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Piccolo bilancio di fine anno

 

Ancora qualche giorno e potremo archiviare anche il 2021!
Lo faremo ponendolo negli scaffali delle cose da ricordare o da dimenticare?
La domanda è difficile, perché le componenti che concorrono a determinare un giudizio sono tante, svariate, personali e di comunità, ma qualche ipotesi, cercando di osservarle tutte, potremmo anche formularla.
Tra le cose da dimenticare c'è ancora la spada di Damocle della pandemia da Covid, così difficile da debellare a causa della sua grande imprevedibilità: abbiamo provato a combatterla, ottenendone qualche risultato, manifestatosi soprattutto e almeno in un suo ridimensionamento. Lo abbiamo fatto con una accorta e ben guidata campagna di vaccinazione e di prevenzione; poi le menti di molti, offuscate dai media e da quel velato protagonismo che ogni giorno ed in ogni occasione in più, proprio grazie ad essi, non esita a venire allo scoperto, hanno cominciato ad elaborare teorie astruse e senza alcun fondamento specifico e son venuti fuori i no-vax. No alle vaccinazioni, unica vera arma a nostra disposizione; proprio come no ad ogni prevenzione aveva pronunciato il buon Don Ferrante, andatosene a letto negando addirittura la esistenza della peste, della quale morì il giorno appresso, poco dopo il risveglio.
Ancora da dimenticare anche i danni economici che essa ha prodotto per determinate categorie e il relativo “impasse” per la Sanità in generale, tutta protesa essenzialmente a contrastare il morbo a danno di altre comuni patologie, trasformando i medici di base in dispensatori, telefonici o a mezzo mail, di “consigli materni”, più che in combattenti di prima linea. E molti si sono adagiati nelle loro trincee fatte di ostacoli, percorsi obbligati e telefoni spenti, per tenere lontani anche quanti avessero bisogno di altra normale assistenza. Mentre il nostro pensiero va ai gloriosi sanitari che nella lotta hanno gettato, come Enrico Toti fece con le stampelle, la propria vita contro il nemico: e sono più di duecento.
Negli scaffali del dimenticatoio metteremo ancora il grandissimo, inaccettabile numero delle “morti bianche”, quelle degli infortuni sul lavoro; e subito dopo quello altrettanto inaccettabile dei cosiddetti “femminicidi”. Aumentati l'uno e l'altro in quest'ultimo anno.
Alla fine qualcosa da porre nello scaffale delle cose belle ci resterà? Sicuramente.
Per quanto incredibile possa sembrare, il 2021 è stato, per la nostra Italia, un anno di vera e propria Rinascita; politica, economica, organizzativa e morale. Guidate dal grande Mario Draghi soprattutto le prime tre e diretta espressione delle nostre capacità individuali la quarta: quella dello sport, della musica, dell'arte.
Il nostro PIL cresce al di là di ogni previsione; il nostro sistema di lotta alla pandemia è tra i più apprezzati al mondo; abbiamo trionfato, e continuiamo a farlo, in tutti gli sport, dall'atletica olimpica allo sci, al calcio, al nuoto, come planetario è stato il successo di alcuni nostri gruppi musicali.
Abbiamo un Presidente del Consiglio tra i più ragguardevoli e personalmente stimati al mondo, e, grazie a lui, godiamo per il momento anche di una volontà politica di apprezzabile collaborazione tra partiti di diverso orientamento.
Conclusione: mettendo tutto sui piatti di una bilancia, non avremo forse molto di che godere, ma certamente tanto di che sperare. Un anno che si chiude con note di positività è sempre una cosa buona.
Auguri a tutto il Mondo!

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XVIII 2021 - n. 12 Dicembre)