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...cosa resterà di questi anni '20

 

Il secondo decennio dell’anno duemila si chiude tragicamente in tutto il mondo, e le previsioni per l’inizio del terzo decennio non sono affatto rosee. La pandemia per covid19, mentre scrivo, ha mietuto 66.537 vittime in Italia e 1.612.372 nel mondo. Cifre drammatiche: in Italia e come se fossero scomparse tre o quattro città di media dimensione! E, sempre mentre scrivo, il sangue di San Gennaro non si è ancora liquefatto: non c’è da ben sperare.
Lungi da me il mescolare il santo col profano, ma qui i confini cominciano ad essere talmente indefiniti da diventare sempre più inseparabili.
Il mondo sarà diverso, hanno già annunziato a voce grossa tutti gli scienziati, i cronisti, gli editorialisti e la gente comune del pianeta. Annoverato tra quest’ultima, anche a me non poteva non venire il desiderio di esporre qualche “pensierino della sera”, sul quale soffermarci nelle prossime lunghe serate che, spero, avremo il buon senso di trascorrere tranquilli in casa, lontano da possibili contagi.
Cosa avremo imparato, quando, se il cielo lo vorrà, potremo definitivamente parlare al passato?
Innanzi tutto a dubitare della “scienza”, alla quale abbiamo continuato a credere in maniera sempre crescente negli ultimi decenni; non che la stia negando, per carità, è alla base del mio lavoro, ma almeno non pecchiamo di presunzione nell’affermarne la perfetta conoscenza. Troppi “scienziati”, nel mondo intero, hanno detto e poi ritrattato ipotesi che non stavano è in cielo né in terra ed ancora si ha la sensazione di “navigare a vista”. Sia sulle modalità di contagio, sia sulla natura e l’origine di questo maledetto virus, sia sulla sua possibilità di remissione e sulle nostre capacità di contrastarlo efficacemente. Non si è ancora stabilito se, come molte altre malattie virali, generi immunità; ed a questo punto sarebbe inefficace o molto parzialmente efficace il ricorso alla vaccinazione. Permane nel merito, si ha la sensazione, la più crassa ignoranza: una venticinquenne di Roma dichiarata guarita e negativa per tre tamponi, si è proprio in questi giorni riammalata.
Poi avremo conosciuto la invadenza mediatica, al limite della protervia, che ha sostituito la semplice informazione con infinite passerelle dei già citati “scienziati” di tutto il mondo, senza nulla aggiungere che non confondesse ulteriormente le idee della gente comune. Ne avremo conosciuto anche la indifferenza quando, e non sembri una banalità, nelle lunghe giornate di isolamento in casa, non ha saputo farci compagnia con uno, dico, un programma che non fosse datato di almeno cinque anni e che tutto facesse, meno che infonderci serenità o semplice distrazione.
Avremo imparato che alcuni settori dello Stato, come la sanità, non possono assolutamente venire secondi ad altre forme di discutibile socialità (e più avanti vi spiegherò perché non dico “welfare”), sottoponendoli a tagli strutturali ed economici di strettissima veduta.
Avremo imparato la stupidità di quanti, specie in una situazione di massima allerta come quella che stiamo vivendo, credono di farsi capire meglio abusando e stra-abusando di termini inglesi, così lontani (per fortuna) dalla gran massa di comuni cittadini che, in Italia, sono per oltre il 60% persone anziane, abituate (anche questo per fortuna) a parlare in Italiano, se non in dialetto. Vi pare che sia il caso, come va sostenendo il nostro concittadino onorario (quello sì con tutti i reali meriti) Prof. Sabatini, presidente emerito dell’Accademia della crusca, che in simili situazioni si parli di “lockdown” di “telegram in down” o di “cashback”, o di “recovery fund”?
Avremo imparato quanto siamo deboli ed inaffidabili se non sappiamo temporaneamente rinunciare all’aperitivo o alla colazione al bar, alla partita di pallone, alla corsa per via Caracciolo o Villa Borghese, alla festa da ballo, al cenone di Natale. E non mi pare che si sia tanto sofferto, invece, per le restrizioni riguardanti le onoranze funebri; e questo la dice lunga!
Avremo imparato quanto sia stupido emanare disposizioni senza avere la possibilità e la certezza di farle rispettare, ed il buon Manzoni, se mai i nostri attuali politici lo avessero letto, ne dà ampia dimostrazione parlando delle famose “gride” seicentesche.
Avremo imparato quanto siano variopinte le idee dei nostri politici che si sono inventati le zone rosse, arancioni, gialle… indaco e violetto per poter dire tutto e il contrario di tutto, nel timore di far dispiacere qualche categoria portatrice di voti.
Avremo imparato come sia facile poter disperdere in mille rivoli ingenti somme elargite in sostegno alla economia del paese, facendo entrare dalla finestra, e pagandoli, un numero di addetti eguali o maggiore di quello dei deputati e senatori fatti uscire dalla porta con l’ultimo referendum.
E sicuramente avremo imparato altre cose che ora mi sfuggono, e sapremo farne buon frutto in altre inaugurabili evenienze così drammatiche. Io spero proprio di no.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XVII 2020 - n. 10 Dicembre)