rispettosa, ma di grande sofferenza, relegandolo su un'isola sperduta dell'Atlantico; lui che aveva veramente dominato il mondo. “Ahi quante volte al tacito morir d'un giorno inerte, chinati e rai fulminei, le braccia al sen conserte, stette: e dei dì che furono l'assalse il sovvenir!”, così Manzoni descrive il dramma interiore che consumò quell'uomo.
L'Inghilterra che con il suo re Giovanni, nel 1225, promulga la “magna carta” tesa a garantire la protezione dei civili dalla detenzione ingiustificata, a offrire una rapida giustizia e a limitare i diritti di tassazione feudale da parte della Corona con un primordiale accordo tra Stato e Chiesa. Un importante primo passo verso il riconoscimento dei diritti civili, anche se poi nessuno dei due contraenti rispettò i patti e la “magna carta” fu abolita da papa Innocenzo III.
L'Inghilterra che si chiude a riccio difendendo la sua identità, la sua storia e i suoi costumi: che conserva nei secoli le sue tradizioni con tutti i loro riti, come hanno mostrato al mondo proprio i funerali di Elisabetta.
Perché questi riti sono necessari a tener legato tutto il popolo, che in essi sa ed ama riconoscersi, fino a restare in fila per 13 ore e percorre a piedi trenta chilometri solo per rendere l'estremo saluto ad una Sovrana che ha saputo, pur nelle oggi inevitabili controversie familiari, rappresentarli con capacità ed onore.
Una fierezza di popolo legato alla sua millenaria storia ed ai suoi costumi sicuramente invidiabile, perché garanzia di rispetto e di affidabilità, da parte di tante altre Nazioni e forse in primis dalla nostra, troppo accondiscendente alle effimere mode politiche e sociali del momento.

P.S.: Ci consoli, se possibile, il fatto che di nuovo, qualche giorno fa, li abbiamo battuti al gioco del calcio.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XIX 2022 - n. 9 Settembre)