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Parliamoci chiaro

Un asino può anche fingersi cavallo: ma prima o poi…raglia!
 

Forse un po' di chiarezza ideologica e di onestà mentale non guasta per analizzare i gravi problemi esistenziali del nostro italico momento storico e cercare di inquadrarne molti nella loro giusta essenza.
Esattamente cento anni fa, dico cento anni fa, venivano fondati da Benito Mussolini i “Fasci di combattimento”, nome dato ad un movimento politico che si trasformerà dopo due anni nel “Partito Nazionale Fascista”, e tra soli tre anni (2022) saranno passati cento anni, dico cento anni, dallo insediamento del regime fascista che diventerà dittatoriale nel 1925.
È vero che gli epigoni di quel periodo furono per il mondo e per l'Italia disastrosi come mai nessun altro, ma continuare a parlarne oggi come di una sua probabile rinascita mi pare cosa fantasiosa: un poco come se i Francesi, nel 1970, in piena V Repubblica presieduta da De Gaulle, fossero stati ancora a parlare dell'impero di Napoleone lll e della battaglia di Sedan, avvenuta nel 1870, che pure costò alla Francia molte vittime e disagi.
Credo infatti che il Fascismo, oltre a tutte le cose negative che ha comportato, ci ha lasciato una cosa ancor più difficile da sradicare: la paura di esso. Una paura che pervase la stesura della nostra Costituzione, con limitazioni anche solamente ideologiche che poi svanirono nel tempo; ma una paura che è diventata un artificioso spauracchio da agitare soprattutto prima di libere elezioni o a giustificazione di ogni azione criminosa da parte di bande di facinorosi di opposto orientamento politico, ma non comportamentale. E allora si va, sempre artificiosamente, alla ricerca di qualche pensiero, di qualche parola, di qualche azione, a volte anche di qualche atteggiamento fisico, che possa, anche nel modo più lontano possibile, avvicinarsi a qualcosa che ci ricordi il regime, per additarne e condannarne l'autore come fascista. Mi sembra cosa democraticamente “puerile” ed essa stessa forse un po' fascista.
La democrazia “liberale” si difende soprattutto con il “convincimento individuale” che essa sia la miglior forma di governo; non con lo spauracchio dell'orco cattivo, di cui si è ampiamente abusato nella educazione infantile prima che la pedagogia assumesse fondamenti più moderni ed adeguati ai tempi!
Che poi esistano delle regole comportamentali che riguardano sia gli stati che gli individui, e che esse siano state esasperate dai regimi totalitari, non significa affatto che debbano essere rinnegate per poter conservare tutta la immacolatezza democratica; che, se rispettosi per primi, si debba esigere il rispetto degli altri non è segno di prepotenza; porre dei paletti alla propria accondiscendenza nelle situazioni in cui se ne manifesti un chiaro approfittarsene, non mi sembra un atteggiamento fondamentalista; pretendere il rispetto reciproco delle regole e delle leggi insieme stabilite non è arroganza: difendere il proprio territorio senza pretendere di offendere quello altrui non mi sembra sia prerogativa dell'etica fascista: appartiene a tutti i popoli; volere che un magistrato non abbia tessera di partito e che paghi per i suoi errori non andandosene prematuramente in lauto pensionamento, ma affrontando anch'egli un giudizio, mi sembra cosa democratica.
Accadrà sovente che, se uno stato non riesce a far rispettare le proprie regole ai propri cittadini, uno straniero si possa ritenere in diritto di ignorarle completamente; e l'episodio di Carola Rackete che forza tutti i blocchi navali, entra nel porto facendo danni e tornandosene in Germania, con il compiacimento della magistratura e di una parte politica, altera e fiera perché lei è “bella bianca e coraggiosa”, suona palese offesa a tutto il popolo italiano compresi quelli che hanno combattuto il nazismo ed il fascismo. E non è questione di mancanza di umanità: in verità la cosa fa girare un po' gli zebedei perché per insegnare l'umanità a noi qualunque tedesco deve studiarsela prima per bene per almeno cento anni! È solo un gesto di arroganza e di prepotenza verso una intera nazione. Scusatemi ma questo non è fascismo? Non vi ricorda le armate di Hitler che sradicano il confine della Polonia, che marciano sugli Champs-Élysées, o che si dirigono su Stalingrado? I metodi sono gli stessi! Ed anche allora c'era una parte politica che li giustificava.
Un popolo si guadagna la stima degli altri popoli ù, e Dio solo sa di quanta ne abbiamo bisogno, unicamente se agisce in maniera coerente e sa darsi, e soprattutto far rispettare, regole e leggi.
Ma se ha un organo superiore della Magistratura di dubbio comportamento, se ha almeno tre forti delinquenze organizzate su tutto il suo territorio, se molti suoi lavoratori pubblici non timbrano il cartellino, se arrivano a stravolgere le menti di innocenti e indifesi bambini per sottrarli ai genitori e farne commercio, se maltrattano persone anziane e disabili in strutture pubbliche, se molti vivono grazie ad inesistenti invalidità, allora non basta accogliere migranti per farsi perdonare. Occorre ripulirsi e mondarsi di ogni delinquenziale finalità prima di poterlo fare.
Perché la cosa più ideologicamente esecrabile e che questi poveri cristi, oltre che dagli scafisti (che incassano ciascuno, col loro malaffare, ben 150 mila euro all'anno), dai commercianti di esseri umani, dalla delinquenza organizzata e dal caporalato, vengano sfruttati anche dai politici per evidenti fini politici! E qui siamo al massimo della umana vergogna!
Che Iddio ci salvi.

Claudio Gliottone
(da Il Sidicino - Anno XVI 2019 - n. 7 Luglio)