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20 settembre 2020: una data importante...

...ma per cosa?
 
 

Il 20 settembre p.v. saremo chiamati ad esprimerci su un ennesimo referendum: stavolta riguardante una norma costituzionale già approvata dal Parlamento, da confermare o da respingere. Il tema riguarda la riduzione del numero dei deputati e dei senatori, come se questo fosse il problema dei problemi del nostro malgoverno e del nostro disastro economico. Cose, queste ultime, che son venute prepotentemente in risalto al contatto diretto con le altre nazione dell'EU; e dire che eravamo la settima potenza industriale al mondo, avanti addirittura all'Inghilterra.
Il 20 settembre è una data importante anche per altre cose, che a me fa molto più piacere ricordare: ricorre il 150° anniversario della Presa di Porta Pia, con la quale Roma tornava, dopo duemila anni, a ricoprire il ruolo, in tutti i sensi moderni, di Capitale d'Italia; si avverava il sogno preconizzato da Dante secoli prima e perseguito nel tempo da migliaia di pensatori, scrittori, poeti, e patrioti, e costato la vita ad un gran numero di loro. Di Roma finalmente Italiana e finalmente Capitale della Nazione Italiana, si è parlato sempre poco, per non urtare suscettibilità nel mondo cattolico, al quale era stata temporalmente strappata; ma solo temporalmente, senza contare, invece, di quanto esso si sia enormemente avvantaggiato dal fatto sul piano strettamente religioso. E questo dovrebbe contare ben molto di più; ma le remore di una classe politica, prima blindata dal “Non expedit” del Papa Pio lX e poi progressivamente presente dal “patto Gentiloni” in poi fino alla Democrazia Cristiana di De Gasperi e Fanfani, non sparirono mai del tutto, neppure all'epoca del Concordato, e la data del 20 settembre 1870 ha continuato a rappresentare più qualcosa da dimenticare che da ricordare. E pensare che gli Americani continuano a festeggiare il 12 ottobre del 1482 per la storica impresa del nostro Cristoforo Colombo. Ma noi, si sa, siamo molto più sensibili alla politica del momento che alla Storia dell'eternità. Così sono sicuro che il 20 settembre sarà d'ora in poi ricordato come il giorno in cui gli italiani votarono un riforma costituzionale, per la seconda volta in settantaquattro anni; gli americani, dal 1786 ad oggi, hanno votato 27 emendamenti alla loro Costituzione.
Ma torniamo a bomba. Orbene non mi pare che noi abbiamo una propensione partecipativa alla istituzione del referendum: molti si sono conclusi senza raggiungere il numero legale, sicuramente anche per la frequente sconclusionatezza degli argomenti proposti. E a tal punto mi viene in mente la battuta del simpatico comico Paolo Caiazzo in occasione dell'ultimo, quello sulla eventuale rimozione delle trivelle nell'Adriatico, quando non si raggiunse il quorum: “vuol dire che tra il “si” e il “no” ha vinto il “chi se ne fotte”! Grande sintesi dell'italico comportamento, abituato a delegare sempre e comunque ogni responsabilità o a decidere di non decidere.
Nella fattispecie il 20 settembre siamo chiamati a ratificare o respingere la modifica dell'articolo 56 della Costituzione, già approvata dal Parlamento, che stabilisce il numero dei deputati in 630, dodici dei quali eletti tra i residenti all'Estero, e dell'art. 57 che determina il numero dei Senatori in 315. Questa modifica comporta una diminuzione del numero dei Deputati da 630 a 400 e dei Senatori da 315 a 200, ma esaminiamo meglio le sue conseguenze in numero di rappresentanza regionale.
Orbene, ratificata favorevolmente questa modifica, avremo che:
1) Per la Camera dei deputati il rapporto di rappresentanza aumenta da 96.006 a 151.210 e per il Senato da 188.424 a 302.420 (assumendo il dato della popolazione quale reso da Eurostat), in media del 36,5%. Cioè ogni eletto alla Camera rappresenterà 151.210 cittadini, anziché 96.006, ed ogni eletto al Senato 302.420 anziché 188.424 cittadini.
2) Per quel che ci riguarda più strettamente, la Campania scenderà da 60 Deputati a 38, poco più della metà. E da 29 Senatori a 18. La Lombardia da 102 a 64 deputati e da 49 a 31 senatori.
3) Conseguentemente i Collegi elettorali saranno molto più ampi passando dagli attuali 618 a 392.
Questo vuol dire che un cittadino elettore, se ha necessità di rappresentare qualcosa al deputato per il quale ha votato, avrà davanti a sé una fila non più di 96.006 persone, ma di ben 151.210 e peggio ancora se vorrà rivolgersi al suo Senatore.
Il principale razionale di questa modifica costituzionale, è stato detto, consiste nella necessità di ridurre i costi della politica, e sia: ma non vi viene il legittimo dubbio che tra qualche anno i nostri altrettanto legittimi rappresentanti esigeranno maggiori emolumenti per la cura e la gestione dei loro collegi elettorali accresciutisi enormemente, facendo rientrare dalla finestra ciò che ci accingiamo a cacciare dalla porta?
E ci ritroveremmo ad aver diminuito la nostra rappresentanza senza ridurne minimamente i costi, mentre avremmo enormemente aumentato i poteri dei segretari di partito nella designazione dei candidati, trasformandoli in veri e propri ras, tanto famosi nel “deprecato”ventennio!
Potrebbe accadere. Pensiamoci.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XVII 2020 - n. 6 Agosto)